martedì 29 luglio 2008

Un anno fa, l'Iraq festeggiava la sua 1a Coppa d'Asia

Esattamente un anno fa l'Iraq vinceva la Coppa d'Asia. Una vittoria storica, che la Dire, l'agenzia di stampa per cui all'epoca lavoravo, mi chiese di raccontare. Un pezzo che mandai in rete alle 18.42 del 29 luglio 2007.

CALCIO. COPPA D'ASIA / IRAQ CAMPIONE, FESTA NELLA GUERRA
A YOUNIS MAHMOUD E COMPAGNI 10.000 $, MA IL CT LASCIA LA SQUADRA.

Jakarta (Indonesia), 29 lug. 2007 - L'Iraq ce l'ha fatta. Ha vinto la Coppa d'Asia, la sua prima. Al Gelora Bung Karno Stadium di Jakarta ha battuto i tre volte campioni d'Asia dell'Arabia Saudita per 1-0, grazie alla rete del capitano e Scarpa d'oro asiatica, Younis Mahmoud Khalef al 27' del secondo tempo. Per lui, che gioca in Qatar, quarto gol nella competizione che valgono il titolo di capocannoniere insieme all'arabo al-Qatani e al giapponese Takahara.
Younis Mahmoud Khalef. Questo il nome che il popolo iracheno sta inneggiando per avergli regalato la vittoria più bella. Dopo il quarto posto alle Olimpiadi di Atene nel 2004 è questo il risultato più importante per una nazionale che, secondo racconti non di tanto tempo fa, uno dei figli di Saddam Hussein, Uday, amava infliggere punizioni esemplari dopo ogni sconfitta. Dalle frustate al carcere, dove dovevano allenarsi con palloni di pietra che spaccavano i piedi. Stavolta invece onori per coloro che sono riusciti nell'impresa. E un assegno da 10.000 dollari per ciascun calciatore, come promesso dal primo ministro Nouri al-Maliki.
Il cammino. L'Iraq, che ha chiuso la Coppa d'Asia imbattuto, ha superato il primo turno sorprendendo contro l'Australia e pareggiando con Thailandia e Oman; poi nei quarti ha sconfitto il Vietnam, in semifinale la Corea del Sud ai rigori. Infine, la vittoriosa finale, con il ct Vieira portato in trionfo dai suoi calciatori. L'uomo che è riuscito dove la politica aveva fallito. Mettere assieme sciiti e sunniti, arabi e curdi, farli diventare una squadra, anzi di più: una Nazione. Il brasiliano, che vive nei paesi arabi fin dal 1980 e che si è convertito all'islam, come aveva annunciato, lascerà la nazionale per approdare alla guida della Corea del Sud. "Non avete idea di quello che abbiamo passato in questi 60 giorni- ha detto- Se continuassi finirei in manicomio". Peccato. Intanto a Baghdad è festa grande. Dopo anni di guerra a esplodere non sono solo le bombe, ma anche l'entusiasmo. La speranza è che non accada quanto successo mercoledì scorso quando, durante i festeggiamenti per la vittoria contro la Corea, 50 persone persero la vita vittime di attentati. Per questo le autorità della capitale irachena hanno vietato la libera circolazione di auto e moto, oltre che di sparare in aria (anche se qualche sparo si è sentito), mentre in altre città è stato imposto il coprifuoco. Sfidato da qualcuno pur di scendere in strada per urlare la propria gioia. "Anziché sparare con i fucili possiamo lanciare delle granate", ha detto un cittadino di Baghdad alla tv subito dopo la vittoria finale. Per il momento, comunque, pare ci sia da parte della popolazione la volontà di rispettare la tregua voluta dall'ayatollah sciita al-Sistani. Intanto la gente di Baghdad ha invaso le strade al grido di "Allah è grande", sventolando bandiere tricolori irachene acquistate in gran numero nei giorni scorsi e accendendo candele di fumo. La festa in un teatro di guerra.
(Italo Mastrangeli/Dire)

sabato 26 luglio 2008

Dopo 110 anni l'Athletic Bilbao cede alle lusinghe del mercato

(ANSA) - ROMA, 26 LUG - Dopo 110 anni, la storica 'camiseta' biancorossa dell'Athletic Bilbao si macchierà per la prima volta con il logo di uno sponsor privato. Secondo quanto scrive Marca l'Athletic, che in rosa ha solo baschi e non ha mai ingaggiato un calciatore straniero, ha ceduto alle pressioni del denaro promesso da Josu Jon Imaz, presidente della Petronor, compagnia petrolifera basca che diventerà partner della squadra per 3 anni. All'Athletic dovrebbero andare circa 2 mln di euro a stagione.

Roma e van Persie, un affare plausibile

Sfumato l'acquisto di Adrian Mutu, la Roma continua a guardarsi intorno. Iaquinta è sempre un obiettivo. Gradito da Spalletti, che lo conosce bene visto che lo ha allenato a Udine, il bianconero sarebbe utile sia per la sua esperienza (è anche lui un Campione del Mondo, non dimentichiamolo) che per la duttilità in campo (può ricoprire indifferentemente tutti i ruoli dell'attacco) . Ma a Torino in cambio vorrebbero Alberto Aquilani. Alla società di Trigoria l'idea di cedere il centrocampista, romano e romanista, di grande talento e cresciuto nel vivaio giallorosso, non è che piaccia molto, anche perché andrebbe a rinforzare una diretta concorrente per la Champion's League. Ma il club dei Sensi sa che un attaccante serve come il pane. E allora ecco l'ipotesi "fantacalcistica". Aquilani va alla Juve per Iaquinta e qualche milione di euro (5-6); soldi che la Roma reinveste immediatamente per assicurasi Julio Baptista del Real Madrid (operazione da 12-13mln di euro).
Intanto però si fanno altri nomi. Uno dei quali estremamente suggestivo. Sto parlando di Robin van Persie, venticinquenne attaccante esterno in forza all'Arsenal. Un'operazione di mercato che alle stesse cifre di Mutu potrebbe andare in porto: 20 mln per il cartellino e 2,5-3 al talentuoso calciatore. Arsen Wenger non si opporrebbe alla trattativa. In parte perché non ama il carattere bizzoso e indisponente dell'olandese. E soprattutto perché cedendo van Persie a quella cifra, i Gunners riuscirebbero a trattenere Adebayor, vero pupillo del tecnico Wenger, con un nuovo, sostanzioso, contratto. La miglior medicina per dimenticare l'offerta del Barcellona.

martedì 22 luglio 2008

Goodbye Mr. Chinaglia, goodbye


Se già prima non aveva alcuna intenzione di tornare in Italia, ora Giorgio Chinaglia ne avrà ancor meno. Il reato per cui ha deciso di darsi alla latitanza (a New York, dove tra l'altro svolge con successo il lavoro di commentatore per "Sirius Radio", un emittente che si occupa di calcio), l'aggiotaggio s'è trasformato nel tempo in qualcosa di peggio. Fiamme Gialle e Polizia di Roma hanno infatti scoperto che dietro la scalata della Lazio nel 2006 ad opera di un gruppo farmaceutico ungherese c'era un disegno criminoso da parte del clan camorristico dei Casalesi per riciclare denaro sporco. Il nome di Chinaglia figura tra le 10 persone destinatarie dell'ordinanza di custodia cautelare, perché intestatario "di conti correnti italiani ed esteri dove sarebbero dovuti confluire in tre tranche i 24 milioni destinati all'acquisto della società, riconducibili in ultima istanza al clan camorristico, secondo quanto riferito da una fonte investigativa", come ha scritto la Reuters.
Chissà come l'avrà presa l'ex attaccante della Lazio, che intervistato il 29 novembre 2007 dalla gazzetta aveva detto di essere "vittima di un imbroglio, ma presto la verità verrà a galla, io sono innocente". Probabilmente non era questa la verità che si aspettava saltasse fuori. Ora, dopo la multa di 4,2 mln di euro che lo scorso anno gli comminò la Consob per "condotte manipolative sui titoli della SS Lazio", nemmeno le gravi accuse della Procura di Roma riusciranno a smuoverlo dalla sua latitanza dorata nella Grande Mela. Anzi. Lo "scalatore" si terrà ancora più aggrappato alla libertà di cui gode negli Stati Uniti, "dove ci sono persone che credono ciecamente in me e che considerano assurdo tutto quello che mi sta accadendo".Goodbye Mr. Chinaglia, goodbye.
(Foto: Antonio Genova su flickr)

sabato 19 luglio 2008

Il talent scout Jacomuzzi: "I club hanno mille modi per bloccare la fuga dei giovani talenti"

Non per soldi, ma per denaro. Mentre sabato sera Platinì ha annunciato che entro la fine del 2009 l'Ue varerà una direttiva per bloccare i trasferimenti di calciatori under 18, il talent scout Carlo Jacomuzzi ha rilasciato un'intervista ad Antonio Maglie e Andrea Fani del "Corriere dello Sport", in cui ha attaccato pesantemente i dirigenti delle società calcistiche italiane, colpevoli di non fare abbastanza per trattenere i loro giovani talenti. "Le società contestano per pigrizia- ha detto Jacomuzzi-, avrebbero mille modi per bloccare i propri talenti. I club sanno chi hanno in mano. Se un ragazzo viene convocato nella Nazionale giovanile, e magari gioca decine di partite, una società ha tutto l'interesse a metterlo sotto contratto. Così tutela il proprio gioiello. Altrimenti ci sono altre società disposte a pagare il giovane, a dargli un contratto. Non si può risparmiare sui ragazzini, dando ai più meritevoli un rimborso simbolico e poi alzare un polverone quando uno firma per un'altra società. Inoltre, molti club italiani prendono molti giovani stranieri. Come mai non protesta nessuno? Comunque, se le regole dovessero cambiare, bene, noi agenti ci adegueremmo come sempre. Noi rispettiamo le regole". Secondo Jacomuzzi, poi, è anche giusto che i giovani abbiano contratti a cinque zeri, "perché in questo modo i ragazzi si responsabilizzano". "Ma i nostri club non vogliono investire- ha proseguito il talent scout- né sui contratti né sui tecnici del vivaio, che curano i ragazzi per pochi euro al mese. I club risolvano prima quei problemi prima di protestare". Per completezza d'informazione, almeno secondo quanto mi risulta, "il rimborso spese" di cui parla Jacumuzzi dovrebbe aggirarsi in Italia intorno ai 1.600 euro al mese. Cioè 20.000 euro all'anno, una cifra che a 15 o 16 anni non mi pare tanto miserevole.

Azionariato popolare per salvare il glorioso Spezia Calcio 1906

di A. Ribolini (presidente Uisp Liguria)

Come si dice, spesso le grandi tragedie sono l’inizio di nuove avventure. Il destino del glorioso Spezia Calcio 1906, squadra quest’anno che ha partecipato alla Serie B, vincitrice di uno scudetto nel lontano 1944, è definitivamente segnato.
Una voragine economica di svariati milioni di euro l’ha travolta e rispedita all’Inferno, quell’Inferno che per i tifosi prende le sembianze dei campionati dilettanti. Scene già viste, anche fra società storiche e titolate (la Fiorentina ad esempio o il Parma o tante altre). Quei tifosi che in questi mesi sono riusciti a dare una prova di amore estremo, arrivando a fondare una società denominata “Lo Spezia siamo Noi” capace di raccogliere fondi “porta a porta” per permettere alla squadra almeno di concludere con dignità il Campionato e provare, una volta giunti al timone della società calcistica, dopo la “fuga” dell’imprenditore mariuolo, nel miracolo che purtroppo non c’è stato.
L’Amministrazione comunale, con a capo il sindaco Massimo Federici (presidente della Uisp spezzina negli anni ‘90), oltre ad essere sceso in campo in prima persona, per provare ad evitare il fallimento, da ieri sera è il presidente della neonata ASD Spezia Calcio 2008, l’associazione sportiva destinata a rilevare il titolo sportivo, che sta verificando con Lega e FIGC la possibilità di iscrizione alla Serie D, evitando così l’imbarazzante terza categoria.
Ovviamente in questi giorni sono stati molti gli interventi di personaggi, enti e politici locali che hanno provato a tracciare strade future da seguire; anche la Uisp è stata attivamente della partita, con una sua interessante proposta che prevedeva la nascita di una nuova società (prima ASD poi SRL “sportiva” senza fine di lucro), temporaneamente in capo al sindaco, capace di attirare l’imprenditoria locale in una nuova avventura cittadina. Appena risolte le formalità di rito, l’iscrizione, il consolidamento del buon settore giovanile e dello staff tecnico, avviare una grande campagna di azionariato popolare, trasferendo così le quote sociali e il controllo della società dall’Amministrazione ai tifosi cittadini. Si tratterebbe del primo caso assoluto di vero azionariato popolare in Italia per una squadra che, ovviamente, ambisce a rientrare al più presto nel calcio che conta.
Ieri è nata la nuova società, una ASD non riconosciuta, senza personalità giuridica. Temporaneamente il presidente è il sindaco, il vice presidente il vice sindaco, i consiglieri quattro consiglieri comunali rappresentanti di tutte le forze politiche presenti (Sinistra Arcobaleno, PD, Forza Italia, AN), a ribadire la non strumentalizzazione politica di questa operazione.
Ora le trattative con il presidente Abete si sono fatte serrate, l’iscrizione alla Serie D è in assoluto la priorità; ma dalle prime dichiarazioni del sindaco, si intuisce che forse la strada che sarà percorsa assomiglierà proprio a quella indicata dalla Uisp.


lunedì 14 luglio 2008

Lo Monaco nega coinvolgimento Ledesma nello scandalo passaporti allegri

"Non capisco perché si faccia il nome di Ledesma, visto che il giocatore ha solo il passaporto argentino e non quello extracomunitario"(dich. Ansa). In risposta a quanti nei giorni scorsi avevano accostato il nome di Pablo Ledesma allo scandalo dei falsi passaporti italiani scoppiato in Argentina, l'ad del Catania Lo Monaco ha replicato con fermezza alle illazioni, negando il coinvolgimento del giocatore, "che è un extracomunitario e come tale verrà tesserato dal Catania".
La bufera, abbattutasi due giorni fa dopo una serie di perquisizioni della polizia di Buenos Aires in sedi di club, rappresentati di calciatori, agenzie, etc, ha portato al fermo di 40 persone e ha travolto oltre 150 calciatori argentini. Una black list in cui sembra ci sia il nome del neo portiere della Lazio, Juan Pablo Carrizo. Sarebbe finita nel sacco anche Elena Tedaldi, donna quarantaduenne titolare dell'agenzia Ciudadania Express, già apparsa nelle cronache sportivo-giudiziaria della stampa italiana nel 2000, per il caso del falso passaporto di Juan Sebastian Veron. La manager, nonostante una condannata di due anni, aveva continuato la sua attività specializzandosi, come ha scritto Adriano Stabile, 'in pratiche riguardanti calciatori desiderosi di trasferirsi nella Ue'. Tra i giocatori assistiti dalla Ciudadania Express figurano il centrocampista della Nazionale Mauro Camoranesi e quello di Ezequiel Lavezzi del Napoli, che per il momento non sembrano però coinvolti nella faccenda. Per approfondimenti sulla vicenda vedi l'articolo di Adriano Stabile su Spysport.

venerdì 11 luglio 2008

Totti sponsorizza l'acquisto di Mutu

A Roma sono in molti a pensare che Adrian Mutu sia l'uomo giusto, quello in grado di far fare il salto di qualità alla squadra giallorossa. E quando tra i molti c'è anche un certo Francesco Totti, beh, allora è più che mai lecito sognare. "Spero che alla Roma- ha detto il capitano a Sky- possa arrivare un grande attaccante. Mutu lo metto su tutti, ha dimostrato d'essere un gran giocatore e fa la differenza. Qui alla Roma si troverebbe bene, in tutto e per tutto". Al di là delle parole d'er pupone', l'affare appare molto complicato. I Della Valle sono intenzionati a consegnare una grande squadra a Prandelli, una formazione in grado di competere per lo Scudetto e di farsi onore in Champion's League. Come del resto gli acquisti milionari di Vargas e Gilardino stanno lì a dimostrare. Dunque, una eventuale cessione di Adrian Mutu non parrebbe in linea con tali ambiziosi traguardi. Eppure c'è chi non è di questo avviso e ritiene che la consegna della fascia di capitano al giovane Montolivo sia il segnale d'un malessere. Per costoro il rapporto tra il romeno e i viola si sarebbe rotto dopo la richiesta di Alessandro Moggi (procuratore di Adrian) di un nuovo e più sostanzioso ingaggio, che servirebbe a far fronte al pagamento di 12 mln di euro che Mutu deve al Chelsea. E poi c'è quel "no comment", pronunciato oggi da Andrea Della Valle in risposta a chi gli chiedeva dell'interessamento della Roma nei confronti dell'attaccante. E allora? Beh, staremo a vedere.

giovedì 10 luglio 2008

Il contrario della violenza è il pensiero

"Il contrario della violenza non è la dolcezza, è il pensiero". Questa citazione di Etienne Baulien che ho raccolto non so dove su internet, m'è sembrata tanto bella quanto veritiera. E ricorda molto lo slogan dello spot tv che reclamizza l'evento sportivo di oggi allo stadio Flaminio, di cui è testimonial Andrea Pirlo. Slogan in cui il campione del mondo dice: "Un calcio alla violenza, metti la testa in rete". Insomma, solo usando la testa si può allontanare la violenza dagli stadi e tornare ai valori fondanti dello sport, inteso come momento di spettacolo certo, ma anche di aggregazione, integrazione, condivisione.

L'Inter paga 12mln alla Roma per Mancini

Amantino Mancini è un giocatore dell'Inter. Il forte attaccante brasiliano si è legato per i prossimi quattro anni al club di Moratti e percepirà un ingaggio netto di 3,5 mln di euro a stagione. Alla Roma vanno 12 mln di euro, denaro utile per acquistare un centravanti e/o un trequartista (nel caso partisse Giuly) come richiesto dal tecnico Spalletti. In totale i giallorossi, che hanno già speso circa 20 milioni di euro per assicurarsi le prestazioni di Vucinic, Riise e Loria, possono investire una cifra tra i 20 e i 25 mln di euro. In lizza: Iaquinta, Mutu e Di Natale. A meno di sorprese dell'ultima ora questi i tre nomi sui quali sembra orientata la dirigenza giallorossa.

Contro la violenza negli stadi, al via la prima edizione di “Un Pugno e un Calcio alla violenza”

oggi dalle ore 16 stadio Flaminio, Roma
(da lungotevere.net)

Il mondo dello sport si mobilita contro la violenza. Affinché cessi quel senso d’imperante insicurezza che allontana i più giovani e le famiglie dagli stadi. Questo il tema al centro della prima edizione di “Un Pugno e un Calcio alla Violenza” (www.daiuncalcioallaviolenza.it), evento sportivo con finalità benefiche in programma allo stadio Flaminio di Roma giovedì 10 luglio, in gemellaggio con il Golden Gala di Atletica. Una manifestazione organizzata e voluta dalla società ‘FairGama’ del Forum Nazionale dei Giovani e accolta con un certo entusiasmo dal segretario generale della Uil Luigi Angeletti. “La sicurezza negli stadi- ha detto Angeletti- non è solo un fatto di ordine pubblico ma anche sociale ed economico, perché offrire sicurezza costa un sacco di soldi. Per questo sosterremo iniziative come queste, atte a ridurre l’insicurezza negli stadi e a far amare lo sport come accadeva in passato, quando andare allo stadio era una festa popolare”. Alessandro Cochi, consigliere del Comune di Roma con delega allo sport, ha posto invece l’accento sullo sport come momento aggregativo fondamentale nella nostra società (e socialità). “Lo sport- ha spiegato il consigliere con delega allo sport- è il fattore aggregativo a livello sociale più importante, allontana il bullismo, la devianza e, attraverso i suoi valori, fa riscoprire la cultura. Ben vengano le differenze a cui lo sport dà spazio ma, lontano dai luoghi comuni. Il rispetto per gli altri è il bene più grande”. Inoltre, il consigliere comunale, lanciando qualche ‘frecciatina’ alla precedente giunta di centrosinistra, ha ricordato che lo sport è anche un mercato da valorizzare, che crea nuovi posti di lavoro, e non da svendere. “Lo sport non va svenduto- ha sostenuto Cochi-, come accaduto ad esempio per i campi sportivi all’Acqua Acetosa. Ma valorizzato, perché è un indotto che crea nuovi posti di lavoro. Nel quinquennio che ci aspetta ci sarà molto da fare, in primis lo snellimento delle procedure organizzative che spesso rallentano la promozione sportiva”. Andrea Pirlo è il testimonial d’eccellenza della manifestazione promossa dal Comune di Roma, la Croce Rossa, la Polizia di Stato Uil, sotto l’Alto patrocinio della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il cui ricavato sarà devoluto alle associazioni Peter Pan Onlus e alla comunità “Amore e Libertà”, di Don Matteo Galloni, per la costruzione di una scuola e un day hospital a Kinshasa (Congo).
Diversi i momenti salienti di questa giornata dedicata alla solidarietà e contro ogni forma di violenza. Si parte alle 16.0o con protagonisti i più piccoli atleti appartenenti a varie discipline sportive impegnati in un torneo di mini-calcio a 5 e in una singolare gara di striscioni, dove i giovani atleti potranno esprimere la loro idea di lotta contro la violenza riferita allo sport di appartenenza, realizzando striscioni che verranno posti all’interno dello stadio per l’intera durata dell’evento. Lo striscione migliore sarà poi votato via sms in tv e i vincitori avranno la possibilità di assistere dal vivo ad una partita di Roma, Lazio, Inter o Milan.
Il ricco programma prosegue con le esibizioni della Nazionale italiana femminile di pugilato e della boxe thailandese. Poi in serata sono previsti due incontri di calcio. Nel primo la squadra della Croce Rossa italiana affronterà quella della Polizia di Stato, mentre nell’altro match la Rappresentativa Fairgama si troverà di fronte alla Nazionale Campioni Sport. Verso le 23 spettacolo musicale di chiusura con l’esibizione del popolare Marco Carta, vincitore dell’ultima edizione di Amici.
I biglietti dell’evento hanno un costo di 10 euro a persona e daranno la possibilità di partecipare anche al Golden Gala di Atletica in programma l'11 luglio allo Stadio Olimpico. Per info contattate il numero verde 800.031.936

lunedì 7 luglio 2008

In Champions, la "Juve di S. Marino" gioca la carta Romario

Il Murata ritenta l'impresa in Champion's League con un Romario in più nel motore. Dopo l'eliminazione dello scorso anno nei preliminari ad opera dei finlandesi del Tampere, i campioni della Repubblica di S. Marino provano a staccare il pass per il secondo turno anche quest'anno (andata il 15 luglio, ritorno il 23). Stavolta l'ostacolo da superare si chiama Goteborg, squadra svedese di rango che il Murata potrebbe affrontare con un asso (che asso!) in più nella manica. Oltre ad Aldair, che già lo scorso anno vestì la maglia della "Juventus di S. Marino", infatti, il tecnico Massimo Agostini, pure lui vecchia conoscenza del calcio italiano, potrebbe avere a disposizione (l'affare sembra fatto al 70%) il fuoriclasse brasiliano Romario. Tramontata definitivamente invece l'ipotesi Micheal Schummacher, un "rinforzo" sul quale l'allenatore Agostini si era mostrato un po' scettico ( "da un punto di vista pubblicitario sarebbe un gran colpo: lui a pallone è bravino, ma non so se ci saranno i tempi tecnici per iscriverlo") . A proposito dell'ingaggio del brasiliano, il ds Denis Casadei ha spiegato all'Ansa: "Attualmente le probabilità di vedere Romario con la nostra maglia sono all'incirca del 70%, mentre per Schumi è molto più difficile. Romario ci sembra un ottimo rinforzo, senza dimenticare Aldair che per il secondo anno sarà con noi". Entro domani si dovrebbe conoscere l'esito della vicenda.

domenica 6 luglio 2008

Un calcio al pallone d'estate, evviva il Tour de France

L'estate è arrivata. Fa caldo come al solito e le prime amichevoli "footballiste" sono ancora lontane. In questo periodo il calcio non c'è, ma se ne parla come sempre, forse di più. I giornali sportivi e i loro siti fanno vendite e contatti da record per merito di quell'albero della cuccagna che è il calciomercato, fabbrica di sogni e specchietto per le allodole di ogni tifoso degno di questo nome (a cui anch'io non sono immune, purtroppo). Notizie che ultimamente ascolto distrattamente e che leggo con l'occhio annoiato. Forse la mia è una forma di assuefazione e per questo preferisco seguire altri sport (televisivamente parlando). In attesa delle Olimpiadi, per "altri sport" intendo il ciclismo, anzi il Tour de France, la più importante gara ciclistica del mondo, che da noi però rischia di passare inosservata. La prima tappa della Grande Boucle di ieri è stata vista da meno di un milione di persone e ha avuto uno share inferiore al 9%. Numeri da campionato di biliardo, con tutto il rispetto. Certo siamo ancora ai primi vagiti, le emozioni sono pochine, e chiunque conosca almeno un po' la corsa sa bene che le prime tappe hanno davvero poco da offrire. Oltre a questo, pesa la disaffezione di molti dopo gli scandali degli ultimi anni, di chi ancora non si è ripreso dopo Marco Pantani, prima amato e osannato, poi umiliato dai sospetti (di doping) che l'hanno accompagnato fino alla tragico epilogo.
Nonostante tutto, a me il Tour piace ancora. Anzi, ho imparato a conoscerlo e apprezzarlo proprio mentre gli scandali coinvolgevano tutto il movimento ciclistico. Un mondo che è stato il primo e forse l'unico che si sia parzialmente rinnovato, anche se a forza di inchieste giudiziarie e sequestri.
Non so se il ciclismo sia riuscito a venirne fuori, ma il Tour de France, diamine, è sempre il Tour de France. Mi piace vedere il territorio francese ripreso dall'alto, dall'occhio della telecamera piazzata sull'elicottero che ci fa ammirare un paese bello e ricco di storia, come è appunto la Francia; e le riprese dal basso, la moto che affianca le bici, i volti dei corridori, la fatica, il sudore. E' bello pure ascoltare la telecronaca di Auro Bulbarelli, i commenti tecnici di Davide Cassani e le loro interviste durante la corsa ad atleti ed esperti. Così, fino a quando la tappa non giunge alle fasi salienti: una salita (poche per il momento), una fuga, l'arrivo. Poi le interviste finali a vincitori e vinti, spesso meno banali nelle risposte rispetto ai protagonisti del pallone. E poi l'attesa del mattino dopo, quando apro il giornale e cerco con ansia il resoconto di Gianni Mura, cioè di uno che segue la Grande Boucle dal '67, che ha uno sguardo che va oltre la competizione e che comprende tutta la Francia. Anche il 'pezzo' di Marco Pastonesi della gazzetta non è certo da buttare: sempre puntuale e attento a tutto ciò che accade al Tour fin nei minimi dettagli. Ma non solo. Mi piace anche studiare la tappa successiva (www.letour.fr), seguire col dito le pendenze e le salite, immaginare chi staccherà il gruppo, quando e dove, e se riuscirà nell'impresa.
Bello il Tour, non me lo perderei per alcun motivo.
Non so quanti italiani gli scorsi anni abbiano seguito la Grande Boucle e non so se quest'anno l'audience sia migliorata o peggiorata. Però è certo che 900mila spettatori per la prima tappa sono davvero pochi per uno sport e un Tour de France che offre sempre qualcosa di buono. Quel certo non so che, che travalica anche la corsa stessa.

sabato 5 luglio 2008

Ranieri: "Scudetto non è tabù"


La Juventus e il sogno tricolore. Che non può essere un tabù, come ha detto ieri Claudio Ranieri, per un club come quello bianconero. Solo una sfida affascinante, possibilmente da realizzare. Nessun'altra società ha questa spregiudicatezza, che nel qual caso sarebbe considerata mancanza d'umiltà, peccato di superbia. Ma la Vecchia Signora, diciamocelo, è l'unica che può davvero permettersi che questa spavalderia non venga confusa con qualche cosa d'altro. In due stagioni è passata dalla B ai preliminari di Champions e ora è una squadra forte, motivata, giovane. E allora perché non pronunciare la fatidica parola, alla faccia di chi o per superstizione o per inadeguatezza non la enuncia mai. Magari scandendola, lettera per lettera: S-c-u-d-e-t-t-o.
Personalmente è questa la Juve che ammiro: spavalda, ma leale. Come ai tempi di Boniperti e non come negli anni bui della Triade, in cui i bianconeri avranno pure vinto, ma a che prezzo? E poi sono un ammiratore di Claudio Ranieri, uomo tutto d'un pezzo al quale rinnovo i miei migliori auguri. Queste le sue dichiarazioni ieri durante la presentazione della maglia per la nuova stagione.
"Gli obiettivi? I tifosi che mi fermavano mi chiedevano di vincere la Champions. Figuratevi se a me non piacerebbe. Io sono di Roma e la finale è a Roma. Ma facciamo le cose con calma, intanto pensiamo al preliminare. Sicuramente noi giocheremo con entusiasmo, passione, dedizione e voglia di stupire. Non ci poniamo limiti, vediamo dove possiamo arrivare e abbiamo tanta voglia di andare il più in là possibile. Lo scudetto? I tabù non esistono. Chi allena e chi gioca nella Juventus deve essere ambizioso e non deve aver paura di pronunciare quella parola. Ora il primo obiettivo, lo ripeto, è il preliminare che non sarà facile anche perché c'è il rischio di beccare squadre difficili, ma allo scudetto ci pensiamo eccome". Nonostante la voglia di vincere qualcosa d'importante, Claudio Ranieri sa bene che la strada è in salita, la rosa ha bisogno ancora di qualche ritocco, ma la base è buona, come lo stesso allenatore ha confermato: "Lo scorso anno abbiamo gettato le basi, abbiamo fatto un ottimo campionato. Ora cercheremo di migliorarlo. Sono contentissimo del mercato che ha fatto la società. I nuovi che sono arrivati dovranno portare qualità morali, tecniche e qualità. I giocatori nuovi mi auguro di averli il 17 luglio insieme agli azzurri. Chi arriverà? I nomi che seguiamo sono diversi e sceglieremo fra quelli che mi daranno l'opportunità di variare il mio sistema di gioco e di migliorare la squadra. Stankovic? Noi ascoltiamo anche la voce dei tifosi, che per noi sono importanti e una componente in più. Ma io sono convinto che bastano due o tre partite per dimenticare tutto. Stankovic è un giocatore universale che gioca in tutti i ruoli del centrocampo. Gioca bene ovunque, ha tiro, inserimento, colpo di testa, è un giocatore completo". E poi ci sono le avversarie, molto competitive. "Il prossimo anno mi aspetto un Milan all'altezza, una Fiorentina ancora più competitiva, insomma un bel campionato- ha concluso il tecnico- Sono contento anche per l'arrivo di Mourinho. Lui è un grande allenatore e molto preparato dal punto di vista tattico, sarà bello vederlo confrontarsi con il calcio italiano che da quel punti di vista è il più difficile di tutti, ci sarà da divertirsi".

(Foto: Megadeth87)

venerdì 4 luglio 2008

Quaresma quasi nerazzurro, un sogno lungo un anno

Sarei sinceramente contento se Ricardo Quaresma vestisse la maglia nerazzurra dell'Inter. La trattativa è ora nella fase calda, come del resto ha confermato ieri il presidente del Porto, Pinto Costa, il quale ufficialmente ha detto: "Non si è arrivati ad alcun accordo. Non voglio dire che è tutta fantasia ma siamo molto lontani dal poter dire che la chiusura è vicina". Entre amigos: Stiamo trattando ma la conclusione non è ancora vicina perché vogliamo più soldi.
Siccome i soldi a Moratti non mancano, non vedo reali ostacoli per una felice conclusione della trattativa. E si farà ne sono certo, vedrete.
Come dicevo, sarei contento per i nerazzurri, perché l'ala portoghese è un grande calciatore, ma lo sarei anche per me. Già, per me. Durante il calciomercato dell'estate scorsa, quando ero un umile stagista di un'agenzia di stampa, avevo scritto che Quaresma era un "obiettivo dichiarato" di Moratti. La 'notizia' venne ripresa dalla gazzetta, che ci sparò sopra un titolone a otto (o sei?) colonne. La cosa fece imbufalire Marco Branca, anzi, lo fece giustamente imbufalire in quanto non vera. Branca telefonò alla mia agenzia per chiedere delucidazioni, disse al caporedattore che non è che uno può mettere in bocca agli altri frasi che non ha mai pronunciato. Il portoghese non era un "obiettivo dichiarato", perché nessuno, all'Inter, aveva mai rilasciato interviste in merito. Io feci spallucce e diedi ragione a Branca, che del resto ce l'aveva. Confrontandomi con la mia fonte, un rispettabilissimo collega milanese, mi disse che c'eravamo fraintesi. Lui parlava entre amigos, io credevo fosse oficial. Lui fu poco chiaro, io poco sveglio. In quell'occasione Branca e la società si comportarono da gran signori: né querelarono, né chiesero la smentita (né a noi e né alla gazzetta), e il tutto finì col classico state più attenti in futuro. A un anno di stanza dal 'fattaccio', ringrazio ancora la società nerazzurra per la comprensione: in fondo ero un pivello e le ossa ancora me le dovevo fare tutte. Da allora ho imparato a verificare e controllare meticolosamente le informazioni in mio possesso, chiedendo spiegazioni 2,3,4 volte nel caso non mi fossi inteso col mio interlocutore.
Al di là delle mie beghe personali, posso comunque dire che in fondo la notizia era più fondata di quel che credevo. Quaresma, infatti, con ogni probabilità passerà all'Inter, peccato solo che lo stia facendo con un anno di ritardo. Ad maiora.