sabato 20 marzo 2010

Padre padrone


In casa Lazio, non cade foglia che Lotito non voglia. La sua gestione della Lazio è quella di un autocrate, di un padre padrone, ed è normale che se la squadra dovesse retrocedere la responsabilità sarà sua più di chiunque altro. Una cosa enorme. Da non dormirci la notte. Non tanto per i soldi che se ne andranno in fumo, quanto perché ci saranno un milione di tifosi incazzati pronti a metterti sulla graticola.
E ci si chiede: che convenienza ha avuto il Nostro Lotito ad accentrare tutto intorno a sé? Questione di carattere, certo. Un brutto carattere. Ma se questo modo di fare, abbastanza unico nel panorama europeo, non dà frutti, ecco che le responsabilità rischiano di schiacciarti, i buoni propositi se ne vanno a farsi friggere, e si resta soli a riflettere sugli errori commessi.
Basterebbe vincere. Basterebbe che la Lazio tornasse quella della fine del Campionato scorso e dell'inizio di questo. Quando inaspettatamente i biancocelesti alzavano coppe e ricevevano onori. Ma il tempo è ormai scaduto. Dunque, che fare? Il tecnico Reja, oggi, ha lanciato il suo messaggio: "D'ora in poi, non voglio interferenze sul piano organizzativo per quanto riguarda le trasferte o eventuali ritiri. E nemmeno per quanto riguarda la squadra. Decido io, le responsabilità sono soltanto mie: i giocatori devono pensare a lavorare e a dare il massimo in campo. Io sono l'allenatore e tocca a me dare le motivazioni al gruppo. Altrimenti me ne posso tornare da dove sono arrivato". Senza fare nomi l'allenatore biancoceleste ha detto tutto: a Lotito di farsi finalmente da parte e ai calciatori di giocare come sanno. Insomma: ognuno faccia quello che deve fare al meglio senza ingerenze. Chissà se tanto basterà per raggiugere la salvezza. Quella della Lazio, e quella di Lotito.

Il calcio dice "No al razzismo"


Il mondo del calcio scende in campo contro il razzismo aderendo alla campagna "Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti". Domenica 21 marzo, 'Giornata Internazionale contro la discriminazione razziale', negli stadi di serie A, subito prima dell'inizio delle partite, verrà portato in campo uno striscione con la scritta "No al razzismo", il logo - un fantasmino giallo - e il nome della Campagna. Sui monitor verrà contemporaneamente proiettato lo spot ideato e diretto dal regista Mimmo Calopresti, interpretato da Francesca Reggiani, Lello Arena, Salvatore Marino, Cumba Sall e da Viorel Samuel Cirpaciu, il bambino rom che col suo candore e il suo sorriso spezza simbolicamente la catena dell'intolleranza. Lo striscione sarà esposto anche alla partenza della Maratona di Roma in programma sempre domenica prossima.
La Campagna "Non aver paura" ha preso il via un anno fa, promossa da uno schieramento di 26 organizzazioni, inedito per ampiezza e pluralità. Ne fanno parte, infatti, associazioni laiche e religiose, Ong internazionali, i principali sindacati e l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Obbiettivo della Campagna è favorire la conoscenza reciproca e il dialogo, abbattendo pregiudizi e stereotipi che, alimentati in modo irresponsabile, spesso si traducono in atti di discriminazione e violenza determinando un clima che mette a rischio la convivenza civile delle nostre comunità.
VEDI IL VIDEO