La famiglia Sensi non ha alcun obbligo di vendere la Roma. Forse nemmeno la volontà. Dopo l'uscita di scena di Soros e le voci circa le richieste di Unicredit, la società giallorossa ha diffuso un comunicato in cui chiarisce che, nell'ottica delle intese con Unicredit (intese che prevedono la riduzione dell'indebitamento da qui al 2010), "la Italpetroli- come si legge nella nota- potrà individuare in totale autonomia quali beni dismettere ai fini del raggiungimento degli obiettivi di cui sopra". "Conseguentemente- conclude il comunicato- sarà esclusiva facoltà di quest'ultimo (cioè dei Sensi, ndr) stabilire se far rientrare o meno il pacchetto azionario di controllo in A.S. Roma S.p.A. tra i beni da utilizzare a tale scopo senza che vi sia alcuno specifico obbligo al riguardo".
Dunque, la famiglia Sensi non ha alcuna voglia di cedere il pacchetto di controllo della Roma. Cosa che del resto si sarebbe potuta anche dedurre dalle operazioni di calciomercato che Pradé ha effettuato finora per rafforzare la rosa a disposizione di Spalletti. L'acquisizione del cartellino di Riise dal Liverpool (per 5,5 mln) e il riscatto della metà di Vucinic dal Lecce (per 12 mln), infatti, sono segnali incoraggianti, che fanno comprendere quale siano le vere intenzioni di Rosella Sensi e del 'suo' gruppo.
sabato 21 giugno 2008
Dopo Soros, quale futuro per la Roma?
alle 17:18
Etichette: Italpetroli, Roma, Sensi, Unicredit
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