mercoledì 28 maggio 2008

Domenech spedice a casa Mexes (che raggiunge Trezegol)

Il ct della Francia Raymond Domenech rispedisce a casa Mexes e Flamini. Se per Flamini, neo acquisto del Milan, non ho da spendere molte parole visto che non so quasi nulla di lui, l'esclusione di Mexes invece mi dà da pensare. E la domanda, come dopo la mancata convocazione di Trezegol, è sempre la stessa: Ma Domenech c'è o ci fa? Al posto del giallorosso il tecnico transalpino ha puntato su Jean-Alain Boumsong sul quale lascio a voi ogni commento, e giocatori che non trovano spazio, se non con molte difficoltà, neppure nei rispettivi club, come Willy Sagnol nel Bayern Monaco o Lilian Thuram nel Barca. Certo, per la nostra Italia questo sembra un vantaggio, ma non posso che essere dispiaciuto per queste scelte tecniche che privano tutti gli amanti del football di giocatori di così alto valore. Possibile che Domenech non se ne sia accorto? Per quanto riguarda i motivi che hanno portato all'esclusione di Philippe Mexès, L'Equipe ha spiegato che "è dovuta alla poca confidenza che Domenech ha con il difensore della Roma. Per quanto riguardo invece i problemi a un ginocchio paventati sabato scorso, Mexès soffriva soltanto d' una ferita guaribile in poco tempo".
Questa la lista dei convocati:
Portieri
: Gregory Coupet (Lione), Sebastien Frey (Fiorentina), Steve Mandanda (Marsiglia); Difensori: Eric Abidal (Barcellona), Jean-Alain Boumsong (Lione), Francois Clerc (Lione), Patrice Evra (Manchester United), William Gallas (Arsenal), Willy Sagnol (Bayern Monaco), Sebastien Squillaci (Lione), Lilian Thuram (Barcellone); Centrocampisti: Lassana Diarra (Portsmouth), Claude Makelele (Chelsea), Jeremy Toulalan (Lione), Patrick Vieira (Inter); Attaccanti: Nicolas Anelka (Chelsea), Karim Benzema (Lione), Bafetimbi Gomis (Saint-Etienne), Sidney Govou (Lione), Thierry Henry (Barcellona), Florent Malouda (Chelsea), Samir Nasri (Marsiglia), Franck Ribery (Bayern Monaco)

Poscritto. Rileggendo i convocati mi accorgo che cmq si tratta di una squadra di estremo valore...

via Mancini, arrivano Mourinho e Lampard

Neppure le vittorie hanno permesso a Roberto Mancini di restare alla guida dell'Inter. Il presidente Moratti ieri lo ha scaricato, al suo posto arriva Mourinho, ingaggiato a suon di milioni di euro, 9 stando alle voci che in queste ore si susseguono. Il rapporto tra l'ormai ex tecnico e il patron nerazzurro s'era inclinato da tempo, e allora meglio cambiare e affidarsi a quello che molti definiscono un grande allenatore. Il tecnico portoghese è infatti considerato un guru della tattica, ma anche un sergente di ferro, che poi è proprio quello che manca a una squadra zeppa di campioni, ma portata a fare un po' la bizzosa in campo e fuori. Troppi stranieri si diceva. Beh, ora alla guida tecnica se n'è aggiunto un altro. Che sia questa la mossa buona per vincere per davvero la Champion's League? Glielo auguriamo soprattutto a Moratti, che per riportare l'Inter ai fasti d'un tempo, quand'era presidente suo padre Angelo e aveva in panchina un altro guru del tempo, Helenio Herrera, ha speso tempo e denaro a più non posso, meritandosi l'appellativo di "Abramovic italiano". Un'etichetta che non sai mai se è un complimento o una presa in giro. Cmq, sembra che Moratti porterà a Milano, assieme a Mourinho anche il suo pupillo, Lampard, regista vecchia maniera, grande interprete della filosofia "Mourinhana", fatta di possesso palla e veloci cambi di ritmo. Un centrocampista che tutti gli amanti del pallone avranno certamente apprezzato nella finale di Champions a Mosca. Oltre al gol, anche una traversa e tante buone giocate, alcune inaspettate, come una percussione sulla sinistra nel secondo tempo che non pensavo fosse nelle sue corde.
L'Inter che sta prendendo forma sembra sarà ancora più grande e forte di quella di quest'anno, e i tifosi non possono far altro che esserne entusiasti. Voi che ne pensate?

mercoledì 21 maggio 2008

La giustizia italiana spiegata agl'inglesi da Mr. Capello


Gli inglesi cercano in tutti modi di comprendere noi italiani, ma davvero non ci riescono. Un po' per le nostre leggi, che a loro, talvolta, devono apparire incomprensibili; e un po' perché coloro che sono invitati a fornire spiegazioni sul funzionamento della "macchina" burocratica oppure a chiarire lo stato in cui versa la nostra bell'Italia, spesso, per palese incompetenza o per "conflitto d'interessi", non sono certo d'aiuto.
Prendiamo ad esempio l'articolo apparso sulla BBC stamane, intitolato "Capello libero di preparare la partita con gli Usa". "Il manager dell'Inghilterra- si dice nel sommario- Fabio Capello non dovrà partire per l'Italia per parlare con i magistrati il giorno prima dell'incontro amichevole contro gli Usa del 27 maggio". E già qui la cosa fa sorridere. Possibile che i sudditi della Regina abbiano pensato che per far saltare un'amichevole di calcio bastasse un'audizione giudiziaria? Possibile che un sito tanto prestigioso come quello della BBC abbia deciso di fare una notizia su Capello che non va a parlare con i magistrati torinesi per allenare un team alla vigilia di una partita con una squadra come gli Usa? Ma non sottilizziamo. L'articolo prosegue, motivando la novella con una spiegazione che, per la BBC, merita l'incipit della news: "I magistrati di Torino dicono che non è necessaria la presenza del ct inglese, ma basterà una dichiarazione dei suoi avvocati". Certo, alla BBC la cosa dev'essere suonata un po' strana: con ogni probabilità l'autore del pezzo si sarà domandato come mai uno, inquisito per frode fiscale, possa non andare ad un'audizione in cui è egli stesso l'imputato (verrebbe da dire: chi meglio di sé stesso può dimostrare la propria innocenza?) . A quel punto il giornalista, forse un po' scettico, chiede numi a Marco Gianoglio, rappresentate di Capello, il quale, più che una risposta, gli offre la certezza che in Italia le cose girano davvero in modo strano. "La legge (italiana) permette di fare questo", gli spiega Gianogli, il quale, per allontanare ogni sospetto, aggiunge subito dopo: "No, non c'è nulla di negativo in proposito". Dopo le rassicurazioni offertegli, il giornalista BBC cerca di far comprendere ai lettori come vanno le cose in Italia. E si affida alla parola di Capello (si tratta, credo, di vecchie dichiarazioni di Capello, rilasciate dopo lo scandalo che lo ha coinvolto, riproposte ai lettori per aiutarli a comprendere), che ovviamente racconta la sua versione dei fatti. Un punto di vista legittimo tra l'altro, ma chissà che immagine avrà lasciato ai lettori del sito della BBC. Forse quella di una giustizia da Azzeccagarbugli, che per fare una ricerca esplorativa su transazioni bancarie, invece di richiedere documenti, inquisisce a destra e a manca? "Ho assicurato alla FA- aveva promesso Don Fabio- che le mie finanze sono in ordine. Con i miei consiglieri ho sempre condotto transazioni finanziarie con integrità. Io non sono a conoscenza delle cose a cui sarei associato. Ma so che queste inchieste in Italia fanno parte di una ricerca più larga sulle finanze di molti individui molto in vista". Possibile che non sappia quali reati gli vengono contestati? Di solito, finita un'indagine, è la prima cosa di cui un indagato viene a conoscenza. E poi a cosa si riferisce quando parla di "ricerche su persone in vista"? Che io ne sappia, le ricerche si fanno prima e sono segrete. Solo poi uno viene accusato di dovere 5-10 milioni di euro al fisco, proprio come avvenne per Valentino Rossi e altri. E poi ci lamentiamo che gli altri non ci capiscono... ma con tutta la buona volontà, come fanno? Poveri loro che si sono presi un ct italiano, bravo quanto volete, ma italiano. E chissà che non ci stiano già ripensando...

Del doman non v'è certezza... ma Donadoni resta Donadoni

Donadoni e il suo stile. Inconfondibile come calciatore: era un'ala, come nella migliore tradizione italiana (da Causio a Conti), col pallone sempre incollato al piede e dal dribbling facile. In qualità d'allenatore, invece, lo si conosceva un po' meno, si sapeva solo che aveva fatto un buon lavoro a Livorno e che era stato ingiustamente esonerato da Spinelli. Poi, a sorpresa, veniva nominato ct della Nazionale: un compito che secondo molti era "troppo" per uno come lui, che d'esperienza ne aveva ben poca per gestire il dopo Lippi e la squadra campione del mondo. Durante i circa due anni di partite utili per ottenere il pass a Euro 2008, con una qualificazione guadagnata solo all'ultima giornata di un un girone difficilissimo, con in mezzo l'agguerrita Francia, battuta nella finale di Berlino, e una sorprendente Scozia, Donadoni veniva accusato di scarso polso nel trattare i giocatori e qualcuno gli rimproverava di non essere riuscito a trattenere campioni del calibro di Totti e Nesta (che il ct, successivamente, avrebbe definito "ragazzi un po' viziati").
Il ct, allora come adesso, non aveva fatto una piega e aveva incassato alla sua maniera: poche e sporadiche parole, ma molti fatti. Poi però, quei suoi modi, così poco italiani, hanno conquistato pian piano le simpatie di molti, parallelamente ai successi della sua Italia. Si dirà, che accade sempre così quando si vince. E' vero. Ma non possiamo fare a meno di evidenziare lo 'stile' Donadoni: uno che, proprio come quando giocava, dribbla ogni polemica, se la fa scivolare addosso, mantenendo un profilo basso, tipico di chi in realtà vola alto. Come nell'ultima conferenza stampa: ha giustamente convocato Cassano, ma è riuscito a non accentrare l'attenzione sul barese e sulle cassanate; non ha chiamato Inzaghi parlando di scelta tecnica senza stare a ricordare la grandezza dell'escluso (la retorica non è il suo mestiere); ha parlato del suo contratto che non vincola nessuno come la cosa più normale al mondo. Che poi solo i numeri contino nel calcio, Donadoni questo lo sa meglio di tutti. Non si capisce però perché qualcuno lo vorrebbe, o lo avrebbe voluto, diverso da com'è. Sarà che 'del doman non v'è certezza', ma non cambiare per diventare ciò che i media vogliono tu sia, beh, questa è già una vittoria. Più grande di quel che comunemente si pensa.

martedì 20 maggio 2008

Il Milan ri-acquista il cavalier Gattuso

Quando sembrava ormai destinato verso altri lidi (forse al Bayern Monaco dove avrebbe ritrovato il connazionale Luca Toni), Gennaro “Ringhio” Gattuso decide di restare a Milano. Il ragazzo di Calabria (nominato Cavaliere della Repubblica dall’allora presidente Ciampi) ha firmato ieri un nuovo contratto, che lo legherà ai rossoneri fino al 2011: avrà 33 anni, un’età ancora buona per restare, se ne avrà voglia, nel magico mondo pallonaro, magari un ritorno nell'amata Scozia. Notizia inattesa, è bene ribadirlo, perché Gattuso di andarsene via dal Milan (che per uno come lui significa una cosa sola: via dal campionato italiano) c’aveva pensato sul serio. A fargli girare la testa non erano stati tanto i 6 milioni di euro che i tedeschi, come s’era detto, erano pronti a offrigli, quanto alcune incomprensioni con la società di via Turati, che con lui, professionista sino al midollo, non s’era comportata in modo corretto, adottando ‘due pesi e due misure’ in tema di ‘permessi’ e libere uscite. Molti crederanno che Ringhio abbia deciso di rimanere al Milan, convinto dal tintinnio dei danari, e non sarò certo io a fargli cambiare idea. Ma per quello che ne so, le cose non stanno così: non sono a conoscenza delle cifre, ma se le parti hanno convenuto di prolungare è solo perché è andato a buon fine il doveroso chiarimento. Bene per il calcio italiano che per i prossimi anni potrà godersi ancora un campione di razza come lui, e bene per i rossoneri che in mezzo al campo potranno contare su uno che, come disse Walter Smith che lo allenò ai Rangers Glasgow, “Gioca col cuore sulla manica”: cioè mette tutto se stesso in campo, come i cavalieri medievali che si legavano al braccio il fazzoletto regalatogli dall’amata.

lunedì 19 maggio 2008

Condannato in attesa di giudizio


La vicenda delle intercettazioni telefoniche che ha coinvolto Delio Rossi stupisce, e non poco. Perché l'uomo, prima che ottimo tecnico di una prestigiosa società di calcio, ce lo siamo sempre immaginato come persona corretta e di sani principi. Ricordo bene come l'estate scorsa non stesse nella pelle per la Laurea appena conseguita dal figlio, che gli aveva fatto il regalo più bello, meglio dello scudetto o di un nuovo milionario ingaggio. Non parlava d'altro, con tutti, pure con i giornalisti: per lui e la sua famiglia, diceva, era quello l'onore più grande...
Non si riesce allora a comprendere come un uomo che fa della famiglia, dell'onore, del rispetto e della cultura valori fondanti della propria personalità, come quell'uomo dicevamo, possa essere incappato in un'accusa tanto infamante: ovvero l'intenzione di "ammorbidire" il Lecce intavolando una trattativa di calciomercato prima di una partita contro la "sua" Lazio (30 aprile 2006). Un'accusa per la quale la Commissione Disciplinare della Figc ha inflitto al tecnico bianco-celeste tre giornate di squalifica (e alla Lazio 10mila euro d'ammenda) per la violazione dell'art.1 (lealtà) del Codice sportivo.
Delio Rossi dunque è stato condannato, ma come ha scritto Adriano Stabile su Spycalcio "siamo di fronte a una sentenza per certi versi inedita perché generalmente, in caso di infrazioni del genere, scattano squalifiche a tempo più lunghe". Evidentemente devono aver pesato sul giudizio della Corte alcune attenuanti "dovute" a un uomo che mai in carriera era stato accusato di alcunché. Ipotesi possibile, come è probabile che, incassata la sentenza, il suo legale, l'avvocato Gentile, gli abbia consigliato di non fare ricorso: in seconda istanza, infatti, la pena potrebbe risultare più gravosa qualora lo si ritenesse colpevole del reato di frode e non più di slealtà sportiva.
Come siano andate le cose non è dato sapere, comunque Delio Rossi ha mostrato tutta l'intenzione di ricorrere. Cosa che ci fa davvero piacere e che dimostra quanto egli tenga all'onorabilità della sua persona piuttosto che alla più spiccia convenienza. "Prendo atto della sentenza che trovo ingiusta e iniqua. La impugnerò perché ho il dovere morale di tutelare me stesso e la mia onorabilità- è scritto in una nota diffusa dallo stesso Delio Rossi, e che ho ripreso da Spycalcio-. Certo, non sarà una squalifica a cambiare il mio modo di essere e pensare in certi fondamenti e valori in cui credo fermamente con la forza, il coraggio e l'integrità di sempre". Poi, che sia colpevole o meno, non sta a noi sentenziare, ma che questa sia la strada da percorrere per una piena riabilitazione, beh, questo sì che lo possiamo giudicare.

martedì 13 maggio 2008

Il rinnovamento passa per il fairplay

La penultima domenica di campionato ci ha insegnato che il fairplay in campo è anche sinonimo di un calcio più bello ed equilibrato. Un po' tutti gli osservatori se ne sono accorti e hanno elogiato lo spirito di Siena e Napoli, due formazioni che seppur non avessero alcun obbligo di giocare al meglio contro Inter e Milan si sono impegnate al massimo, nel rispetto dei propri sostenitori e per il prestigio della maglia che indossano. Fattori che troppo spesso sono stati sopravanzati dall'italiota costume pallonaro che vuole che le partite di fine campionato abbiano sempre un esito scontato: un fatto che oltretutto ha generalmente fagocitato polemiche tra i puristi del football e i tradizionalisti dell'"è stato sempre così". Adesso, dopo la lezione di fairplay, non si potrà più fare marcia indietro. E speriamo che il modello venga esportato dalla serie A alle serie minori, dove l'occhio televisivo non vede e giudica e lo spirito sportivo ancora latita. Perché a fare gli onesti, chi ci guadagna è lo spettacolo dello sport.

venerdì 9 maggio 2008

Laleggendadelcalcio festeggia 6 mesi


Laleggendadelcalcio festeggia oggi i suoi primi 6 mesi di vita. Centottanta giorni non sono molti ma bastano per un primo bilancio, dove i conti, è inutile nasconderlo, sono in passivo. Certo, il "lavoro" svolto finora è stato portato avanti con impegno e cercando, per quanto possibile, di affrontare il tema calciopallonaro nello stile e nella forma che vi avevamo preposto: non tanto per quello che è, un gioco con delle regole, ma soprattutto per quegli effetti che si producono in esso e che sono "specchio" della società in cui viviamo. Si è tentato di essere puntuali e di approfondire i vari aspetti con onestà, anche se talvolta qualcuno ha rimproverato a Laleggendadelcalcio di essere un po' (troppo) di parte. Sappiate che non era, e non è, nella volontà di chi scrive su questo blog, ma evidentemente quello che si pensa non lo si può dissociare da ciò che si scrive, tantomeno in un blog, dove si commentano i fatti piuttosto che darne notizia. Tiriamo le somme: i contatti non sono stati molti, circa una ventina al giorno. Alcuni poi erano solo dei passanti che presto hanno abbandonato queste pagine senza tornarci più; altri invece si sono affezionati e sono diventati lettori abituali; altri ancora, che non finirò mai di ringraziare, hanno citato Laleggendadelcalcio in dei forum o in dei commenti di altri siti; in pochi hanno linkato il blog e qualcuno ha linkato i post. Anche a loro comunque va un caloroso grazie di cuore.

Poscritto per i neo blogger. Aprire un blog è un'operazione alquanto semplice. Il difficile casomai viene dopo, quando l'esigenza iniziale, quell'impulso di comunicare qualcosa a molti, diviene una sorta di vincolo personale e morale: perché la rete ha un suo codice non scritto, che dice che chiunque non aggiorni e gestisca al meglio il suo blog condanna la sua creatura a morte certa. E' un contratto che talvolta vorresti stracciare, e che potresti fare senza alcun problema: basta un click. Ma poi il pensiero che una parte di te, del tuo lavoro possa essere cestinata ti fa continuare a sfamare questo pargolo, che poi non è altro che una parte di te stesso. Così, ogni volta che un blogger smette di scrivere e aggionare il suo blog ho come un magone allo stomaco. Vorrei dirgli: "Che fai? Dai non smettere, prosegui". Perché il bello, in fondo, viene proprio quando meno te lo aspetti. Perché la libertà è dentro le regole e non fuori.