giovedì 24 dicembre 2009

Spunta Bettega sotto l'albero juventino


E' d'uopo, alla fine di ogni anno, buttare le cose vecchie per fare posto a quelle nuove. Il perché è abbastanza ovvio (al di là del fatto che il consumo precoce è caratteristica essenziale delle società basate, per l'appunto, sul consumo). Ogni nascita è un nuovo cominciamento, l'inizio di qualcosa di diverso e imprevedibile, che permette di lasciare alle spalle gli errori (e gli orrori) del passato. Si tratta dunque di un rito che annuncia una palingenesi.
Non tutti però la pensano così. La Juventus, ad esempio, ha messo sotto l'albero un nuovo vice direttore generale, Roberto Bettega, che poi in realtà è vecchio come il cucco. Insomma: invece di anadare incontro al nuovo, i bianconeri hanno riciclato e tirato fuori dal cestino un pezzo da novanta della storia recente della Vecchia Signora. Appena scampato al processo a Calciopoli, il terzo uomo della Triade è diventato l'uomo giusto per risollevare le sorti della Juve. Peccato che Giraudo sia stato condannato in Primo grado, altrimenti anche lui tornava buono. E ora nella Torino bianconera sperano che anche con Moggi i giudici siano clementi. Bon. Tanti auguri a lui, alla juventus e al calcio italiano.

giovedì 17 dicembre 2009

Calciopoli, Giraudo e Lanese condannati

Tre anni di reclusione per Antonio Giraudo: è la sentenza pronunciata oggi dal giudice per le indagini preliminari, Eduardo De Gregorio, nell'ambito del procedimento nei confronti degli imputati di Calciopoli che hanno scelto il rito abbreviato. L'accusa aveva chiesto, per l'ex dirigente della Juventus, cinque anni. Il gup De Gregorio ha inoltre inflitto due anni di reclusione ciascuno all'ex presidente dell'Aia, Tullio Lanese e all'ex arbitro Paolo Dondarini mentre due anni e quattro mesi è la condanna per l'ex arbitro Tiziano Pieri.

Tutti gli altri imputati sono stati assolti. Il gup ha disposto per Giraudo e gli ex arbitri Tiziano Pieri e Paolo Dondarini come pena accessoria il divieto per tre anni di accedere nei luoghi dove si svolgono competizioni sportive o si accettano scommesse e l'interdizione dagli uffici direttivi di società sportive. Sette invece gli imputati assolti. Si tratta dell'arbitro Gianluca Rocchi, degli ex arbitri Stefano Cassarà, Marco Gabriele e Domenico Messina e degli ex assistenti Duccio Baglioni, Giuseppe Foschetti e Alessandro Griselli.

Il gup De Gregorio ha riconosciuto l'esistenza di una associazione per delinquere che avrebbe condizionato gli esiti dei campionati di calcio. Lo si evince dal dispositivo della sentenza emesso oggi con la quale sono stati condannati quattro imputati (Antonio Giraudo, Tiziano Pieri, Paolo Dondarini e Tullio Lanese) per il reato associativo finalizzato alla frode in competizioni sportive.

Entrando più nei dettagli della sentenza, Giraudo è stato ritenuto responsabile di associazione per delinquere (con l'esclusione tuttavia dell'aggravante di esserne uno dei promotori) e per tre singoli episodi di frode. Il primo si riferisce ai presunti illeciti che condussero alle ammonizioni e a un'espulsione durante Udinese-Brescia del 2004, sanzioni inflitte per favorire la squadra bianconera in relazione a Udinese-Juve 0-1 del 3 ottobre 2004. Giraudo è condannato anche per il sorteggio della terna arbitrale che sarebbe stato pilotato per favorire la Juve in occasione di Juve-Lazio del 5 dicembre 2004. Il terzo capo di imputazione per cui è stato condannato l'ex ad bianconero riguardal'individuazione delle griglie arbitrali e il successivo sorteggio, «atti finalizzati a determinare - si legge nel capo di imputazione - il risultato di Juventus-Udinese 2-1» del 13 febbraio 2005.

Le pene inflitte dal gup, in base agli sconti previsti dal rito abbreviato, sono ridotte di un terzo. Per Dondarini e Lanese è stata dichiarata la sospensione della pena. Entro 90 giorni il giudice De Gregorio depositerà la motivazioni della sentenza. Le argomentazioni che esporrà il magistrato potrebbero costituire una atout importante che i pm potrebbero utilizzare nell'altro processo di Calciopoli, quello con rito ordinario che vede imputato, tra gli altri, l'ex dg juventino Luciano Moggi.

Fonte: Spysport

lunedì 7 dicembre 2009

La 'saudade' per i 'Messi' d'Italia


Non capita spesso che ci sia unanime consenso per il vincitore del Pallone d'oro. Lionel Messi invece ha messo tutti d'accordo e per una volta i giurati di 'France Football' si sono trovati in piena sintonia con ciò che pensano i tifosi di tutto il mondo. Nessuno è come l'argentino. Per fare paragoni è necessario fare un viaggio nel passato recente, quando un altro argentino infiammava il pubblico di mezzo mondo con le sue giocate. Naturalmente, stiamo parlando di Diego Armando Maradona, il Pibe de oro, che per un assurdo regolamento il Pallone d'oro non lo ha mai vinto.
Il problema è che a fare confronti, che ovviamente sono sempre arbitarari - provate a un tifoso del Napoli a dirgli che c'è qualcuno forte quanto il loro idolo! -, noi italiani rischiamo di venire travolti dalla 'saudate'. Che non è una vera e propria malattia, ma una specie di 'depressione dolce', di nostalgia del Brasile, del Carnevale e delle spiagge di Rio, che aveva colpito alcuni calciatori brasiliani negli Anni Ottanta e Novanta. Cose che a noi benpensanti della Vecchia Europa sembravano solo scuse di viziati e strapagati carioca per spiegare il loro scarso rendimento.
Di saudate oggi siamo colpiti anche noi italiani ammiratori del calcio come spettacolo, che raccontiamo a nipoti e figli le gesta di Zico, Falcao, Van Basten, Vialli&Mancini, Bruno Conti, Brehme e Matthaus, Gullit e Baresi, Scirea e Platini, Stromberg e Roby Baggio. Nostalgia per il tempo perduto, quando Maradona era 'meglio di Pelè', il pallone sembrava cosa da italiani e il Calcio veniva esporatato in tutto il mondo.
Ma mito e realtà non convergono mai. A tutti questi ammalati ricordo però che il cancro era già in movimento e non avrebbe tardato a fare metastasi su tutto il corpo. Moggi non era il Re del mercato, ma lo sarebbe diventato presto; la Camorra già imponeva il suo business e truccava le partite; tivù, calcio e politica iniziavano a stringere le maglie diventando una cosa sola col Cavaliere; del doping non si sapeva niente, ma di lì a poco il coperchio sarebbe saltato.
Era un calcio diverso, certo, ricco di campioni e per certi versi più ingenuo di oggi. Ma aveva in sé tutto ciò che 20-25 anni dopo avrebbe portato all'autodistruzione l'intero sistema. Prodromi di questi tempi tanto infami.

sabato 5 dicembre 2009

Cantona eroe per Loach

"Il mio amico Eric", film doloroso e comico col fuoriclasse inglese
(attenzione! forse il fuoriclasse è il regista Loach visto che Cantona non è inglese)
di Lietta Tornabuoni (La Stampa)

Ken Loach è magnifico: la sua capacità di capire e narrare i lavoratori e i loro guai, il calore amichevole con cui li accompagna, l’umanità e dolce ironia con cui li osserva sono unici nel cinema occidentale, sempre efficaci e belli. Il mio amico Eric non è magari il suo film migliore, ma certo uno dei più commoventi e intelligenti. Protagonista, un postino di Manchester in difficoltà. Non riesce a liberarsi dal peso di una canagliata compiuta tanti anni prima, abbandonando senza più farsi vedere una ragazza amata e la bimba piccola figlia di entrambi, lasciandole sole a combattere con la vita. Ha in casa due figli d’una moglie che se n’è andata, adolescenti afasici, menefreghisti e caotici (soprattutto il maggiore sembra in pessima condizione di dipendenza da un teppista). I suoi amici e colleghi, tifosi come lui che gli vogliono bene e si preoccupano per la sua depressione, sembrano soprattutto un gruppo di maturi e vocianti casinisti.

Ma, a poco a poco, il viluppo dei guai si scioglie, i problemi si appianano. Rivede la ragazza d’un tempo, le parla, i loro rapporti riprendono, il rimorso lo lascia libero; con l’aiuto e la solidarietà fattiva degli amici libera il figlio adottivo dalla schiavitù. Ma l’autore della sua rinascita è soprattutto Eric Cantona il sentenzioso campione di calcio, che nella fantasia è sempre al suo fianco, gli serve da modello e da consigliere: l’abilità con cui questa salvifica amicizia viene raccontata, con le apparizioni concrete ma immaginarie del calciatore, è davvero ammirevole. Neppure Woody Allen quando faceva comparire accanto a se stesso il fantasma immaginario di Humphrey Bogart che lo incitava e lo consigliava nelle cose d’amore aveva fatto altrettanto. Cantona (anche coproduttore del film) si moltiplica nel finale: sono decine gli amici del postino con la faccia coperta dalla maschera di gomma di Cantona che sconfiggono i teppisti.

Ken Loach non è uno stilista, si sa: ma la forza del suo cinema è grande. Particolarmente in questo film scritto da Paul Laverty semplice, doloroso e comico come la vita quotidiana, come un omaggio a tante esistenze fragili, imperfette eppure fiduciose.

IL MIO AMICO ERIC
di Ken Loach
con Steve Evets, Eric Cantona, Stephanie Bishop
Inghilterra, Francia, Belgio, Italia, Spagna, 2009

giovedì 29 ottobre 2009

Calcio, mafia e omertà

di Pino Corrias (voglioscendere.ilcannocchiale.it)

Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, si è guadagnato un posto da candidato sindaco di Corleone. Ma non per le prossime amministrative. Per quelle, già avvenute, del 1970. Intervistato da Klaus Davi, Petrucci ha detto:"Le cosche? Sono fuori dal mondo dello sport e non lo condizionano. L'episodio di Agrigento è circoscritto e la giustizia sportiva è immediatamente intervenuta per squalificare il dirigente dell'Akragas calcio che aveva dedicato la vittoria a un boss mafioso arrestato pochi giorni prima".

Di fronte ad affermazioni come queste parlare di sottovalutazione del fenomeno non ha senso. A Petrucci sarebbe bastato consultare le collezioni dei giornali per scoprire quello che tutti, a parte lui, sanno benissimo: la mafia, la cammorra e l'ndragheta nel calcio ci entrano da anni. E a piedi uniti. Perché, come si legge in una lettera tra due mafiosi calabresi sequestrata a Castrovillari, il football ha "un ritorno di immagine incredibile e fatto a livello aziendale porta posti di lavoro e guadagni insperati".

Qualche esempio: nel 2004 il clan dei casalesi tentava di rilevare la Lazio con 24 milioni di euro. La settimana scorsa invece si è costituito, dopo due anni di latitanza, il boss Michele Labate, condannato a 14 anni e considerato il "padrone" della zona dove sorge lo stadio di Reggio Calabria. Non certo un caso. Visto che Labate è il cognato del vice-presidente della Reggina, Gianni Remo, appena assolto al termine di un processo per estorsione. A Palermo invece nel 2007 il direttore sportivo dei rosanero Rino Foschi si era visto recapitare a casa per Natale una testa di agnello mozzata. Tra i procuratori dei calciatori c'era infatti un uomo del clan Lo Piccolo. E spesso, come ha dimostrato l'inchiesta, in campo non entravano i giocatori più bravi, ma quelli sponsorizzati dai boss. Il calciatore che gioca anche pochi minuti su un campo di serie A aumenta infatti il suo valore. E può essere rivenduto con guadagni che finiscono per ingrassare le casse dei clan.

Ovviamente tutto questo il presidente del Coni, non lo sa. E non sa nemmeno come moltissime squadre delle serie minori nelle tre regioni controllate dalla criminalità organizzata facciano capo a famiglie di mafia. In questo modo è pure più facile avvicinare i giocatori più importanti e finire per condizionare, come è accaduto decine di volte, i risultati delle partite. Perché, ma al Coni non lo hanno detto, il mercato delle puntate clandestine (e spesso pure quello dei centri scommesse ufficiali) è controllato dalle cosche.

Noi però dobbiamo stare tranquilli. Non c'è niente di cui preoccuparsi. Il calcio e lo sport sono nelle mani giuste. Quelle di Petrucci.

lunedì 12 ottobre 2009

La dura provetta di Cannavaro


(Il Fatto Quotidiano del 10 ottobre)

Fantastico Fabio che fa sempre notizia. Ormai tra calcio, sponsor e casi collaterali è un po’ la Cuccarini in cucina di qualche anno fa. Adesso è un doping non dopabile, è il solito cortisone che si affaccia surrettiziamente come ai tempi delle cure agli occhi di Davids.
Per il mitico Fabio, uno dei migliori difensori del mondo degli ultimi vent’anni, stavolta è un’ape malandrina, che punge, da cui il farmaco, e il pasticcio tra Juventus e Federcalcio, che invece non pungono. E’ evidente che l’antidoping andrebbe fatto prima ai dirigenti di società e a quelli federali, per i giocatori specie quelli importanti, è francamente sprecato. Non è una cosa seria. E’ solo grave, quindi non conta. Mi ricordo di Cannavaro e del suo filmato ridanciano, dieci anni fa, mentre si faceva le flebo prima di un match di Coppa mi pare a Mosca, con il Parma. Mi ricordo di Cannavaro premiato con il Pallone d’oro mentre moriva Puskas, ovvero due etiche agli antipodi. Insomma mi ricordo sempre e comunque di Cannavaro.

lunedì 5 ottobre 2009

Le responsabilità mancate di Abete


Che cosa significa "mi assumo le mie responsabilità" e che conseguenze comporta? Se fate parte del mondo politico-pallonaro, beh, lo sapete benissimo: non significa un bel niente. Prendete Giancarlo Abete, presidente della Figc, finito nel calderone mediatico perché domenica scorsa, sui campi di calcio, non ha disposto il minuto di raccoglimento per le vittime del nubifragio di Messina. Il Nostro, in una trasmissione tv, si è giustificato dicendo che "c'è stato un difetto di coordinamento", e che "quando si commettono degli errori (come in questo caso, ndr) bisogna ammetterli". "Chi e' a capo di un'organizzazione- ha aggiunto Abete- deve assumersi la responsabilita".
Ma che significa responsabilità senza conseguenze? Se un normale cittadino investito di un qualche potere, e dunque di responsabilità (perché come è noto potere e responsabilità vanno a braccetto), non si comporta in modo conforme alla sua posizione, rischia seriamente di perdere o il posto di lavoro o la sua autorità. Cosa che dovrebbe accadere certamente a chi occupa i vertici di una organizzazione dove - come è noto - non si può, per definizione, commettere grossolani errori (come mi sembra essere il caso in discussione). Non per Abete, non per i nostri politici, che sbagliano a iosa senza mai pagare dazio. In Italia, incredibilmente, chi ha potere non deve rendere conto ad alcuno. Invece di sentire sulle spalle il peso della responsabilità se ne libbra appena posa il culo sulla Poltrona. Messaggio del giorno: da Carraro ad Abete sono cambiati i volti del potere, non la sostanza.

mercoledì 16 settembre 2009

Fair play finaziario, Platini e la Riforma del pallone


Platini è stato di parola. A Nyon (Svizzera), dove il 14 settembre si è riunito il Comitato Esecutivo dell'Uefa, è stato approvato il fair play finanziario. Una misura che, in sostanza, obbligherà i club che non hanno i conti in ordine a farli quadrare entro un determinato periodo di tempo; finalizzata a migliorare la lealtà finanziaria nei tornei europei e la stabilità a lungo termine del calcio a livello di club in tutto il continente.
Se siamo di fronte a una piccola rivoluzione nel calcio lo sapremo solo al momento in cui le nuove norme entreranno in vigore. Una strada in salita secondo Fulvio Bianchi di Repubblica: "Ci vorrà tempo prima di arrivare comunque ad un comunicato congiunto e a misure davvero concrete. I club europei- ha scritto il giornalista di Repubblica- sono d'accordo ma solo in linea di massima. Qualche società potrebbe andare anche all'Antitrust europea. Non è semplice d'altronde trovare un sistema di misure rigide, tenuto conto che ci sono differenze fiscali, e non solo fiscali, notevoli fra Nazione e Nazione (vedi Spagna, ad esempio). L'Inghilterra si è detta contraria al piano-Uefa. I club italiani (invece) sono con lui".
Platini ha però tutta l'intenzione di arrivare fino in fondo. Un punto d'onore di cui non ha mai fatto mistero. Come nel giugno 2008, quando, pochi giorni dopo la finale di Champions tra Chelsea e Man. United, disse all'Equipe: "L'obiettivo di molte squadre oggi non è più vincere titoli, ma guadagnare denaro per ripianare i debiti. Guardate i deficit di Chelsea e Man. United (si parlava allora di 1.9 miliardi di euro di debiti complessivamente contratti): in Champion's League vince chi bara sulle regole finanziarie. E la cosa è imbarazzante".
Dopo aver liquidato il G14, aver aumentato il numero di formazioni dell'Est Europa in Champion's League (a discapito delle squadre di Paesi di maggior tradizione pallonara e dunque di business), ora il fair play finanziario. Platini continua nella sua 'Riforma protestante'. Contro il 'potere temporale' dei grandi club. In favore di un nuovo sistema, in cui lo sport non sia più appendice dello show business.

mercoledì 5 agosto 2009

Arrivederci al 15 settembre


Laleggendadelcalcio si prende una pausa estiva. Ci rivediamo a metà settembre.
Buone vacanze a tutti.

martedì 14 luglio 2009

SCIOPERO!



Comunicato Stampa

Per la prima volta nella storia della Rete i blog entrano in sciopero.
Accadrà domani, 14 luglio, con una giornata di rumoroso silenzio dei blog italiani contro il disegno di legge Alfano, i cui effetti sarebbero quelli di imbavagliare l'informazione in Rete.
Il cosiddetto obbligo di rettifica, pensato sessant'anni fa per la stampa, se imposto a tutti i blog (anche amatoriali) e con le pesanti sanzioni pecuniarie previste, metterebbe di fatto un silenziatore alle conversazioni on line e alla libera espressione in Internet.

Domani 14 luglio dunque, invece dei consueti post, i blog italiani metteranno on line solo il logo della protesta, con un link al manifesto per il Diritto alla Rete: http://dirittoallarete.ning.com. Sul network verrà pubblicato inoltre uno slideshow di tuti i blogger imbavagliati che hanno aderito.

L'iniziativa prevede anche un incontro-sit in piazza Navona a Roma, alle ore 19 di martedì 14 luglio, e un simbolico imbavagliamento sia dei blogger presenti sia della statua simbolo della libertà di espressione, quella del Pasquino.

Hanno aderito all'iniziativa blogger di ogni area politica (ma anche non politici) ed esponenti di diversi partiti e associazioni.

Tra gli altri: Ignazio Marino, Vincenzo Vita, Mario Adinolfi e Francesco Verducci (Pd); Antonio Di Pietro (Idv): Pietro Folena (Partito della Sinistra Europea); Amici di Beppe Grillo di Roma, Calabria e Taranto; Articolo 21; Sinistra e Libertà; Per il Bene Comune; Partito Liberale Italiano (PLI).

Hanno aderito a titolo personale anche Giuseppe Civati, Sergio Ferrentino, Massimo Mantellini, Alessandro Robecchi, Claudio Sabelli Fioretti, Ivan Scalfarotto, Luca Sofri, Marco Travaglio e Vittorio Zambardino.

Anche alcuni parlamentari della maggioranza (come Antonio Palmieri e Bruno Murgia), seppur non verranno in piazza, hanno espresso la loro contrarietà alla norma imbavaglia-Rete presente nel ddl Alfano.

Sarà in piazza Navona anche il professor Derrick de Kerckhove, guru della Rete e docente all’Università di Toronto. Verrà infine annunciata la costituzione della “Consulta permanente per il Diritto alla Rete”: avrà l’obiettivo di aprire un tavolo di confronto tra il mondo della Rete e la politica, che tenga conto della libertà di espressione e di informazione, e soprattutto delle necessità di chi la Rete la vive ogni giorno come utente e cittadino.

martedì 30 giugno 2009

Processo Calciopoli. Moggi: "Pronto a tornare"

Il ritorno di Moggi al calcio sarebbe una notizia se lui e la sua cricca ne fossero stati fuori in questi anni...

Cessione Roma, Fioranelli smentisce suo avvocato

Cose incredibili. Che possono accadere solo a Roma. Anzi: alla Roma. Continua infatti la telenovela della cessione della società giallorossa di proprietà dei Sensi - anche se pare che già da tempo i veri proprietari siano altri, e cioè le banche - che, secondo la gran parte della stampa nazionale, dovrebbe passare in mano a Vinicio Fioranelli, agente Fifa a capo della Fio Sports Group. Ieri, il suo avvocato, tale Nicola Irti, ai microfoni di Sky sport, ha accusato le banche (Unicredit e Mediobanca, ndr) che "non vogliono far comprare la Roma alle persone oneste". Immediata la presa di distanza da parte della Fio Sports Group che in un comunicato ha fatto sapere: "Vogliamo riaffermare che abbiamo avuto e continuiamo ad avere rapporti positivi e costruttivi con tutte le istituzioni bancarie collegate alle nostre iniziative e al dichiarato interesse per l'acquisizione di una partecipazione alla Roma". Secondo osservatori che seguono da tempo l'affaire giallorosso, il comunicato della Fio di Fioranelli avrebbe un solo scopo: calmare le acque per non compromettere la trattativa con le banche per la cessione della Roma. Inoltre, sempre secondo gli analisti, il turbolento andamento del titolo in Borsa è il segnale che la cessione sia davvero imminente. Il nostro scetticismo su tutta la vicenda, comunque, ancora non è venuto meno...

venerdì 19 giugno 2009

Coni: Previsti per prossima stagione sportiva 1421 nuovi atleti extracomunitari

(da Stranieri in Italia)
Saranno 1421 gli atleti extracomunitari che potranno entrare in Italia per la stagione 2009-2010. Il tetto (74 ingressi in meno rispetto alla scorsa stagione) è stato proposto ieri dalla giunta e approvato oggi all’unanimità dal consiglio del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.

È il primo passaggio dello speciale decreto flussi per gli sportivi stranieri: che siano idoli delle folle o brocchi di bassa categoria, le leggi sull’immigrazione valgono infatti anche per loro. Solo che, anziché dal governo, la programmazione annuale viene fatta dal Coni.

I 1421 ingressi approvati oggi, dovranno comunque avere anche il via libera del ministro per i beni e le attività culturali, che firmerà il decreto. Sarà però di nuovi il Coni ad occuparsi della distribuzione delle quote tra le varie federazioni (quante andranno all’atletica leggera? quante al calcio? ecc.) cercando anche, come prevede il Testo Unico, di “assicurare la tutela dei vivai giovanili”.

Le società sportive che vogliono portare atleti stranieri (professionisti o dilettanti) in Italia, potranno presentare le domande alle loro federazioni. Quando arriverà l’ok di Coni e Questura, l’atleta avrà un visto d’ingresso e, una volta qui, il permesso di soggiorno.

giovedì 18 giugno 2009

Corvino: "Le bandiere non esistono, clausole rescissorie per tutti", Antonioni: "E' solo un modo per tutelarsi di fronte a eventuali cessioni"


Pareva un'invenzione geniale. Invece è solo l'ennesimo escamotage per difendere l'immagine e la quiete del club qualora decida di vendere un proprio 'gioiello' al miglior offerente. Le dichiarazioni del ds della Fiorentina, Pantaleo Corvino ("Clausole rescissorie per tutti- ha detto- per dare a chiunque la possibilità di andare via. Ormai è inutile rimanere ancorati a vecchi amori per la maglia"), sono state annunciate un po' dappertutto come una rivoluzione, un nuovo stile manageriale, il futuro del rotondoiatrico mondo pallonaro. Eppure tali clausole esistono da sempre. In Spagna, addirittura, non c'è giocatore che non ne abbia. Dunque, e come al solito, la verità è da un'altra parte. A dircela, la verità, è stata una delle grandi bandiere viola, il Campione del Mondo Giancarlo Antonioni, che alla Adnkronos ha detto: "Io sicuramente sarei rimasto alla Fiorentina a prescindere da clausole rescissorie. Le dichiarazioni di Corvino- ha aggiunto- sono diplomatiche. Non è vero che le bandiere non esistono più: guardiamo Totti, Maldini o Del Piero. Il punto è che la società vuole tutelarsi in caso di eventuali cessioni illustri ed evitare le proteste di tifosi: se il club dovesse vendere Felipe Melo a 20 milioni, potrà comunque dire che è stata colpa della clausola rescissoria. Se un meccanismo del genere fosse stato inserito in passato le situazioni non sarebbero comunque cambiate. Se la clausola ci fosse stata ai tempi di Baggio, non sarebbe cambiato niente. La Fiorentina non ha invento niente- ha concluso Antonioni- la clausola rescissoria esiste in Spagna e in Europa da decenni".

mercoledì 17 giugno 2009

Giocatori Iran protestano contro Ahmadinejad in match contro Corea del Sud


Alcuni giocatori della nazionale di calcio iraniana, impegnati oggi a Seul in una partita con la Corea del Sud per la qualificazione ai prossimi campionati mondiali, sono scesi in campo con fasce verdi al polso o al braccio. Secondo la CNN: "Un chiaro segno di sostegno per il riformista Mir-Hossein Mousavi e per la battaglia politica che sta conducendo in questi giorni contro la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica Islamica". Il verde è infatti il colore usato da Mousavi nella sua campagna elettorale, sventolato dalle decine di migliaia di persone che in questi giorni sono scese in piazza a Teheran. La CNN ha precisato tuttavia che nessuna spiegazione è arrivata dalla squadra in merito alla fascia indossata intorno al braccio, poi tolta negli spogliatoio durante l'intervallo.
Non è la prima volta che vicende politiche entrano nello sport. Il fatto più eclatante che torna alla memoria avvenne nel 1968 ai giochi olimpici di Città del Messico, quando Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo nella finale maschile dei 200 metri, sollevarono il pugno guantato di nero, portando il Black Power dentro il recinto sacro dello sport. Con quel gesto entrarono nella storia, nella memoria e nei poster di una generazione, pagandolo però con l'isolamento e l'ostracismo per tutta la vita.

(Per leggere la notizia sulla CNN clicca qui)

Calciopoli II. Depositate motivazioni sentenza Carraro: "Non aveva interesse a favorire Lotito"

"Reiterati errori arbitrarli in danno della Lazio. L'effettivo valore delle espressioni adoperate in conversazioni telefoniche in correlazione con altre ritenute significative. L'insussistenza dell'interesse personale indicato quale possibile causale della frode sportiva in favore del Lotito. Il potere di controllo del presidente della Figc sulla regolarità delle attività arbitrali". Sono solo alcune delle motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha confermato la decisione del gup di Napoli (era il 3 ottobre 2008) di archiviare la posizione dell'ex presidente di tutto Franco Carraro. "Le risultanze delle intercettazioni telefoniche e gli altri elementi indicati dal pm a sostegno delle accuse di frode sportiva- scrive la Cassazione- sono state inquadrate dalla sentenza in un contesto di altre risultanze o elementi di valutazione che elidono, sminuiscono o contraddicono logicamente il valore indiziario attribuito ai primi".

giovedì 11 giugno 2009

Barca: "Dove li ha presi tanti soldi il Real Madrid? Non certo dalla vendita di magliette"

Dopo Kakà anche Cristiano Ronaldo va a Madrid. E i tifosi madridisti esultano e fanno caroselli per le strade come se avessero vinto un trofeo; la stampa spagnola elogia l'operato di Florentino Perez e mostra l'orgoglio di una Nazione che per una volta desidera sentirsi tale, lontana da regionalismi e divisioni che vorrebbe spezzarne l'unità. Giusto così? Ma nemmeno per sogno! C'è chi non si fa problemi a spargere un po' di veleno, criticando la stratosferica campagna acquisti dei bianchi di Madrid. "Non so da dove vengano i 300 milioni che Florentino Perez pensa di investire nei trasferimenti- ha detto il dirigente dell'area economica del Barca Xavier Sala i Martin- Lui dice che li recupererà vendendo magliette, ma per riuscirci dovrà venderne 30 milioni. E' una cosa impossibile. Come è possibile - ha aggiunto Sala i Martin - che una squadra di calcio ottenga tutto questo denaro nella attuale situazione economica del paese e con la politica di stretta creditizia che stanno seguendo tutte le banche?". Il dirigente del Barca ha quindi assicurato che "noi non pagheremo 65 milioni per un giocatore. Per questo prezzo abbiamo comprato tutta la squadra che ha vinto la Champions a Roma". Orgoglio azulgrana.

martedì 9 giugno 2009

Kakà al Real, la protesta corre sul web


(Fonte: Dire)
La strada è virtuale, le urla silenziose. I tifosi del Milan s'aggrappano al web quando Kakà non è già più un giocatore del Milan. La rete raccoglie di tutto, da facebook ai forum: non va giù a nessuno la cessione al Real. Le manifestazioni e gli striscioni lanciano ormai messaggi nel vuoto. Il gruppo aperto su Facebook è giù scaduto: “Kakà lo compriamo noi tifosi. Giù le mani da Kakà”. Quasi 50.000 iscritti. Troppo tardi. Al tam tam mediatico non resta che la protesta fine a se stessa. Cominciata a cose non ufficiali, con una manifestazione sotto la sede del club, in via Turati, a Milano. Al grido di “Kakà è una bandiera”, hanno immediatamente rintracciato i colpevoli: Adriano Galliani e Silvio Berlusconi. "Se vendi Kakà, vendi la società", "Presidente: prima tante soddisfazioni, ora tante delusioni", "Società, stai perdendo la dignità", "In un mese hai perso moglie, tifosi e Kakà, papi vendi la società". "Chi vende Kakà ce la pagherà".
Più chiari di così. Tutto inutile, come se l'affare mancato a gennaio con il Manchester City fosse stato merito loro, dei sit-in sotto casa del brasiliano. La realtà è un'altra, ed arriva nascosta dalla notte italiana: Kakà parla da giocatore del Real Madrid dal ritiro del Brasile. Il tifoso innamorato e deluso fa ancora sconti all'idolo, non a chi l'ha venduto: lui è stato "costretto ad andare via". Uno dei leader storici della Curva sud, Giancarlo Capelli, la spara lì: "Me lo ha detto lui stesso al telefono. Abbiamo parlato circa cinque minuti e mi ha detto che si è sentito abbandonato dalla società. Mi ha detto che voleva restare, ma il Milan lo ha messo in vendita". Sul web il concetto è lo stesso, solo un po' più ad effetto: "Pensavo che il diavolo non potesse vendere la sua anima invece mi sbagliavo". Anzi, la parola scritta è sacra, e buona per il rinfaccio: "Kakà e il Milan hanno già risposto al Real Madrid in passato. Non vedo alcuna ragione per cambiare questo atteggiamento', queste le dichiarazioni di Berlusconi il 23 gennaio 2009... Silvio ma ci prendi per il culo?". E poi valgono i fatti, c'è chi ha già mandato disdetta dell'abbonamento pubblicando il fac-simile on line: "Il sottoscritto ***, residente a *** (Mi) in via ***, richiede gentilmente che non vi sia nessun rinnovo automatico dell’abbonamento calcio easy pay in scadenza...". Fino all'offesa finale, o presunta tale: "Berlusconi interista, Galliani juventino". E Kakà madridista...

Banane contro Balotelli

Mario Balotelli ancora oggetto di gesti razzisti. Dopo i buuu che spesso vengono lanciati al suo indirizzo dagli spalti degli stadi italiani, stavolta il teatro della "contestazione" all'attaccante dell'Inter è stato un quartiere di Roma, sabato sera, dove il giocatore stava passando qualche ora in libera uscita dagli impegni con l'Under 21 insieme ad alcuni compagni. Mentre consumava un aperitivo, una decina di ragazzi lo ha attaccato verbalmente e poi gli ha lanciato delle banane. All'arrivo della polizia Balotelli ha chiesto solo di essere spostato da dove si trovava, senza sporgere denuncia per quanto accaduto. "Il ragazzo si sta comportando in maniera egregia, sia in ritiro che nell'occasione specifica avvenuta ieri- ha detto il ct dell'Under 21, Gigi Casiraghi- non rispondendo alle provocazioni verbali e minimizzando lui per primo l'episodio".

(Fonte: Dire 7 giu.)

lunedì 8 giugno 2009

Crisi, il calcio non se ne accorge

Secondo una ricerca di Deloitte, nonostante il momento delicato dell'economia mondiale, il giro d'affari nei principali campionati, serie A compresa, è in grande crescita

(Fonte: La Repubblica del 4 giu.)

Il calcio vive una situazione inversamente proporzionale al momento dell'economia mondiale. Questo almeno è quanto emerge da uno studio di Deloitte (la note azienda di servizi di consulenza). In C'è crisi, eppure crescono i ricavi della Premier League inglese, ed anche il giro d'affari della serie A italiana. Secondo Deloitte, nella stagione 2007/2008, le entrate dei club del massimo campionato inglese sono stimate in 2,4 miliardi di euro. Il giro d'affari della Premier League è maggiore di circa un miliardo rispetto a quelli della Liga spagnola e della Bundesliga tedesca. La serie A è il campionato che nella stagione 2007/2008 è cresciuto di più in termini di entrate, soprattutto grazie al ritorno in serie A della Juventus.

UN MILIARDO IN PIU' - Il totale nella massima serie è stato di 1,4 miliardi di euro, con un aumento di circa due terzi rispetto alla stagione precedente. I diritti televisivi hanno garantito ricavi per 863 milioni, mentre gli stadi hanno generato solo 185 milioni di euro. In questo, l'Italia è in forte ritardo rispetto ad altri paesi come la Spagna e l'Inghilterra: il Real Madrid da solo, infatti, incassa oltre 100 milioni di euro, il Manchester United fino a 128 milioni di euro. Complessivamente, il calcio in Europa ha un fatturato di 14,6 miliardi di euro, un miliardo in più rispetto all'anno precedente.

PIU' ALTI GLI STIPENDI - Cresciuti anche gli stipendi pagati nei cinque più importanti campionati del Vecchio Continente: spesa complessiva di 4,8 miliardi di euro, 588 milioni di euro in più (14%) rispetto al 2006/2007. Aumenti significativi negli stipendi sono stati registrati nella serie A (250 milioni di euro), e nella Bundesliga (105 milioni di euro). I principali fattori che hanno determinato una crescita di un miliardo del mercato europeo del calcio rispetto allo scorso anno sono l'incremento pari a 0,7 miliardi di euro dei ricavi delle prime cinque grandi Federazioni europee, che hanno raggiunto i 7,7 miliardi, e l'organizzazione degli Europei del 2008.

LA SPAGNA RAGGIUNGE LA GERMANIA - "La continua crescita dei ricavi di Real Madrid e Barcellona, rispettivamente la prima e la terza squadra al mondo, hanno consentito alla Liga spagnola di raggiungere la Bundesliga tedesca al secondo posto in classifica (entrambi con 1,438 miliardi di euro, ndr)", spiega Dan Jones, partner dello Sport Business Group di Deloitte. "La serie A segue a breve distanza (1,421 miliardi di euro, ndr). Ci aspettiamo che la vittoria della Champions League da parte del Barcellona possa contribuire all'ascesa della Liga al secondo posto nella stagione 2008/2009".

CRESCE LA SERIE A - Dario Righetti, partner di Deloitte e responsabile del Consumer Business in Italia, aggiunge: "La serie A si distingue per essere la federazione a più veloce crescita a livello europeo. Infatti, i ricavi totali sono cresciuti di 357 milioni di euro (+34%) raggiungendo quota 1,4 miliardi". Il fatturato della serie A è aumentato su tutti i fronti: + 33% dai diritti televisivi (incremento di 215 milioni di euro fino a quota 863 milioni), +31% dalla vendita dei biglietti (pari a 44 milioni di euro fino a toccare quota 185 milioni), +36% per i diritti commerciali (98 milioni di euro fino a quota 373 milioni).

TREND POSITIVO - Tenendo in considerazione la resistenza alla crisi economica manifestata dal mondo del calcio, Deloitte si aspetta, per le maggiori squadre europee, una crescita dei ricavi nella stagione 2008/2009 che dovrebbe proseguire in quella 2009/2010, sebbene a tassi meno significativi. "La contrattazione collettiva dei diritti tv nella serie A dalla stagione 2010/2011 - aggiunge Righetti - ridurrà la polarizzazione dei ricavi tra le prime e le ultime squadre della classifica. Si ridurranno i ricavi delle squadre più importanti, anche se nel lungo periodo ne beneficerà tutto il settore".

LA QUESTIONE STADI
- "Gli stadi di proprietà continuano a rimanere un'ottima strategia di crescita", prosegue Righetti. "Uno dei punti deboli delle squadre italiane è il principale indice di performance finanziaria delle squadre di calcio (stipendi/ricavi) che colloca i club italiani fra i peggiori d'Europa. Infatti, la serie A italiana si attesta al 68%, in peggioramento rispetto all'anno precedente (63%). Pertanto, in considerazione della difficoltà ad aumentare i ricavi, è essenziale ridurre i costi operativi e aumentare gli investimenti nei settori giovanili".

martedì 26 maggio 2009

Lo sport che unisce: Usa e Iran verso amichevole a Teheran


"Lo sport unisce laddove spesso la politica divide. Sarà per questo che gli Stati Uniti stanno tentando la strada del disgelo con l’Iran puntando su un’arma “non convenzionale” eppure per nulla distruttiva: il calcio. Da Washington - ha riferito ieri il presidente della Federcalcio iraniana, Ali Kafashian - è arrivato l’invito per un’amichevole da giocare proprio a Teheran. Gli americani hanno proposto due date: il 10 ottobre e il 14 novembre allo stadio Azadi. Ma ci vorrà del tempo prima che l’Iran sciolga la riserva.
La strategia americana pare proprio la riedizione della cosiddetta diplomazia del ping pong, quella che col pretesto sportivo non solo portò a uno scambio di giocatori tra Stati Uniti e Repubblica popolare cinese negli anni Settanta ma anche a un momento di distensione fra i due Paesi, che poi aprì la strada alla visita di Richard Nixon in Cina. Non solo, dunque, i segnali di apertura offerti da Barack Obama all’Iran. Quel pallone potrebbe rompere una cortina, abbattere il muro che da anni separa Washington e Teheran, a cominciare da un avvenimento simbolico: il ritorno di una delegazione statunitense sul suolo iraniano per la prima volta dal 1980, anno in cui vennero interrotte le relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Le due squadre si sono già incontrate ai Mondiali di Francia del 1998 (vittoria iraniana per 2-1) e nel 2000 in California (amichevole chiusa col pareggio 1-1). Ma mai a Teheran".


(Brano tratto da Il Giornale)

lunedì 25 maggio 2009

Cessione Roma/A proposito dell'intervista rilasciata da Fioranelli


Fioranelli a Romanews.eu: "In questo progetto sono coinvolte persone di grandissimo spessore professionale. Gente molto molto seria. E non posso aggiungere altro. Credo che la discrezione sottolinei la serietà del progetto che, ripeto, è una dimostrazione di solidarietà verso la famiglia Sensi".

Insomma, dopo questa dichiarazione sappiamo che Fioranelli è il primo potenziale acquirente da quando si è sviluppato il mercato - cioè, più o meno, da quando è apparso l'uomo sulla terra - che si preoccupa delle sorti di chi gli sta vendendo qualcosa. Non vedo l'ora di trovarlo anch'io un compratore così.

sabato 23 maggio 2009

Romanews.eu intervista Fioranelli

(da romanews.eu)

Dopo aver lasciato gli uffici Consob di Piazza Verdi, Vinicio Fioranelli è stato intercettato nel quartiere Prati da Romanews.eu, Sky Sport e Tuttosport, a cui ha rilasciato alcune dichiarazioni:

Come stanno le cose? Lei è un uomo di calcio, quanto c'è di vero in questa possibilità di comprare la Roma?
“Sono molto sereno, abbiamo le carte in regola per andare avanti, vedremo. Si sta bene a Roma, quindi ci resto volentieri”.
Quali sono tempi e scadenze?
“Non abbiamo scadenze”.
Se dovesse esserci la possibilità di prendere la Roma, sa che c’è un mercato da fare...
“Questa storia dura da tanto tempo, prima o poi dovrà finire, ma non dipende dalla famiglia Sensi, quanto da noi. È un impegno che mi mette di fronte a grandi responsabilità nei confronti della città, dei tifosi, dei giornalisti. Siamo consapevoli si tratti di un impegno importante, queste cose non si fanno alzandosi una mattina. Stiamo valutando, vedremo, una decisione verrà presa”.
Non sarà allora una telenovela infinita?
“Le telenovele finiscono tutte, ci sono quelle che durano troppo ma finiscono tutte”.
In Unicredit dicono di non averla mai vista
“È vero, Unicredit dice sempre verità, non ho mai sentito dire bugie a una banca”.
E la famiglia Sensi l’hai mai sentita?
“Sì, la famiglia Sensi sì, in tv. Però voglio cogliere l’occasione: mi sembra ci sia un comportamento sbagliato verso questa famiglia. La famiglia Sensi merita un grande elogio da tutti i romani. Hanno dato tantissimo a questa squadra, non solo capitali importanti, ma hanno dato passione, l’anima. Il fatto che non abbia parlato con loro non è perché non mi hanno cercato, ma solo perché ci sono degli obblighi, è una società quotata in Borsa e bisogna comportarsi con rispetto delle regole, delle norme. Ma siccome mi sento un po’ in colpa nei confronti dei Sensi, perché mi rendo conto sia una situazione non bella anche per loro, probabilmente un po’ di chiarezza avrebbe aiutato. Io ho grande rispetto per il vostro lavoro, e se fossi giornalista sarei anche più scortese di voi. Non ve ne faccio una colpa, avete le vostre esigenze. Ma non è che noi non vogliamo chiarezza, si può fare chiarezza quando c’è chiarezza. E non siamo in una fase di chiarezza”.
Situazione fumosa per voi?
“Non ho detto che non siamo in una fase di chiarezza, siamo in una fase in cui dobbiamo fare le nostre valutazioni. E una volta avute le idee chiare si può fare chiarezza. Ma pensate che questa è la prima volta dopo mesi che parlo con i giornalisti. Nonostante ciò si sta facendo un rumore impressionante. Pensate se avessimo parlato. Una cosa deve essere chiara, nessuno cerca una piattaforma per farsi pubblicità. In questo progetto sono coinvolte persone di grandissimo spessore professionale. Gente molto molto seria. E non posso aggiungere altro. Credo che la discrezione sottolinei la serietà del progetto che, ripeto, è una dimostrazione di solidarietà verso la famiglia Sensi. Sono l’ultimo che li vuole mettere a disagio”.
C’è un mercato da fare, lo sa vero?
“Il mondo è stato costruito in sette giorni, lasciatemi qualche giorno in più, visto che Dio è qualcun altro e non certo io. Tanti pretendono di prendere il posto del Padreterno, non certo io”.
Entro fine maggio?
"Non so che giorno è oggi".
Lei è fiducioso?
“Sono molto fiducioso”.
Lei è un uomo di mercato, sa che c’è un mercato da fare
“Sono qui intorno per fare una colletta, anzi, se sapete ballare o cantare vi prendo tutti, facciamo una 'Rosa' di cento giocatori (ride, ndr). Se dovessimo prendere la Roma sappiamo quali sono le nostre responsabilità, pertanto non deluderemo nessuno”.
Non siamo di fronte a un Soros-due?
“Io non conosco Soros, non conosco l’uno, figuriamoci se posso essere il due”.

Fioranelli quando va avanti fa gol?
“Mia moglie dice di sì e mi conosce bene”.

mercoledì 20 maggio 2009

L'avv. di Ranieri: "Evitare una Guerra dei Roses"


"Il mio mandato ha come primo obiettivo tentare di risolvere amichevolmente ogni aspetto ed evitare che a livello mediatico questa si trasformi in una 'Guerra dei Roses". Non ha usato mezzi termini l'avvocato Mattia Grassani, legale incaricato da Claudio Ranieri di aprire una trattativa con la Juventus per il risarcimento dei danni a lui arrecati dopo l'esonero. A gazzetta.it, Grassani ha fatto intendere che se il suo assistito non otterrà un indennizzo il passo successivo sarà in tribunale; poi, la gogna mediatica. Una vicenda complessa che come Laleggendadelcalcio aveva anticipato ieri rischia di avere risvolti velenosi.

Cessione Roma: si spengono i rumors e cala il titolo


Si stanno via via spegnendo gli ultimi rumors circa la cessione di Ital Petroli dell'As Roma, società quotata in Borsa. Tranne che per alcuni ostinati giornalisti che fanno campagna per chissà chi, ormai appare chiaro che non ci sono in giro acquirenti veri, cioè personaggi in gradi di liquidare i Sensi e fare un progetto serio che rilanci la società giallorossa. Il titolo As Roma intanto continua a scendere a Piazza Affari. In questo momento cede l'1,14%. Un risultato dovuto (in parte) anche al bilancio trimestrale diffuso il 14 maggio dalla società; un bilancio ancora in attivo ma viziato da minori entrate dovute alle cattive prestazioni agonistiche della squadra. "Peggiorano i risultati di AS Roma nel terzo trimestre dell'anno - ha scritto l'agenzia Asca - I ricavi si attestano a 42,3 milioni dai 61,9 milioni dello stesso periodo del 2008 per il venir meno di proventi non ricorrenti pari a 16,7 milioni e dei proventi per i quarti di finale di Champion's League pari a 2,5 milioni. In lieve crescita i costi a 36,3 milioni che hanno determinato un margine operativo lordo in calo a 5,9 milioni dai 26,2 milioni del 2008 e il risultato netto e' negativo per 2,5 milioni rispetto all'utile di 14,2 milioni dell'analogo periodo del 2008. I primi 9 mesi evidenziano un risultato netto positivo di 7,3 milioni contro l'utile di 28 milioni nello stesso periodo del precedente esercizio finanziario" (il corsivo è nostro, ndr).

L'Inter che piace: vincente e multiculturale


L'Inter straniera piace. Beha spiega il perché
di Corrado Giustiniani (da Il Messaggero)

Julio Cesar, Zanetti, Cordoba, Samuel, Chivu, Cambiasso, Muntari, Figo, Stankovic, Balotelli, Ibrahimovic. Nell'Inter scesa in campo contro il Siena, a celebrare il suo scudetto numero 17, c'era un solo italiano, Balotelli, e di pelle nera. Ma per buona parte del campionato la squadra di Mourinho si è schierata senza nemmeno un giocatore nato nella penisola. Se l'Inter appare come un'autentica “legione straniera”, nella rosa delle altre squadre i non italiani sono fra il 30 e il 40 per cento. Il calcio è multietnico, ma in questo caso nessuno si scandalizza. Ne parliamo con Oliviero Beha, giornalista e scrittore controcorrente, intelligente e coraggioso (vedi www.olivierobeha.it/ e www.italiopoli.it/) che ha pubblicato dieci giorni fa, per Chiarelettere, il suo ultimo saggio, dal titolo “I nuovi mostri”, ovvero “Nelle fauci di un'informazione truccata”.

Sugli spalti del Meazza, domenica, c'erano anche stendardi della Lega Nord. In alcuni casi il multietnico piace.
«Se i calciatori sono bravi, i sostenitori della squadra accetterebbero nella rosa diciotto neri, quindici gialli e alcuni aborigeni australiani. Solo se l'Inter invece di vincere pareggia, o addirittura perde, allora ci si accorge che c'è un solo italiano. Il discorso varrebbe anche per gli altri club, naturalmente. E mi fa ancora sorridere il ricordo di quando il presidente Lula venne in Italia e Berlusconi gli fece incontrare i giocatori brasiliani del Milan. Quelli della Roma, no: solo quelli del Milan. Naturale, li considerava suoi dipendenti».

Il presidente del Consiglio ha appena detto “no” a un'Italia multietnica.
«Un'affermazione di questo genere è sbagliata due volte. Primo, perché disconosce la realtà: l'Italia è già multietnica, il pianeta è multietnico. Secondo perché insinua un falso dubbio nella testa degli italiani, che in questo momento per varie ragioni sembra essere non molto piena, non molto vigile».

Ma insomma, perché l'immigrato no, il calciatore sì?

«Perché il brasiliano Ronaldinho, il ghanese Muntari e lo svedese di origine slava Ibrahimovic sono accomunati dal valore calcistico e dal denaro. La multietnicità viene accettata perché il denaro eleva il discorso, che invece sprofonda quando il denaro non c'è».

Mario Balotelli a Torino meritava semplicemente fischi, per i suoi falli ripetuti e le proteste verso l'arbitro, non i “buuh” dei tifosi.

«Il razzismo nasce dalla stupidità e dalla maleducazione. Quei tifosi non avrebbero mai attaccato il “loro” Sissoko, che è nero come Mario. Il tifoso è un destrutturato per antonomasia. Un semplice appassionato che abbia cultura ed educazione, quando sostiene la sua squadra censura coscientemente, nella sua testa, tutte le porcherie e le magagne del calcio, e questa operazione lo rende automaticamente moderato. Il tifoso no. La sua stupidità è uno scivolo verso il razzismo».

Nel tuo ultimo libro ti occupi di informazione e di giornali. Come si comportano, in questo caso?
«Male. Sono il catalizzatore del razzismo. Perché hanno capito che il razzismo rende molto di più dell'antirazzismo».

martedì 19 maggio 2009

Cassazione: niente Daspo per chi fa disordini all'estero


Niente Daspo per i tifosi che creano disordini all'estero. Così ha stabilito la Corte di cassazione accogliendo il ricorso di un ultrà giallorosso contro il Daspo con il quale il questore di Roma lo obbligava, per tre anni, a passare le 'domeniche' in commissariato. Il 34enne romano era stato colpito dalla misura restrittiva perché arrestato dagli agenti di Scotland Yard per ubriachezza molesta nei pressi dell'Old Trafford di Manchester, in occasione della partita del 2 ottobre 2007 tra lo United e la Roma. Non era la prima volta che l'uomo veniva coinvolto in disordini alla stadio: l'ultrà era già stato colpito dal Daspo nel 2001, con provvedimento del questore di Perugia.

La sentenza della Cassazione

La dirigenza juventina e il benservito a Claudio Ranieri


Un'operazione di facciata. Per rifare il trucco a una dirigenza che ha molto sbagliato sia in sede di calciomercato sia nella comunicazione verso i suoi stessi tifosi (li hanno fatti sognare promettendogli l'impossibile). E scaricare tutte le responsabilità (dal mancato secondo posto all'eliminazione nelle coppe) sull'ex tecnico bianconero Claudio Ranieri. Se non si parte da questa ipotesi non si riesce a comprendere perché un club da sempre attento a ogni minimo dettaglio - il c.d. "Stile Juventus" - abbia deciso di esonerare, a due sole giornate dalla fine del Campionato, il suo tecnico.
Il sistema è semplice. Prima si annuncia un giocatore ambito da importanti club d'Europa come Diego; poi, una settimana dopo, si lascia a casa l'allenatore che ha ottenuto la qualificazione alla Champions (seppur attraverso i preliminari) con una squadra che, obiettivamente, non è che potesse pretendere molto di più; al suo posto ottiene la panchina l'amato, ma inesperto, Ciruzzo Ferrara. Uno che alcuni anni or sono scelse di approdare a Torino - via Napoli - umiliando i tifosi giallorossi che l'aspettavano trepidanti a Fiumicino. Tre passi fondamentali, utili ad alzare l'"indice di gradimento" di una dirigenza che mai prima d'ora era caduta così in basso. A 'rimetterci' sarà il solo Claudio Ranieri. La sua immagine e la sua onorabilità. A cui però non si potrà dire: "povero". La sua sconfitta personale, ne siamo certi, è stata già lautamente ricompensata. A suon di milioni di euro. Se così non fosse, vedremo e sentiremo il veleno spargersi ai quattro venti mediatici.

giovedì 14 maggio 2009

Nasce la Superlega: firmati oggi gli atti dal notaio

E' nata oggi a Milano la Superlega. Diciannove società di serie A hanno sottoscritto lo statuto del nuovo ente privato. Maurizio Beretta ha assunto la carica di presidente. Alcuni commenti (tratti da gazzetta.it). Giovanni Cobolli Gigli: "E' la dimostrazione di quanto siamo convinti del programma che stiamo attuando. Penso che sia una svolta che dia il massimo equilibrio al mondo del calcio: quindi anche alla serie B da cui abbiamo deciso, nostro malgrado, di staccarci". Adriano Galliani: "Giornata storica. Alla grande soddisfazione per un progetto che rivoluziona il calcio italiano e lo allinea alle eccellenze europee si unisce però il rammarico per il distacco da una serie B che non ha capito l'importanza di un salto di qualità. Avremmo potuto essere assieme, la B non ha voluto. Mi dispiace anche perché io provengo dalla B essendo stato tra i dirigenti e proprietari del calcio Monza. Proprio quell'esperienza portò Berlusconi a volermi al suo fianco".

Il pallone in confusione: Scissione in Lega, fallimenti dietro l’angolo


di Marco Liguori (Il pallone in confusione)

«Altri fallimenti seguiranno inevitabilmente». Avevo scritto questa frase nel 2004 assieme a Salvatore Napolitano nel libro “Il pallone nel burrone”: nello stesso anno erano falliti il Napoli e il Taranto, due anni prima era fallita la Fiorentina, l’anno dopo Torino, Venezia e Ancona. Con la nascita della Lega di Serie A e la conseguente separazione dalla B, avvenute venerdì scorso, questo scenario è ancor più facilmente realizzabile. I debiti accumulati negli ultimi anni dal sistema calcio sono un macigno ormai sempre più insopportabile: soprattutto per le squadre cadette e ancor di più dalle piccole, costrette a salti mortali con le poche risorse che hanno (leggi soprattutto plusvalenze da cessione calciatori) per riuscire a tirare avanti. C’è da pensare che nell’ultima seduta della Lega Calcio unita è stato compiuto il primo passo verso il progetto della “Superlega” che è stato ideato e voluto da Inter, Milan e Juventus e che è stato solo riposto in un cassetto in attesa di tempi migliori. Ancor più di prima, adesso chi avrà alle spalle un azionista forte potrà resistere: altrimenti sparirà dalla geografia dell’italica pedata. Pian piano spariranno i club di provincia che lasceranno spazio alle squadre delle grandi città, con buona pace del principio della rivalità del “campanile”. Incredibilmente proprio i piccoli club, come Chievo, Reggina e Siena, che compiono il percorso “saliscendi” dalla A alla B, hanno votato per la scissione: non comprendendo che il fine della scissione è l’eliminazione del principio di mutualità. Ossia: chi va in B non avrà più un centesimo di euro e dovrà arrangiarsi come può. Un calcio per ricchi che possono sostenere il fardello dei debiti: proprio com’è accaduto nell’Inghilterra a cui tutti guardano come modello. A differenza del football d’Oltremanica, dove nelle maggior parte dei club si sono indebitati per finanziare i progetti di sviluppo immobiliari (stadi, centri commerciali e nuovi quartieri), in Italia le società si sono indebitate per pagare le spese della gestione corrente, in primis gli altissimi costi degli stipendi e dei diritti alle prestazioni dei calciatori.

A proposito di “saliscendi” il vicepresidente vicario del Milan, Adriano Galliani, ha dichiarato che «succederà quello che è successo in molti paesi d’Europa. Promozioni e retrocessioni non si toccano». Il lucidissimo dirigente rossonero ha ragione e ciò non si può confutare. Però bisogna aggiungere una cosa: come si può sostenere il costo di una retrocessione che rappresenta una vera e propria “morte civile” per le società? Un esempio per tutti. Nel 2007 scrivevo su Quotidiano.net che il Bologna, per effetto della retrocessione subita nella stagione 2004/05, aveva avuto un crollo verticale dei ricavi del 62% (13,62 milioni contro i precedenti 35,68 milioni) nell’anno successivo in cui disputò il campionato cadetto. In particolare, il salto all’indietro di categoria ha avuto un effetto devastante sugli incassi allo stadio: la differenza in negativo rispetto al 2004/05 è stata di 4,24 milioni. Né era servito all’allora presidente Alfredo Cazzola una ferrea politica di tagli dei costi, diminuiti drasticamente del 46%: lo squilibrio costi/ricavi è stato pari a 8,96 milioni e si è incrementato del 48% rispetto all’anno precedente. Sono cifre da brivido, che fanno capire che le società che incappassero malauguratamente nella discesa agli inferi della serie inferiore difficilmente potranno restare in piedi o che comunque ricevono una mazzata da cui non riusciranno a risollevarsi con facilità.

Cosa bisognava fare? La trasformazione delle società di calcio in aziende a scopo di lucro, sancita dalla catastrofica legge 586/96 voluta dalla dirigenza di Milan e Juventus, andava accompagnata da un percorso di attuazione per gradi. Bisognava che la norma prevedesse un periodo transitorio, in cui le squadre avrebbero potuto ottenere condizioni agevolate per acquistare gli stadi dai Comuni o costruirne di nuovi, in modo da avere una prima forma di diversificazione dei ricavi. Invece si è pensato solo ai diritti televisivi, che costituiscono il 45/50% delle entrate, e a tenere in piedi un baraccone di 132 società professionistiche (incluso la Lega Pro, ossia la vecchia C) in cui la maggior parte di esse cerca di sopravvivere. Adesso si sta approvando una legge in Parlamento proprio sugli impianti: a questo punto si può pensare che ci sia il rischio che serva soltanto ai grandi club. E si potrebbe pensare che la legge Melandri/Gentiloni sulla ripartizione collettiva dei diritti televisivi, che concede meno risorse alle grandi, possa essere abrogata: bisogna ricordare che pende sempre il ricorso presso la Corte di Giustizia europea di Sky. Inoltre, nel settembre scorso, l'Antitrust ha affermato che «la disciplina sui diritti audiovisivi sportivi va rivista perché non garantisce pienamente la concorrenza tra operatori». Con questo scenario, forse è meglio pensare al campionato, alla moviola e ai rigori ammessi e non concessi, finché si può.

martedì 5 maggio 2009

Cessione Roma: i troppi se e ma del Messaggero


Sul Messaggero di oggi Ugo Trani ha firmato un articolo sulla possibile, che per Trani è invece probabile, cessione della Roma a una cordata italo-svizzero-tedesca guidata da Vinicio Fioranelli. Questo l'incipit del suo articolo:

" «Ci siamo». Alla stretta finale. Ieri pomeriggio questa frase avrebbe confermato l’improvvisa accelerazione della cordata svizzero-tedesca, ormai convintissima di essere riuscita a centrare l’obiettivo: acquistare la Roma. Parole che sarebbero state pronunciate proprio da quel Vinicio Fioranelli, l’agente Fifa incaricato dagli stranieri di trattare con i legali della famiglia Sensi e pronto ad assumere un ruolo operativo nel nuovo club, occupandosi del marketing e soprattutto del progetto per la costruzione del nuovo stadio".

Se la famiglia Sensi passerà la mano lo sapremo tra non molto tempo. Ma a Ugo Trani una cosa gliela vogliamo ricodare ora: il giornalismo - come la Storia del resto - non si fa con i se e con i ma. Il condizionale lasciatelo agli innamorati.

lunedì 4 maggio 2009

Zamparini: "Scissione Lega un bene per la serie B"


Roma, 4 mag. - (Adnkronos) - "La scissione in Lega verra' ricordata come un momento felice sia per la serie A che per la serie B". Lo afferma Maurizio Zamparini, presidente del Palermo e uno dei piu' convinti sostenitori della nuova Lega calcio che sara' affidata a Maurizio Beretta. "La mia lettera e' stata determinante", dice Zamparini a 'La politica nel pallone', rubrica di 'Gr Parlamento', "e' come se avessi acceso la luce nel cervello di tutti i presidenti e tutti mi hanno dato ragione. E' paradossale che chi sia il motore economico al momento delle votazioni sia in disparte. La Lega dovrebbe contare per il 60% nel consiglio federale, invece conta il 17%. Chiediamo indipendenza, non possiamo permetterci che il calcio vada alla deriva -sottolinea il n.1 del club rosanero-, vogliamo costruire un calcio vincente e moderno. Noi siamo quelli che ci mettono il capitale e il rischio, non dobbiamo accontentarci dei soliti giochi di potere. Sono tutti d'accordo con me, Galliani in primis che ha sposato questa divisione". Zamparini rassicura anche i dirigenti della serie cadetta: "La serie B non verra' abbandonata, prendera' piu' di prima. E' anche interesse della serie A che ci sia una serie B equilibrata e che diventi un serbatoio di giocatori, faremo le cose per bene".

Piazza Affari: titolo As Roma -3,88%


Oggi a Piazza Affari il titolo dell'As Roma ha perso il 3,88%. E ciò dimostra quanto dicevamo in questi giorni: intorno alle azioni della Roma c'è solo una speculazione in atto. Un fatto venuto alla luce solo grazie all'informazione veicolata da Internet, non certo dalla stampa offline che in tutto questo tempo non ha fatto altro che pompare la notizia della cessione del pacchetto di maggioranza della società di Trigoria a una cordata italo-tedesca.
Certo, avrà certamente pesato l'ultimo comunicato stampa diffuso dalla società dei Sensi che ha smentito su tutta la linea ogni interessamento. Ma bisogna riconoscere il lavoro svolto da alcuni siti come LaRoma24, Sporteconomy e chissà chi altro, nel fare chiarezza. E, se ce lo consentite, come noi de Laleggendadelcalcio. Che nel nostro piccolo non abbiamo fatto altro che spulciare la stampa estera per vedere se ci fosse qualcosa di vero.

Macheda dreaming


Sono tutti ancora giovanissimi, strappati in fasce ai club italiani per finire in terra d'Albione. Pagati a peso d'oro, come fossero giocatori già affermati, per crescere in squadre dai nomi prestigiosi e altisonanti della Premier League. Coltivando la speranza di diventare al più presto i nuovi Salvatore Macheda.

Le stelline brillano all'estero
(da L'espresso)

I prossimi Macheda potrebbero chiamarsi Trotta e Petrucci. L'attaccante Marcello Trotta, 16 anni da Napoli, già Nazionale under 16, però è fermo da settembre: il Napoli, dov'è cresciuto, ha opposto resistenza al suo trasferimento al Manchester City (che lo aveva prestato al Fulham) e ha presentato un esposto alla Federcalcio contro il quadriennale firmato dal ragazzo con gli inglesi, malgrado il vincolo col Napoli. Trotta è stato squalificato per due mesi nello scorso marzo. Il Napoli ha denunciato il Manchester City anche alla Fifa. Ma non è che i nostri club non si 'scippino' i giocatori a vicenda anche all'interno dei nostri confini, lusingando i genitori dei migliori talenti coi soldi e con la promessa di un lavoro. Come ha ottenuto a Manchester il padre di Davide Petrucci, 14 gol l'anno scorso negli Allievi della Roma. Papà fa il giardiniere e il ragazzo guadagna dallo United 120 mila euro netti all'anno (più appartamento). La Roma gliene offriva meno di 20 mila.
David Williams è il talent scout dello United che batte l'Italia mentre Frank Arnesen è quello del Chelsea che, dopo Percassi e Della Bona in passato, ora ha importato l'attaccante Fabio Borini, 18 anni, dal Bologna e l'esterno Jacopo Sala dall'Atalanta. Nell'Arsenal il terzo portiere è il 17enne Vito Mannone, dall'Atalanta. Nel Queen Park Rangers di Briatore ci sono Christian Nanetti, Matteo Alberti e Samuel Di Carmine. Nel Celtic Glasgow il centrocampista Luca Santonocito, strappato all'Inter e nello Slavia Praga il 20enne Gianluca Litteri, ex Inter. Mirko Ranieri, portiere 16enne delle giovanili del Tottenham, è stato regolarmente venduto dal Perugia: nessuno scippo.

domenica 3 maggio 2009

Il lato oscuro della cessione (a cui non crediamo) dell'As Roma


"I giornalisti economici si chiamano così perché costano poco". Questa è una massima che gira da sempre nel mondo dell'informazione. E significa che in un Paese come il nostro, dove le proprietà editoriali sono in mano a magnati della finanza (dove cioè non esistono editori 'puri'), ogni notizia economico-finanziaria dovrebbe essere presa con le molle sia dai giornalisti di altre testate o gruppi editoriali (che prima di pubblicarla hanno l'obbligo di verificarne la veridicità) sia dal pubblico a cui è destinata (di solito il destinatario è l'operatore e il consulente finanziario piuttosto che la gente comune). Purtroppo però ciò non sempre avviene.

Come nel caso che in questi giorni ha coinvolto l'As Roma e i suoi titoli azionari.

Un noto quotidiano economico il 22 aprile ha diffuso la news che una cordata italo-tedesca fosse intenzionata a rilevare il pacchetto di maggioranza della società in mano alla Italpetroli, l'azienda della famiglia Sensi fortemente indebitata con Unicredit. La notizia è in poco tempo rimbalzata su tutti i mass media italiani facendo lievitare di colpo il valore del titolo a Piazza Affari. Esattamente com'era accaduto qualche mese prima, quando si parlò di un interessamento da parte della Tamoil.

Noi de Laleggendadelcalcio, nel nostro piccolo, abbiamo monitorato in questi giorni alcuni siti internet di importanti quotidiani d'Europa, che in qualche modo avrebbero potuto essere interessati ad approfondire la notizia della possibile cessione della Roma. Ma sul sito della Bild, della Bbc e de L'equipe non c'è traccia della vicenda, ripresa invece da alcuni quotidiani minori - PressDie e due siti svizzeri - che, con ogni probabilità, hanno solo colto rumors provenienti dall'Italia . Insomma: roba da poco.

Abbiamo poi fatto un po' le pulci a quel quotidiano italiano - che non citiamo - che ha dato per primo la notizia (il 22 aprile). Navigando e googolando qua e là abbiamo notato che il direttore-vinaio di questo giornale finanziario avrebbe - in qualche modo - un personale tornaconto a costruire lo scoop. C'è un filo, infatti, che lega questo Signore a Cesare Geronzi, attuale presidente di Mediobanca, che qualche anno fa acquistò - tramite Capitalia - una quota rilevante delle azioni della Roma.

Dal quotidiano online 'SportEconomy', inoltre, abbiamo appreso che uno degli uomini che in questi giorni sono stati accostati alla Roma, quel Flik che avrebbe dovuto essere il deus ex machina di tutta l'operazione, in realtà è solo un modesto avvocatucolo.

Dunque, è stata tutta una montatura? Una speculazione finanziaria? Il sospetto è forte ma una risposta definitiva non l'abbiamo. I segnali che arrivano dalla società dei Sensi dicono che non c'è alcun acquirente interessato a rilevare le loro quote. Ma per saperne di più a noi comuni mortali non resta che aspettare che la situazione si evolva. E ciò, ne siamo sicuri, non accadrà prima che le azioni della società capitolina sfondino quota 1 euro cadauna.

Poscritto.
Alcuni giorni dopo l'uscita di questo post apprendiamo che la Consob ha deciso di indagare sul titolo dell'As Roma. In proposito leggete l'articolo "La Consob indaga, titolo As Roma con strani rialzi" apparso sul sito ForzaRoma.com

sabato 2 maggio 2009

Nuovi stadi: dal Delle Alpi al progetto Cagliari il check up stadi boccia l'Italia


Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Cagliari e Palermo: viaggio tra problemi dei vecchi e i progetti dei nuovi impianti nelle 10 grandi città del calcio. Costruzioni avveniristiche, centri commerciali, shop, parchi a tema: ma solo la Juve è operativa. Tutte le altre sognano...

inchiesta di Fabrizio Bocca (da La Repubblica)

Roma - Tutte le società di calcio italiane stanno pensando al nuovo stadio come soluzione di tutti i problemi economici. Vediamo squadra per squadra com'è attualmente la soluzione

Juve, dal 2011 al Delle Alpi; Toro al Comunale

E' ormai quasi completata la demolizione del vecchio Stadio Delle Alpi, inaugurato per i Mondiali '90. Entro settembre si comincerà la costruzione del nuovo che sarà disponibile per la Juve a partire dal 2011-2012. Stadio da 40.000 posti, via la pista d'atletica, pubblico a ridosso del campo. Per la Juve un investimento al momento di 105 milioni di euro. La gestione dello stadio è affidata alla società "Sportfive" che garantirà anche una sponsorizzazione che ingloberà lo stesso nome dell'impianto, tipo Emirates Stadium dell'Arsenal. Stadio a misura di tifoso, con shop ufficiale e riqualificazione generale anche dei dintorni stessi: verde pubblico, negozi, ristoranti, cinema e un supermercato Conad che ha avuto l'esclusiva. Secondo dati diffusi dalla società stessa a proposito della godibilità della partita, è interessante constatare che nel vecchio impianto il posto più vicino al campo di gioco era a 27 metri. Nel nuovo stadio a 27 metri ci sarà il posto più lontano.
Col ritorno della Juve al Delle Alpi ristrutturato, il Torino resterà l'unico fruitore dell'ex Stadio Comunale, ora stadio Olimpico. Se il Torino dovesse riuscire a diventare proprietario dell'impianto è probabile che si arrivi alla denominazione stadio Grande Torino.

Inter e Milan tra San Siro e progetti vaghi
Si è parlato spesso di un nuovo stadio, o addirittura di nuovi stadi a Milano. Ma la stessa presenza del Meazza a San Siro, storico impianto fra i più famosi e belli al mondo - a parte problemi per alcuni settori comunque lontani dal campo (ma è un impianto da 80.000 spettatori) -, ha reso finora impossibile il nascere di progetti alternativi. Solo a livello di ipotesi si è parlato di uno stadio in zona Rho o Pero per l'Inter, da rendere operativo eventualmente durante l'Expo 2015. Stadio con una trentina di Sky Box che possano comodamente ospitare una quindicina di persone l'uno, altri (addirittura qualche centinaio) molto più piccoli, tre livelli di tribuna d'onore. E poi 4 ristoranti, diverse decine di punti di ristoro. Nello stadio potrebbe andare anche la sede stessa dell'Inter, museo e ovviamente shop ufficiale. Costo dell'operazione circa 400 milioni di euro. Il tutto però al momento non ha nulla di operativo.
Il Milan invece è più interessato a quanto pare alla permanenza e allo sviluppo di San Siro con una sua completa e piena gestione. Il Milan infatti si è già occupato direttamente più volte del rifacimento del terreno di gioco, vero punto debole ormai dello stadio Meazza.

Samp stop al progetto, Genoa per il Ferraris

La Samp è stata tra le prime, già dal 2007, a presentare il progetto di un nuovo stadio da collocare vicino al mare e verso l'aeroporto di Genova. Progettazione dello studio Boeri e Apice lo stadio somiglia come forma molto a quello mondiale di Saint Denis a Parigi, con un ampia copertura (chiamata "Luna Sospesa") a disco trasparente. Impianto da 34mila spettatori, due anelli di tribune. Lo stadio è collegato mediante passerelle pedonali sia all'aeroporto che a un grande centro, commerciale, culturale e di ristorazione. Costo previsto ai tempi dell'operazione 250 milioni di euro. Lo stadio sarebbe dovuto essere già pronto per il 2011, ma il progetto del presidente Garrone non ha mai avuto tutte le autorizzazioni necessarie e nella sostanza è stato finora bloccato.
Il Genoa è invece più fortemente e storicamente attaccato al Luigi Ferraris di Marassi. Pur essendo un ottimo impianto per la visibilità della partita (ma non da tutti i settori) il Ferraris ha il problema di essere collocato all'interno di un quartiere estremamente popolato, che si blocca letteralmente durante le partite. E' uno stadio da 55mila posti che però per problemi di agibilità ha visto progressivamente diminuire la capienza a 35 mila posti, con problemi per la numerosa tifoseria rossoblù. Inoltre per la licenza Uefa, in caso di qualificazione alle Coppe, e proprio per mantenere l'agibilità a livelli accettabili di pubblico, sarebbero necessari profondi e costosi lavori di ristrutturazione.

Bologna e lo stop al progetto "Romilia"
La presidenza Menarini (la Cogei, società di famiglia, è una grandissima ditta costruttrice a Bologna) vorrebbe riprendere in mano un vecchio progetto che già aveva avviato durante la gestione Cazzola. Un grande complesso - detto Romilia - di 300 ettari nella zona Budrio e Medicina con il nuovo stadio del Bologna, centro tecnico del Bologna stesso, campi sportivi, ristoranti, residence, abitazioni, centro commerciale, stazione ferroviaria, campo da golf e tante altre strutture di intrattenimento, in particolare due parchi a tema, uno dedicato ai motori e l'altro al wellness. Ma tutto il progetto fu bocciato dalla Provincia già nel 2007. Inoltre c'è grande incertezza sul futuro dello storico Dall'Ara, e tutto è sospeso in attesa delle elezioni amministrative e del verdetto sul campionato del Bologna stesso (serie A o B?). A settembre probabilmente se ne riparlerà.

Firenze, lo stadio di Fuksas delle polemiche

La società di Della Valle prevede il trasferimento della Fiorentina dallo storico, ma ormai vecchio, Artemio Franchi, in una vera e propria Eurodisney del calcio. Lo stadio sarà l'elemento centrale di un nuovo quartiere: con tanto di nuove abitazioni, un grande parco verde pubblico, centro commerciale, hotel, persino un museo d'arte moderna nonché centro sportivo e sede della Fiorentina stessa. Lo stadio, progettato da Fuksas, avrà una capienza di 40-50mila posti e una copertura trasparente tipo nuvola. La presidenza dei Della Valle tiene tantissimo alla realizzazione dell'opera ma l'individuazione dell'area di 40-50 ettari nella zona Castello a Firenze Nord è però al centro di una fortissima polemica cittadina, nonché di un'inchiesta giudiziaria.

Roma e Lazio, addio all'Olimpico

Roma e Lazio sono decise a dare l'addio Olimpico, pur essendo uno stadio in perfetto centro, rimesso ulteriormente a posto per la finale di Champions League, ma strutturalmente poco adatto (data la presenza della pista d'atletica) per la visione della partita di calcio. L'Olimpico resterà uno stadio dedicato alla nazionale (che però ha una politica itinerante per l'Italia), all'atletica e ai concerti. Entro il 10 maggio le due società devono consegnare alla giunta comunale i progetti per la costruzione dei nuovi impianti. Stadi fuori del grande raccordo anulare, quindi lontani dal centro e con grandi problemi di infrastrutture (strade, stazioni metro e così via). Il presidente Lotito ha individuato un'area nella zona Tiberina per la costruzione del nuovo "Stadio delle Aquile", ma nel suo originale progetto è prevista anche la costruzione di una serie di lotti abitativi al centro di scontri politici con la vecchia giunta comunale. La Roma ha due ipotesi, una alla Magliana verso l'aeroporto di Fiumicino e l'altra nella zona Centrale del Latte. Entrambe le società comunque sono molto indietro nell'operazione. Soprattutto la Roma che solo ora sta cercando di accelerare.

Napoli e un San Paolo da rifare

Si è parlato spesso di un nuovo stadio a Napoli, date anche le condizioni del San Paolo, ormai ridotto malissimo. In caso di pioggia piove sugli spettatori e i sotterranei, spogliatoi compresi, si allagano. Molte strutture sono ormai fatiscenti e il terreno di gioco è in brutte condizioni. Inoltre anche al San Paolo c'è una pista di atletica quasi inutilizzata da anni. Ultimamente si era parlato di un nuovo stadio nella zona di Chiaiano; tra l'altro il Napoli si allena non distante a Castelvolturno. Ma l'ipotesi è stata poi scartata. L'ultima proposta è che il Comune di Napoli abbandoni nella sostanza la troppo cara gestione economica del San Paolo - che nel frattempo si è visto rinnovare la licenza Uefa - per cederla totalmente e senza sovrapprezzo al Napoli stesso. Che potrebbe così finalmente rimodernare l'intero impianto, senza trasferisi altrove.

Bari, il San Nicola in vendita

Il bellissimo stadio "Astronave" San Nicola, con i suoi caratteristici 26 petali, è ufficialmente in vendita. L'amministrazione comunale ha infatti deciso di cedere ai privati lo stadio progettato da Renzo Piano e inaugurato ai tempi di Italia '90. Il San Nicola è un buon stadio per il calcio, ma l'inserimento della pista d'atletica - quasi mai usata, e voluta dal Coni ai tempi della progettazione - influisce molto sulla visibilità della partita e allontana gli spettatori. Con una recente delibera il Comune ha votato una modifica al piano regolatore per consentire l'edificazione di centri commerciali, palestre, ristoranti etc sui terreni agricoli che circondano lo stadio che rimane abbastanza fuori la città. Questo dovrebbe rendere più "appetitosa" la speculazione commerciale sullo stadio stesso; che necessità anch'esso, senz'altro, di rinnovamento e manutenzione profonda.

Cagliari, un nuovo Sant'Elia low cost

Il presidente Cellino ha presentato a ottobre 2008 il progetto di uno stadio che prenda il posto del Sant'Elia. Lo stadio dovrebbe essere abbattuto e ricostruito nella stessa zona, all'interno di un vasto parco a verde pubblico recintato e aperto dall'alba al tramonto. Lo stadio progettato dall'architetto di origine sarda Jaime Manca di Villahermosa prevede un impianto abbastanza piccolo da 25.000 posti, niente pista di atletica, una sezione vip con sistemazioni molto avveniristiche, e un anello intorno allo stadio con bar, pizzerie, ristoranti etc. Costi abbastanza contenuti utilizzando componenti prefabbricati (si parla di 35 milioni di euro), e tempi di consegna abbastanza brevi (tra i 9 e 12 mesi). Contrariamente ad altri progetti è previsto sì il museo e il negozio di merchandising del Cagliari, ma non i soliti centri commerciali. Quello del Cagliari dovrebbe essere un parco sportivo a tema, e quindi un anello da 1000 metri per il jogging, giardini per bambibi, skate park, pista di pattinaggio, beach volley e beach tennis e un impianto di bowling a 18 piste. Insomma una struttura rivolta molto al pubblico giovanile. Prevista inoltre una completa riqualificazione della zona periferica che dà sul mare, addirittura con un nuovo molo d'attracco. Anche in questo caso comunque ci sono state tantissime polemiche e divisioni tra il presidente Cellino e l'amministrazione comunale, oggetto soprattutto la collocazione del nuovo impianto. Cellino aveva minacciato più volte di cambiare comune.

Palermo e l'ex velodromo Borsellino
Il nuovo stadio di Palermo dovrebbe nascere sulle ceneri del velodromo "Borsellino" che sorge nel quartiere Zen e realizzato in occasione dei mondiali di ciclismo del 1993. Il progetto è già in fase molto avanzata e in questi giorni il presidente Zamparini e l'amministratore delegato del Palermo Rinaldo Sagramola hanno avuto una serie di incontri per il reperimento dei fondi e lo snellimento dell'iter burocratico. A gestire l'opera sarà una fondazione che per statuto destinerà tutti gli utili derivanti dall'impianto per il rafforzamento della squadra. Il progetto dovrebbe essere presentato a settembre e per i lavori serviranno tra i ventiquattro e i trentasei mesi. Nelle previsioni della società, il Palermo dovrebbe giocare nel nuovo stadio a partire dalla stagione 2012-2013.

venerdì 1 maggio 2009

Rinviato a giudizio un commissario della Lega Dilettanti per la morte di Bini


di Adriano Stabile (Spysport)

E' stato rinviato a giudizio dal gup del Tribunale di Roma Cecilia Demma, Sandro Silvestri, commissario della Lega nazionale dilettanti affiliata alla Figc, sezione Lazio, che dette il nulla osta alla omologazione del campo di calcio dove il 2 febbraio del 2008, durante una partita di calcio giovanile morì Alessandro Bini, un giovane di 14 anni. Indagato per la stessa vicenda era anche Attilio Massolo presidente e legale rappresentante dell'Almas Roma, proprietaria del campo, deceduto nei mesi scorsi.
Il processo comincerà il 28 settembre prossimo davanti al giudice monocratico. Silvestri è accusato di omicidio colposo e di falso ideologico perché avrebbe omologato le dimensioni del campo di calcio pur non essendo queste ultime rispondenti al campo di gioco. L'inchiesta era affidata al pm della procura di Roma, Giuseppe Cascini.
L'iscrizione di Silvestri scaturì dagli accertamenti sulle misure di sicurezza del campo disposti dal pm che, secondo una consulenza depositata nelle scorse settimane, evidenziarono che il terreno di gioco non era a norma. Il nulla osta alla omologazione fu invece concesso e risale a cinque anni fa. Il giovane calciatore, in forze al "Cinecittà Bettini" andò a sbattere in modo violento con il torace contro la maniglia di un tubo di irrigazione del campo di gioco, che non aveva la protezione in gommapiuma, e morì.