mercoledì 27 febbraio 2008

Liberi tutti

Il caso Paparesta è stato archiviato dalla Procura di Napoli, e ora "l'ex non più ex" arbitro potrebbe tornare a dirigere una partita di calcio. E Collina, che ha un cuore grande (guarda il caso Dondarini indagato anch'egli dalla Procura di Napoli), chissà... magari ci sta già facendo un pensierino. Del resto, il designatore potrebbe rivendicare, vista la moria di buoni direttori di gara, l'utilità di Paparesta, che secondo alcuni addetti ai lavori è considerato un buon arbitro, tanto che prima della squalifica della Caf era pure fischietto internazionale. "Se c'è la possibilità- ha detto Paparesta all'Ansa- torno in punta dei piedi: sono sempre stato fiducioso e rispettoso del lavoro della magistratura, ero certo che sarebbe stata appurata la mia estraneità a qualsiasi ipotesi accusatoria. Ho vissuto con amarezza questi otto mesi, mi sono allenato da solo, ma ora mi sento soddisfatto e rinfrancato per aver chiuso una pagina amara". Per quanto riguarda invece la questione del deferimento da parte della Procura Federale per la faccenda dei rapporti tra Milan e Ital Bil Oil, società in cui figura tra gli intestatari proprio la moglie del Paparesta, l'avvocato Gianluigi Pellegrino ha affermato che "è una blanda accusa che siamo sicuri potrà cadere in fase dibattimentale". Insomma, il brillantinato Paparesta con molta probabilità la farà franca anche stavolta, e non è da escludere un suo clamoroso ritorno sui campi di calcio. Nell'eventualità i più contenti dovrebbero essere Blanc&Cobolli Gigli, felici di ritrovarsi con un altro nemico della Vecchia Signora in circolazione e di poter continuare a inviare missive di protesta a destra e a manca (aldilà delle supposizioni, comunque, non credo che Paparesta possa tornare ad arbitrare, non tanto per l'opposizione dei vertici dell'Aia e di Collina, sempre pronti a tendere la mano agli amici in difficoltà, quanto per le probabili proteste dell'opinione pubblica e, soprattutto, dei tifosi).
Per quanto riguarda il Moggi, invece, pare che ieri sia stata per lui una giornata "costruttiva". E' andato a Napoli per il caso Gea, e alla conclusione del dibattimento ha detto "d'essersi divertito". Poi è tornato a casa e ha scritto un bell'articolo per Petrus contro la nuova dirigenza juventina. Mai stanco, l'ex ferroviere ha intonato il solito refrain. "Con tutto il rispetto per l'attuale management bianconero-ha scritto Moggi-, la lettera aperta alla Figc e all'Aia contiene un paio di omissioni. Cobolli Gigli e Blanc dicono che 'la Juve non puo' continuare a pagare colpe per le quali ha gia' scontato una pena estremamente severa', dimenticando di aggiungere che quelle colpe non sono state provate e che la pena e' stata quindi immeritata: nella sentenza, infatti,- ha concluso- non e' stato accertato alcun illecito". Inutile dire che la storiella delle colpe indimostrate non è vera. Infatti, sebbene non sia stato accertato l'illecito sportivo relativo a una singola partita, due gradi della giustizia sportiva hanno sentenziato che Moggi ha violato l'art.6 (appunto, illecito sportivo) per "aver assicurato un vantaggio in classifica" alla sua Juve (grazie all'amicizia sua con i designatori, assieme ai quali alterò le griglie arbitrali per trarne beneficio) e alla Fiorentina del "pentito" Della Valle, che proprio grazie alle premure dell'ex dg bianconero riuscì a salvarsi dalla retrocessione.
Ma ormai il "liberi tutti" è in atto, e ogni parola dissonante sembra una goccia nel deserto dell'ipocrisia Calcioporcara.

sabato 16 febbraio 2008

Scherza coi Santi, ma lascia stare i Ronaldo



Sicuramente la prontezza non sarà una sua virtù, ma il dottor Bernardino Santi la sua denuncia l'ha fatta. Per lui, che è il coordinatore del centro antidoping della Federcalcio brasiliana (Caf), l'infortunio occorso a Ronaldo non è stato casuale, ma causale. "Ho parlato con alcuni colleghi olandesi- ha detto al quotidiano di San Paolo, "Folha"- che conoscono il personale del Psv Eindhoven (la squadra dove militò per un po' un giovanissimo Ronaldo prima di passare al Barca, ndr). Lì hanno rafforzato Ronaldo, che era molto fragile, con alcune sostanze anabolizzanti, con il risultato che la sua muscolatura è cresciuta più di quanto fosse pronta a crescere. Ma queste sono cose che si sanno". Purtroppo per lui, invece, la cosa non la sapeva nessuno, e le sue dichiarazioni hanno fatto in un batter d'occhio il giro del mondo. Ma come, si è chiesta la gente, Ronaldo dopato? Magari a sua insaputa gli avranno messo qualcosa nella zuppa? Insomma, lo stesso refrain che accompagnò il campione brasiliano mentre scendeva dalla scaletta dell'aereo che lo riportava a casa dopo la finale dei Mondiali persa contro la Francia. Così, preso atto della "incriminante accusa", e invece di indagare e raschiare nel fondo del barile, la Caf ha provveduto a far tacere Bernardino Santi licenziandolo su due piedi. E quello, intervistato da globoesporte, invece di pentirsi indovinate che ha fatto? Ha ribadito ogni accusa rincarando la dose. Inoltre, ha detto che le sue "dichiarazioni sono sempre fondate", prendendosi ogni responsabilità e non come talvolta accade, addossandole a qualcun'altro (cioè la stampa). Insomma, nell'omertoso mondo pallonaro, il Nostro è quasi un santo... come il suo omologo: San Bernardino da Siena, il francescano che fece dell'onestà e dell'etica nel lavoro uno dei capisaldi contro la nascente borghesia mercantile e usuraia, la quale, con pronta risposta, l'accusò d'eresia e intentò un processo contro di lui.

sabato 9 febbraio 2008

Sicurezza impianti/Uisp: "E' necessario il rispetto delle norme e la formazione degli operatori”

La vicenda di Alessandro Bini, quattordicenne calciatore morto a Roma per le conseguenze di un trauma toracico causato dall'urto con la maniglia di un rubinetto posizionato a bordo campo, ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica il tema della sicurezza degli impianti sportivi, soprattutto nello sport amatoriale e dilettantistico. "Come in ogni evento traumatico non ci sono parole per giudicare – ha detto Massimo Davi, responsabile "Formazione" Uisp - Sicuramente c'è stata qualche inadempienza o comunque misure al di fuori della legalità. La Federbasket (a differenza di quanto accaduto sul “Sant’Anna”, ndr) ha deciso, come misura minima, che ogni ostacolo sia almeno a 2 metri di distanza dal campo. Questa, che, sottolineo, è una misura minima se si pensa allo slancio e all'impeto dei giocatori, non viene rispettata in moltissimi campi". Fabio Casadio, responsabile "spazio e sport" Uisp, ha invece sottolineato "la necessità di preparare i nostri tecnici, arbitri, dirigenti, mediante la formazione per il primo intervento. Corsi per il massaggio cardiaco e la respirazione artificiale, ma anche per imparare ad usare un defibrillatore". Dello stesso avviso, Massimo Davi: "Il defibrillatore è uno strumento che opportunamente usato può essere davvero utile nel primissimo soccorso, quando ancora non è arrivata l'ambulanza. Come Uisp Emilia Romagna facciamo diversi corsi di formazione affinché ci siano operatori in grado di utilizzare queste attrezzature sul campo. Il problema è che non sempre si ha a disposizione un defibrillatore". E allora non sarebbe utile incentivare l'acquisto di queste attrezzature? "Sicuramente. In Italia siamo ancora nella situazione che prevediamo delle norme ma non facciamo in modo di attuarle realmente, perchè i soggetti interessati non vengono messi nella condizione di poter rispettarle". Il tema della sicurezza è di fondamentale importanza, anche in relazione all'evoluzione odierna della pratica sportiva, ma rischia di divenire un deterrente alla diffusione dello sport. Un aspetto, questo, evidenziato da Casadio: "Io ripenso al passato quando il calcio era giocato nei campetti degli oratori. A quel tempo se da un lato il "meccanismo-sicurezza" era in secondo piano, dall'altro c'erano molte più occasioni per fare attività sportiva. Ciò oggi non è possibile, per ovvi motivi, ma occorre considerare che proprio per le esigenze della sicurezza, si corre il rischio della sedentarietà. Credo allora che sia importante elaborare proposte sportive destrutturate tali da garantire al tempo stesso la sicurezza e la possibilità di praticare sport".
di Francesco Sellari
(addetto ufficio stampa della Uisp - Unione italiana sport per tutti)

Calciopoli 2. Fabiani, il Mr Wolfe della cupola moggiana

Di Mariano Fabiani si sapeva che era il ds del Messina (attualmente è il dg della Salernitana), ma per i pm Beatrice e Narducci, titolari dell'inchiesta napoletana su Calciopoli, il suo vero lavoro era "risolvere problemi" per conto di Lucky Luciano. Non una semplice "pedina", come si era pensato inizialmente, ma una testa pensante di quella "banda di truffatori" (come Moratti li ha recentemente apostrofati). In pratica, Fabiani, aveva il compito di avvicinare gli arbitri promettendogli una rapida carriera, che si sarebbe concretizzata grazie ai buoni uffici che la sua organizzazione intratteneva con i designatori Bergamo&Pairetto. Era sempre Fabiani inoltre quello che dispensava sim svizzere a destra e a manca per non lasciare tracce in giro, proprio come avrebbe fatto Mr Wolfe.
Secondo i due pm la tecnica era abbastanza consolidata e nel 2003 molti arbitri vennero avvicinati in questo modo. Una "tattica" che il 12 ottobre scorso l'arbitro Nucini aveva denunciato al procuratore federale Francesco Saverio Borrelli, e che l'ottimo Marco Mensurati de La Repubblica ha raccontato (trascrivendo parte di quei verbali) in un articolo del 19 dicembre intitolato Quell'arbitro della stanza 404, che riporto parzialmente:

"Era il 25 marzo del 2003, Fabiani mi telefona e mi fissa un appuntamento, a Bergamo, di fianco all'hotel Cristal Palace. L'incontro si risolve con poche parole. Mi dice che se mi dimostro loro amico arbitrerò in serie A. Poi promettiamo di rivederci. La seconda volta (il 25 settembre, ndr) ci incontriamo sulla Milano-Torino, all'uscita Greggio. Vuole (Fabiani) condurmi a incontrare il suo uomo (...) andiamo a Torino, direttamente all'hotel Concorde. Lì entriamo direttamente nella stanza 404. Dopo pochi minuti arriva Moggi. Dopo i convenevoli mi dice: "Ti faccio vedere io". Prende un telefonino e chiama a turno i due designatori (Bergamo&Pairetto) coi quali sponsorizza il mio utilizzo come arbitro. Poi mi saluta e mi invita ad ascoltare il suo amico Fabiani. Quando Moggi lascia la stanza, Mariano Fabiani mi dà una scheda telefonica e mi invita a comunicare con lui solo tramite quella".

Oltre al caso di Nucini, Fabiani avrebbe dispensato sim a mezz'Italia. Uno era Romeo Paparesta, sempre nel settembre 2003 (fonte: Il Mattino di oggi), la cui scheda venne poi usata dal figlio Giancarlo per contattare Moggi dopo i fatti di Reggio Calabria (quando il direttore di gara venne chiuso da Lucianone nel suo spogliatoio). Insomma, per Mariano Fabiani l'accusa si aggrava (ora è associazione a delinquere). Ai suoi avvocati il compito di provare l'innocenza del loro assitito. Oppure di tentare di mandare il tutto in prescrizione.

mercoledì 6 febbraio 2008

Palazzi deferisce Milan&Inter per falso in bilancio

Assolti per non aver commeso il fatto dalla giustizia ordinaria, ma deferiti dalla Procura Federale per aver violato "i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all'attività sportiva", come recita l'art.1 del CGS (Codice di Giustizia Sportiva). L'azione intrapresa dal procuratore della Figc Stefano Palazzi contro Milan&Inter, oltre ad avere una valenza simbolica, è un esempio di coraggio sconosciuto nella storia rotondoiatrica di questo Paese. Tra i motivi che hanno spinto il procuratore federale all'inatteso gesto, come ha esemplificato il bravissimo Adriano Stabile di SpySpot, c'è "l'abnorme e strumentale valutazione di alcuni calciatori, plusvalenze fittizie messe a bilancio derivanti cessioni con corrispettivi di gran lunga superiori a quelli realmente attribuibili e manovre contabili finalizzate a far apparire perdite inferiori rispetto a quelle realmente esistenti" (ricordo che all'epoca dei fatti, senza la manomissione dei bilanci, le due società non avrebbero potuto iscriversi al campionato). Deferiti assieme ai club milanesi, ci sono: Adriano Galliani, il vicepresidente nerazzurro Rinaldo Ghelfi e due ex della società interista, Gabriele Oriali e Massimo Moretti.
Prima di concludere, desidero segnalare a tutti i mei lettori il libro scritto dal presidente del Bologna Gazzoni (con l'aiuto di Ivan Zazzamaroni), La Rete (in libreria dal 7 febbraio), in cui il presidente del Bologna spedito in serie B da Moggi&Della Valle, racconta i segreti misfatti del mondo pallonaro e presenta gli "inquietanti documenti che hanno portato al fallimento di Victoria 2000, la holding che controllava il Bologna" (cit. Adriano Stabile, SpySport). Insomma, un nuovo avvincente capitolo, foriero di spunti ne sono certo, della saga Calcioporcara.

sabato 2 febbraio 2008

Milan&Inter prosciolte. Gonfiare i bilanci non è reato.

Con il proscioglimento di Milan&Inter dalle accuse di aver manomesso i bilanci, si apre una nuova stagione per il calcio italiano. La finanza creativa è ora possibile e le plusvalenze fittizie non sono reato. Come a dire che non importa se un grande campione vale come un brocco qualsiasi: la sentenza che ha deciso il "non luogo a procedere" contro le due società milanesi, infatti, ha stabilito il principio secondo cui "non si può determinare- ha scritto ieri L'Unità- con certezza il valore di un atleta, anche se viene strapagato pur non avendo mai messo piede in prima squadra".
Gaetano Pecorella, legale del Milan e del Berlusca, ha incassato dopo la sentenza Sme-Ariosto un altro successo giudiziario. "Evidentemente- ha detto l'avvocato- il bilancio rispondeva a verità . La valutazione fatta dal giudice è che i bilanci erano genuini e veritieri". E certo che rispondeva a verità... se non si può stabilire, neanche con una valutazione di mercato, il reale valore di un calciatore, allora tutto diventa possibile. Persino che un giovane tesserato dal Milan, tale Simone Brunelli, possa passare all'Inter senza aver firmato né visto alcun contratto (come sostenne lo stesso Brunelli) per la modica cifra di 3 milioni di euro. Ebbene per il gup Paola Di Lorenzo questo caso non è una plusvalenza fittizia, (no, no!), perché il valore di Simone Brunelli, che mai ha giocato nella squadra rossonera e tantomeno in quella nerazzurra, non lo si può stabilire.
Questo il caso più eclatante, ma anche lo scambio tra giocatori noti come Seedorf e Coco per 30 milioni cadauno puzza e non poco (perché le due milanesi all'epoca si volevano liberare di entrambi i calciatori, proposti a mezza Europa e scartati per i loro elevati ingaggi).
E pensare che il 17 dicembre scorso gli avvocati di Milan&Inter avevano "presentato richiesta di proscioglimento a causa dell'inutilizzabilità tra le fonti di prova della consulenza tecnica indicata dal pm Carlo Nocerino". Inutilizzabilità che avrebbe permesso a Galliani (Milan), Guelfi e Gambaro (Inter) di non andare al processo, certo, ma che non gli avrebbe dato il "certificato" di buoni e corretti amministratori delle finanze dei club in questione. Vuoi mettere? Questa si che è classe.

venerdì 1 febbraio 2008

Opinioni. Agli arbitri non serve il mago Collina

Agli arbitri non serve il mago Merlino, ma uno che imprima una svolta. Che di fronte alle richieste dell'opinione pubblica non difenda una classe indifendibile, ma risponda con proposte serie, non come accaduto nel confronto tenutosi il 28 gennaio a Milano fra arbitri, allenatori e capitani. Va bene la storia della moviola tv ("che mette in croce chi deve fischiare") e quella dei giovani arbitri ("ci sono molti giovani di buon livello qualitativo, che però hanno bisogno di fare esperienza"), ma basta con le polemiche e i rimedi parziali (la moviola in campo, i "pizzini", gli arbitri stranieri).
E' tempo di lanciare un segnale forte che dia credibilità all'intera classe arbitrale, che con Calciopoli è rimasta sputtanata come pochi. E' necessario creare le condizioni affinché gli arbitri, anche quando sbagliano, vengano considerati integerrimi (lo so, Arpino si rivolterebbe dalla tomba). Ad esempio, un giudice può sbagliare una sentenza, ma non per questo lo penso in malafede. Solo se scopro che è stato pagato per assolvere l'imputato cambio parere e m'incazzo. Una delle differenze tra Sistema arbitrale e Magistratura sta proprio qui: i giudici sono considerati in buona fede a priori (nonostante il Belusca provi da sempre a infangare le toghe) salvo prove che dimostrino il contrario. Gli arbitri invece sono considerati corrotti a priori (In fondo la c.d. "sudditanza psicologica" - termine coniato da Lo Bello 40 anni fa - non è parte di quella corruzione morale che pervade la cultura italiana, ma che oggi, da Bologna a Napoli fino alla Sicilia, si vuole scrostare per far ripartire questo Paese?)
E allora, come uscire dall'impasse? Una soluzione potrebbe essere quella che Oliviero Beha e altri sponsorizzano da anni, cioè il sorteggio integrale, quel meccanismo che permise al Verona di vincere lo scudetto e che forse proprio per questo venne scartato l'anno seguente. Sul sorteggio ho però un dubbio: "E' giusto che una partita di cartello sia diretta da un esordiente o comunque uno che non ha ancora la necessaria esperienza?". Bazzecole, pinzellacchere. Oltre al sorteggio, sarebbe opportuno accrescere l'indipendenza della categoria arbitrale, creando un organo di autogoverno (che magari elegga il proprio presidente, il designatore eccetera) svincolato dalla Figc. La Federazione infatti non può decidere i vertici arbitrali perché è legata a doppio filo ai club e alla politica: come Matarrese, fratello del presidente del Bari; o come Nizzola amicissimo del Moggi; oppure l'eterno Carraro che mentre era a capo della Federazione era anche dirigente della banca che sosteneva alcuni club - Roma, Lazio, eccetera - nonché presidente della Impregilo, società in orbita Fiat.
Lo ripeto: gli arbitri, almeno per sembrare "al di sopra delle parti" e "in buona fede", proprio come il giudice in un processo, dovrebbero uscire dal cappello della Figc, come già molti auspicavano durante e dopo Calciopoli (vedi Micromega n.4 del 2006). Questo dovrebbe essere il primo nodo da affrontare. Poi, ma solo poi, chiedersi se la moviola in campo può essere d'aiuto o no (per me, si). Ma così non è stato e non sarà. Perché al mondo del pallone non interessa cambiare veramente. Non a quella parte di opinione pubblica che con le polemiche sterili ci campa. Non ai grandi club che mantengono lo Status quo. Non a Collina, designatore che incassa dalla Figc un assegno da 1200 euro al giorno.