domenica 15 marzo 2009

Il duro risveglio dei tifosi giallorossi dopo Roma-Arsenal


(pubblicato su Lungotevere.Net)

Roma, 12 mar 2009 - Al risveglio il ricordo appassito di qualcosa d'importante accaduto la sera prima. Poi l'illuminazione fatale, quasi incredula. La Roma fuori dalla Champions, sconfitta ai rigori dall'Arsenal di Wenger in un Olimpico traboccante. Una squadra gagliarda, quella giallorossa, che avrebbe meritato di più alla fine dei 210' di gioco e che, invece, è stata castigata dalla storia che si ripete, che la vuole sempre sconfitta dagli undici metri in casa contro un club inglese. Come accadde 25 anni fa nella finale di Coppa Campioni contro il Liverpool di Grobbelar "il matto", tanto irritante da far innervosire due Campioni del Mondo in carica come Conti e Graziani che spararono il loro rigore alto sopra la traversa. Come allora, oggi, c'è poco da rimproverare ai ragazzi scesi in campo ieri sera. Tutti ci hanno messo cuore, grinta e polmoni. E più o meno così la pensano a Trastevere.

Mario ha 45 anni e prima di passare al bar per il solito cappuccino e cornetto va in edicola a prendere il Corriere dello Sport. Una cosa che non faceva da tempo. La partita l'ha vista in casa assieme a tutta la famiglia e un paio d'amici del figlio. Dopo il match è rimasto inebetito per almeno un'ora a guardare lo schermo mentre calciatori e allenatori venivano intervistati. Li vedeva ma non riusciva ad ascoltare quel che dicevano, come se nelle orecchie qualcuno gli ci avesse messo dell'ovatta bagnata. "Poi sono andato a letto ma non riuscivo a dormire - dice - Stamattina mi sono svegliato un po' più tardi del solito e in tutta fretta mi sono preparato per non fare tardi al lavoro. Poi, tra una cosa e l'altra, mi è tornato in mente tutto, ma quasi non ci credevo. Per questo - aggiunge - sono venuto a comprare il giornale. Voglio vederlo scritto che la Roma è fuori". Carletto invece è disoccupato e stamattina ha avuto tutto il tempo di guardare i notiziari flash in tv. Dopo un po' però non ne poteva più ed è uscito per andare a fare due passi in centro. "Di passare al solito bar col rischio di ‘beccare' (incontrare, ndr) i ‘lazialotti' non c'avevo proprio voglia - dice - Così ho preso lo scooter e sono venuto in centro". Gianfranco ha 55 anni. Che la "Magica" potesse arrivare in finale (che quest'anno si gioca all'Olimpico di Roma), lui, ne era convinto. Quando in tv ha visto i Gunners correre e abbracciarsi e il Capitano piangere si è ricordato di Roma-Liverpool, che aveva seguito dal maxi schermo del Circo Massimo. "Non riuscii a trovare i biglietti per la finale - dice - e così andai al Circo Massimo dov'era in programma la festa per la vittoria della Coppa dei Campioni. Alla fine tutti piangevamo e io tornai a casa da solo a piedi. E all'epoca consideri che abitavo a Monte Mario. Una tristezza incredibile. Ieri - aggiunge - quasi mi mettevo a piangere. Speravo, dopo 25 anni, che avremmo avuto un'altra opportunità. Ancora una volta in una finale disputata a Roma, e magari contro il Liverpool".

Per Luca è stata un'ingiustizia totale: "Stavo allo stadio. Ho provato rabbia, non tristezza. Per cosa? Non è giusto che siamo usciti. Loro, l'Arsenal, in due partite non hanno mai segnato su azione. Solo rigori. E poi noi abbiamo giocato meglio. Meritavamo. Con Tonetto non me la piglio, certo che Vucinic però...". Un suo amico, Tiziano, era con lui allo stadio e ricorda solo di averne dette di tutti i colori a Julio Baptista quando ha svirgolato la palla servita al bacio da Totti a due passi dalla porta dell'Arsenal. "Poteva diventare il nostro Divo Giulio, invece è rimasto solo Julio".

Italo Mastrangeli