martedì 7 dicembre 2010

Sandri, per la Corte d'Appello fu omicidio volontario

La Corte di Assise di Appello di Firenze ha condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione il poliziotto Luigi Spaccarotella per l'omicidio di Gabriele Sandri, il giovane 26enne tifoso della Lazio, morto l'11 novembre 2007 colpito da un proiettile nell'area di servizio della A1 a Badia al Pino, vicino ad Arezzo.

Il verdetto emesso al termine del processo di secondo grado presieduto dal giudice Emilio Gironi, ha riformato il precedente giudizio del Tribunale di Arezzo, emesso il 14 luglio 2009, che aveva condannato Spaccarotella a 6 anni di reclusione per omicidio colposo. I giudicie d'appello hanno accolto la richiesta del procuratore generale Aldo Giubilaro di ritenere Spaccarotella colpevole di omicidio volontario e hanno innalzato la pena a 9 anni e 4 mesi. Il pg aveva però chiesto in sede di dibattimento la pena di 14 anni.

I genitori di Gabriele Sandri, Giorgio e Daniela, sono scoppiati in lacrime alla lettura della sentenza di condanna del poliziotto Luigi Spaccarotella a nove anni e quattro mesi per omicidio volontario. «È una giustizia - ha commentato Giorgio - che era dovuta. A differenza di quanto ho detto dopo il primo grado, la decisione dei giudici di oggi mi fa sentire orgoglioso di essere italiano».

Un lungo applauso ha accolto l'uscita dei genitori di Gabriele Sandri dall'aula in cui si è svolto il processo. Alla lettura della sentenza in aula il pubblico, composto soprattutto da tifosi laziali e amici di Sandri, ha accolto la sentenza in silenzio. La gioia è scoppiata all'uscita dall'aula, dove molti amici di Sandri erano in lacrime, così come i genitori Giorgio e Daniela, che ha avuto anche un piccolo malore. Felicità è stata espressa anche dal fratello di Gabriele, Cristiano.

(Fonte: Spysport)

sabato 27 novembre 2010

Quando il Napoli è l'unica via d'uscita

Meno male che c'è il Napoli. Domani in trasferta a Udine i tifosi partenopei dimenticheranno, almeno per 90', la tragica situazione che stanno vivendo nella loro città sommersa dalla spazzatura. E il Napoli, che dopo un avvio esaltante è al terzo posto in classifica, è una delle poche cose a cui aggrapparsi per provare a ritrovare dignità. "Siamo terzi, molto al di là delle nostre aspettative- ha detto in conferenza stampa il tecnico Walter Mazzarri- Il calcio è considerato uno dei vanti della città, che sta attraversando un momento difficile per l'emergenza rifiuti. Spero di essere un traino per sensibilizzare le istituzioni e le autorità per risolvere questo problema. Tutti insieme ci dobbiamo aiutare. L'impegno dei cittadini è necessario, ma non basta. La spazzatura va tolta dalle strade e smaltita. Bisogna fare qualcosa velocemente, la situazione è brutta".
Nel frattempo il premier Silvio Berlusconi ha garantito che nel giro di poco tempo la spazzatura sarà tolta dalle strade, proprio come accadde due anni fa. "In meno di due settimane porteremo Napoli al meritato e dovuto decoro", ha promesso il Cavaliere, che in fatto di emergenze è diventato un esperto gestore. Anche perché è sulle emergenze (gli shock direbbe la Klein) che si fanno i migliori affari. Come disse Re Mida (il camorrista) la "munnezza vale oro". E l'oro, come si sa, non puzza.

giovedì 14 ottobre 2010

Linguine al pesto e škembići alla serba


Ivan Bogdanov, l'ultrà serbo protagonista dei disordini di martedì al Marassi di Genova, ha chiesto scusa all'Italia. "Chiedo scusa all’Italia e agli italiani- ha detto- La mia era una protesta contro la Federcalcio serba". Ora siamo tutti in attesa del prossimo pranzo riparatore a base di linguine al pesto e škembići alla serba fumanti...

sabato 25 settembre 2010

Lo sciopero dei milionari

Vacanze lunghe. Il calcio, intanto, ha ripreso a rotolare. Come sempre. Tanto per iniziare, abbiamo scelto la notizia più bizzarra di queste settimane: lo sciopero dei calciatori. Anzi: il mancato sciopero, visto che oggi e domani si gioca. Ma facciamo un passo indietro. Nelle settimane scorse l'associazione calciatore (Aic) ha indetto uno sciopero per la quinta giornata di campionato. Motivo: "I calciatori non vogliono più essere trattati come oggetti". Non stivali rotti, beninteso, ma pezzi di gioielleria da maneggiare con cura. Sono otto, secondo quanto riportato da "Calciopro.com", i punti della discordia. Due i più controversi: i trasferimenti e le cure mediche.
Sui trasferimenti. Secondo la Lega un calciatore non può rifiutare il passaggio ad un club dello stesso "livello" di quello in cui si trova e che gli garantisce pari condizioni economiche. Insomma: non vogliono che si ripeta un altro caso Pandev o Baptista. L'Aic, invece, pensa che i calciatori possano accasarsi dove vogliono, anche se per il club ciò comporta un minore compenso per la vendita del cartellino.
Sulle cure sanitarie. Per l'Aic i calciatori possono farsi curare da chi vogliono. Stregoni compresi. La Lega invece è contraria.
Noi de Laleggendadelcalcio non condividiamo le ragioni dell'Aic. Non perché abbiamo paura che il barnum pallonaro possa fermarsi e portare disordine sociale, come ha paventato nei giorni scorsi il presidente del Coni Gianni Petrucci. La questione è un'altra e riguarda le centinaia di migliaia, se non i milioni, di euro di stipendio percepito dai calciatori. Nonostante la normativa, che va ripensata, i calciatori non sono operai. Il loro girovagare tra una squadra e l'altra non è affatto simile alla vita di un pendolare costretto a sbarcare il lunario. Non diciamo altro, altrimenti c'è il rischio di diventare fin troppo retorici. Il risultato comunque non cambia: siamo di fronte a uno sciopero da operetta, una diatriba tra milionari (calciatori e società di calcio), che può interessare gli amanti del gossip, non chi vive il "mondo reale". E chi vi si riconosce è perduto!

lunedì 2 agosto 2010

Roby Baggio in Figc tra 48 ore


Noi di Laleggendadelcalcio siamo stati i primi a chiedere un posto in Figc per Roberto Baggio. Dopo la nuova Caporetto calcistica in Sudafrica, l'ex stella azzurra ci è sembrato il classico uomo giusto al poso giusto. Dunque, non possiamo che gioire per l'imminente ritorno in azzurro del divin codino, che stamane si è incontrato con il presidente della Figc Giancarlo Abete nella sede federale di via Allegri, per discutere della cosa. Il ruolo che dovrebbe ricoprire è quello di presidente del settore tecnico (il settore per la formazione e l'aggiornamento dei quadri tecnici della Figc). Un incarico che, a onor del vero, non ci sembra particolarmente azzeccato. Il rischio che si tratti solamente di un'operazione di facciata è alto. Ma Roby Baggio, intervistato da AdnKronos, si è detto entusiasta d'intraprendere la nuova avventura. "Da parte mia c'è la massima disponibilità- ha detto Baggio- Ci sono tante cose in ballo, sarà un'esperienza impegnativa ma anche divertente. Se tutto va in porto, tra qualche giorno sapremo. Il settore tecnico riguarda tanti ambiti, bisogna capire un po'. Prima bisogna avere la certezza, poi vediamo...". La nomina ufficiale di Baggio in Figc dovrebbe arrivare nelle prossime 48 ore.

domenica 1 agosto 2010

Parte II. Tessera del tifoso e intercettazioni telefoniche


(...segue)
Confrontando tessera del tifoso e intercettazioni, poi, si arriva al paradosso. Infatti, se da una parte i berluscones invocano la limitazione delle intercettazioni telefoniche, perché lesive di alcune libertà personali, dall'altra legalizzano uno strumento, come la tessera del tifoso, che viola quegli stessi diritti in maniera indiscriminata. Infatti, mentre le intercettazioni telefoniche sono disposte da un magistrato nell'esercizio delle sue funzioni, hanno natura individuale, sono motivate dal sospetto di attività criminose e hanno una durata limitata nel tempo, la tessera del tifoso invece è una misura generalizzata (cioè colpisce tutti indiscriminatamente), non ha una durata temporale (dura finché segui la tua squadra del cuore), non ha una motivazione precisa (se non una generica prevenzione contro atti di teppismo negli stadi) e non è disposta dall'autorità giudiziaria, bensì da un atto ministeriale (il Ministero dell'Interno). La distinzione non è di poco conto. Significa, in sostanza, che chi è ricco e potente può perseguire il malaffare senza intralci; chi invece è uno sfigato tifoso dev'essere controllato come fosse un presunto criminale. Se questo non è Regime, voi come lo chiamate? Manca solo la polizia segreta agli angoli delle strade, poi sembrerà di essere nell'ex Ddr.

venerdì 30 luglio 2010

Parte I. Tessera del tifoso, schedatura e commercializzazione della passione calcistica


Oltre al ministro dell'Interno Roberto Maroni e alla sua accolita di rancorosi, la tessera del tifoso non piace a nessuno. Il perché è ovvio: è uno strumento di controllo che limita fortemente diritti individuali, avviando una commercializzazione, a dir poco invadente, della passione sportiva. Basta chiedersi cos'è questa tessera per svelare l'inganno. La tessera del tifoso è descritta come uno strumento di "fidelizzazione che identifica i tifosi di un club o della Nazionale". Il rapporto che si instaura con la società sportiva è analogo a quello che il "mondo commerciale pone in essere quotidianamente coi suoi clienti quando vende i propri prodotti". Tutti i dati personali dei tifosi sono conservati dalle società sportive e utilizzati "per promuovere tutte le attività e le agevolazioni offerte ai propri clienti (convenzioni con aziende di trasporto e di ristoro, corsie dedicate, borsellino elettronico e molto altro)". Infine, "l’attività degli organi di polizia, nel progetto della tessera del tifoso, si limita all’esclusivo accertamento di eventuali motivi ostativi e solo per il tempo necessario"(Il virgolettato è tratto da gazzetta.it). Sintetizzando: la tessera scheda i tifosi, pacifici e violenti, senza distinzioni, ne controlla i movimenti e promuove i gadget delle società-aziende del pallone. Il tutto alla modica cifra di 10euro. A carico dell'utente, naturalmente. E in cambio non si ottiene nulla: "La tessera del tifoso- si legge sulla gazzetta.it- consente di avere percorsi preferenziali all’interno degli stadi, di avere accessi con controlli limitati, sconti su altre manifestazioni organizzate dalle società, sconti in esercizi commerciali convenzionati o per il merchandising, acquisto privilegiato di biglietti per le competizioni internazionali e per i match dell’Italia, percorsi preferenziali anche in caso di gare all’estero. Inoltre è un investimento per i club ed è un’importante opportunità per promuovere il marchio della società tra i tifosi". Tante parole senza senso, un panegirico che puzza di muffa come gli ingessati onorevoli di Lega e Pdl. (segue...)

mercoledì 28 luglio 2010

Zeman e l'essenza del calcio



"Non è importante quanto si corre, ma dove si corre e perché si corre"
(Z. Zeman)

lunedì 26 luglio 2010

La Rai dice basta alla moviola dopo 43 anni

di Fulvio Bianchi (La Repubblica)
Dopo 43 anni la Rai spegne la moviola: dal 29 agosto, quando avrà inizio il campionato di serie A, non ci sarà più il replay delle azioni incriminate, niente discussioni, chiacchiere da bar (sport). L'uso delle immagini sarà solo didattico: "è fuorigioco", "non è rigore". Stop. Verrà spiegata solo la norma senza dilungarsi nel dibattito: i moviolisti Rai (Carlo Longhi e Daniele Tombolini) saranno sostituiti, a "Novantesimo Minuto" e alla "Domenica Sportiva", da esperti di regolamento, magari forniti dall'Associazione Italiana Arbitri. Verranno mostrate, ogni domenica, le immagini di tre o quattro casi e basta.

Non è più tempo di polemiche. Lo ha deciso il direttore di Rai Sport, Eugenio De Paoli, in pieno accordo con i vertici Rai. Una decisione rivoluzionaria: De Paoli si è ispirato agli articoli di Beniamino Placido, di cui era amico ed estimatore. Ha voluto che le trasmissioni della tv di Stato tornassero ai temi tecnici e tattici del calcio, chiudendo le porte alle chiacchiere, ai veleni, alle polemiche, alle dietrologie. E la moviola, va così in soffitta: dal 1967, dai tempi di Enzo Tortora, ha accompagnato il cammino della Rai. Ora si cambia, con piena soddisfazione, è sicuro, dei vertici arbitrali: in passato sia Marcello Nicchi che Pierluigi Collina si erano più volte lamentati della moviola. "Non ce l'ho con lo strumento in sé ma per l'uso che se ne fa", spiegava il designatore italiano, ora passato all'Uefa. La categoria non ha mai gradito, ovviamente, i teatrini soprattutto quando ad animarli erano gli ex colleghi, da Casarin a Cesari, da Baldas a Longhi e Tombolini.

La Rai ha voluto che si parlasse solo di calcio giocato, reale, quello del campo. Non più quello virtuale, artificiale (a volte) della tv. Una scelta sicuramente controcorrente, coraggiosa, rivoluzionaria. Proprio in un momento che il calcio-spezzatino sta prendendo sempre più potere.

Poscritto. Non tutti, ovviamente, sono d'accordo con la decisione Rai, e non mostrano lo stesso entusiasmo di Fulvio Bianchi per la storica decisione (un entusiasmo condiviso da noi di Laleggendadelcalcio). A costoro faccio solo notare che da oggi in poi l'ex arbitro Daniele Tombolini non farà più parte della Domenica Sportiva. E questa è già una buona notizia.

domenica 25 luglio 2010

Tragicommedia rossonera

C’è da compatirli i tifosi del Milan. Abituati per anni ad avere il meglio che c’è in circolazione, ora non riescono nemmeno a leggere i nomi dei nuovi arrivi. Chi diavolo sono Amelia, Yepes e Papastathopoulos? E inoltre, la squadra è vecchia, senza giovani talenti del vivaio pronti per il salto, né soldi da investire nel calciomercato estivo. Una miscela che non fa buon brodo. Il Milan della prossima stagione è poca cosa, sarà un miracolo se raggiungerà il quarto posto in serie A e se supererà il primo turno in Champions. La tragicommedia nasce quando si vuole trasformare il piombo in oro, far diventare stelle le stalle, con arroganza e testarda ostinazione. Frasi come quelle pronunciate da Silvio Berlusconi ed Adriano Galliani in conferenza stampa (“Abbiamo una rosa assolutamente adeguata che può competere con chiunque” e “Sfido chiunque a dirmi il nome di una squadra che ha una sommatoria di classe a centrocampo simile a quella che abbiamo noi con Ronaldinho, Pirlo, Seedorf e Pato”) sono deliri non adatti per l’occasione. Mettere il dito nella piaga è forse autolesionismo. Ma almeno, nell’amarezza, resta il gusto per la risata. “Auguriamo tutto il bene possibile ad Allegri e ai ragazzi, ma ci vorrebbe una trasferta a Lourdes per essere competitivi”, ha detto sarcasticamente ‘Critica Rossonera’; “Dici che spendi troppo? Dici che il calcio ha raggiunto cifre assurde? Ok, ma non dirci che vinceremo così. Non dirci che in fondo era colpa di Leonardo e degli infortuni”, ha sentenziato ‘Diario Rossonero’; ‘La Casa del Diavolo’, invece, ha una sola speranza: “L'unica linea verde di cui potrete parlare in futuro, voi della dirigenza, sarà quella della metropolitana che vi riporterà a Cologno Monzese”. E un po' tutti quanti continuiamo a sperare, non che sia la linea verde del metrò milanese a rispedire al mittente il Cavaliere, ma la Freccia Rossa in partenza da Roma.

giovedì 15 luglio 2010

Il ritorno di Zeman. Signori: "Quel Foggia da favola, gol e divertimento"


(Fonte: Corriere dello Sport)
Giuseppe Signori ricorda a memoria quella formazione del Foggia: Mancini in porta, Petrescu e Codispoti sulle fasce, Matrecano e Consagra al centro della difesa. E poi il pressing di Barone e Picasso, l’eleganza di Shalimov, i movimenti magici del tridente. Signori giocava da vanti con Rambaudi e Baiano. Il Foggia di Zeman, disegnato in campo con un 4-3-3 e costato pochi soldi, fece scuola in quella stagione 1991-92: nono posto in serie A, secondo migliore attacco (58 gol) del campionato dopo il Milan campione d’Italia (74 reti) di Van Basten, Gullit e Rijkaard, con Capello in panchina.

LA RINASCITA - «Sono felice che a Foggia siano tornati Casillo, Zeman e Pavone. Si è ricomposto un trio vincente, è una notizia bellissima », commenta Giuseppe Signori, 42 anni, cento partite e trentasei gol in maglia rossonera, una promozione dalla B e la consacrazione in A, prima di passare alla Lazio nel 1992 per undici miliardi di lire, scelto da Sergio Cragnotti e Carlo Regalia dopo la partenza dell’uruguaiano Ruben Sosa all’Inter. Da Foggia a Roma, in attesa di salire per tre volte sul trono di capocannoniere. Ieri, l’hanno chiamato subito i suoi vecchi amici di Foggia, per annunciargli la svolta societaria. Signori, in Puglia, ha vissuto tre stagioni emozionanti: «Credo che Casillo, Zeman e Pavone possano portare avanti un altro progetto affascinante. Sono felice, perché immagino già che lo stadio tornerà a riempirsi come nel periodo d’oro». Il 14 giugno, a Coverciano, Signori è diventato allenatore discutendo proprio una tesina sul tridente nel 4-3-3 di Zeman: «Le sue squadre regalano regalare spettacolo e divertimento. Ho avuto tecnici importanti durante la mia carriera, ma sotto il profilo tattico il boemo è stato il migliore».

LA GARANZIA - Signori ha lavorato con Zeman per tre anni nel Foggia e più avanti, dal 1994 al gennaio del 1997, l’ha ritrovato sulla panchina della Lazio: «Spero che il Foggia possa torna re protagonista. La città merita visibilità e soddisfazioni: ha un rapporto speciale con il calcio e dopo un periodo complicato ha finalmente la possibilità di progettare un futuro importante». L’entusiasmo e l’orgoglio di Casillo,l’esperienza di un direttore sportivo come Pavone, la voglia di riscatto di Zeman, che non allena da due anni, dal 2008, quando decise di separarsi dalla Stella Rossa di Belgrado dopo tre giornate di campionato: «Conosco Zeman e le sue qualità, sono felice che possa tornare a lavorare e a riprendersi lo spazio che gli era stato negato negli ultimi tempi».

LA STIMA - Il boemo, nipote di Cestmir Vycpalek, ex tecnico della Juventus, è stato il primo a valorizzare Signori: l’ex attaccante nutre stima e riconoscenza. Un vincolo che non si è mai sciolto. «E’ attento a ogni dettaglio, studia e prova all’infinito certe soluzioni tattiche. E’ un perfezionista». Una preparazione atletica dai carichi pesanti: i famosi “gradoni” per potenziare la muscolatura, le ripetute nei boschi, la dieta. Signori applaude il ritorno in panchina di Zeman: «Ha lanciato tanti ragazzi, è riuscito a formare molti giocatori di alto livello: Zeman è nato per insegnare calcio. In Puglia ritroverà l’ambiente ideale per togliersi grandi soddisfazioni. Il mio Foggia era un piacere: corsa, velocità, divertimento, tanti gol. Ora lo aspetto di nuovo nelle categorie superiori».

venerdì 9 luglio 2010

Finalina. Germania poco motivata, Uruguay per i tifosi


di Laleggendadelcalcio (per QuattroTreTre)
Stati d’animo agli antipodi alla vigilia della finalina tra Gemania e Uruguay. Per i ragazzi del ct Oscar Tabarez, il terzo posto è molto più che una consolazione. Nel 1970 la Celeste arrivò quarta ai Mondiali, poi cinque mancate qualificazioni, due eliminazioni al primo turno e due negli ottavi. Troppo poco per fare gli snob: il terzo posto sarebbe il miglior risultato dal ‘50. Tutta un’altra storia per i tedeschi, che di scontri per il 3-4 posto ne hanno disputati quattro nella loro storia. Il ct Joachim Loew sembra addirittura intenzionato a schierare chi finora ha giocato meno. “Sarebbe una ricompensa per il loro grande impegno”, ha detto ieri l’assistente del ct, Hansi Flick. In dubbio, l’attaccante Miroslav Klose, per un problema alla colonna vertebrale. Ma farà di tutto per essere in campo domani a Port Elizabeth. A trentaduenni suonati, questa sarà, con ogni probabilità, la sua ultima chance per segnare quel gol che lo separa dal record di Ronaldo, miglior marcatore di sempre ai Mondiali con 15 reti. Anche Sami Khedira e Philipp Lahm non sono al top. Lahm, però, ha già detto di essere a disposizione del mister. Se gli verrà chiesto, dunque, stringerà i denti, per dimostrare che la fascia di capitano che ha al braccio non sta lì solo per l’infortunio occorso a Ballack, ma perché se la merita, nonostante la giovane età (26 anni). La sfida Germania-Uruguay per il terzo posto ha un precedente storico, nel ‘70, quando la Germania, sconfitta 4-3 dall’Italia (sì, si tratta proprio di “quel 4-3″), affrontò l’Uruguay, che si era inchinata al Brasile di Pelè. La Germania ebbe la meglio e anche stavolta potrebbe farcela: Paul, il polpo-oracolo di Oberhausen, che finora non ha sbagliato una predizione, la dà per vincitrice. La Celeste si affida a Luiz Suarez e Diego Lugano, assenti nella semifinale contro l’Olanda, per dare ancora una gioia ai 3milioni e mezzo di uruguayani. E per smentire, almeno una volta, il simpatico cefalopode teutonico.

Uruguay-Germania: le PROBABILI FORMAZIONI
URUGUAY (4-3-3) 1 Muslera; 4 Fucile, 2 Lugano, 3 Godin, 6 Victorino; 16 Maxi Pereira, 15 Perez, 17 Arevalo; 21 S. Fernandez, 10 Forlan, 9 Suarez A disp. 12 Castillo, 23 Silva, 8 Eguren, 11 A. Pereira, 14 Lodeiro, 5 Gargano, 22 Caceres, 18 Gonzalez, 19 Scotti, 7 Cavani, 13 Abreu All. Tabarez
GERMANIA (4-2-3-1): 1 Neuer; 16 Lahm, 3 Friedrich, 17 Mertesacker, 2 Jansen; 6 Khedira, 7 Schweinsteiger; 8 Oezil, 13 Muller, 10 Podolski; 11 Klose. A disp. 12 Wiese, 22 Butt, 4 Aogo, 5 Tasci, , 20 J.Boateng, 18 Kroos, 14 Badstuber, 15 Trochowski, 21 Marin, 9 Kiessling, 23 Gomez All. Loew
Arbitro: Archundia (Mex)

giovedì 8 luglio 2010

E' polpo-mania. Paul fa sempre notizia anche quando non si esprime

(Fonte: QuattroTreTre)di Laleggendadelcalcio
E’ una delle stelle del Mondiale sudafricano. Anche se non ama gli stadi di calcio e l’aria aperta. Ormai, il polpo Paul fa notizia, sempre, anche quando non “parla”. Come oggi, che dal suo acquario di Oberhausen, in Germania, non se l’è sentita di dare il suo infallibe pronostico sulla finalina di sabato, né sulla finalissima di domenica. Forse si esprimerà domani. A patto che ne abbia voglia. Intanto, i suoi ammiratori su Facebook si moltiplicano ogni giorno. Tantissime le pagine web interamente dedicate al cefalopode. Ma la fama, si sa, può ritorcertisi contro. Ai tifosi della Germania, la predizione della sconfitta della loro nazionale, nella semifinale contro la Spagna, è sembrata più una iattura che altro. E così, sui media tedeschi, le proposte su come cucinarlo si sprecano: meglio al forno o alla griglia? Altri tifosi delusi hanno chiesto alla direzione dell’acquario di Oberhausen di prelevare Paul dalla sua vasca e di gettarlo in quella degli squali. Ma i suoi fan su Facebook non demordono, lo proteggono e alcuni giorni fa hanno lanciato una campagna in suo favore: ” Salvate il polpo Paul”, parafrasando il noto film di Spielberg (“Salvate il soldato Ryan”). Tanja Munzig, portavoce dell’acquario “Sea Life”, li ha rassicurati: Paul ha un grande futuro davanti, nessuno gli farà del male. “La sua carriera continuerà- ha detto Munzig- stiamo vagliando proposte e richieste varie”. La leggenda del polpo continua.

mercoledì 7 luglio 2010

Prova di forza dell’Olanda sull’Uruguay


(Fonte: QuattroTreTre)
di Laleggendadelcalcio
Tre a due sull’Uruguay e l’Olanda va in finale. La terza della sua storia. Nella speranza che il detto (non c’è due senza tre) non valga stavolta, visto che, sia nel ‘74 sia nel ‘78, ne è sempre uscita malconcia, battuta in entrambe le occasioni dalla nazionale padrone di casa (Germania Ovest e Argentina). L’11 luglio non ci sarà però il Sudafrica, uscito nella fase a gironi, e questo può essere interpretato come buon segno. Ma, per la prima volta nella storia dei Mondiali, ci saranno due squadre europee a contendersi la Coppa fuori dal Vecchio Continente. Se poi dovessero essere i tedeschi, e non gli spagnoli, a giocarsela con i Tulipani a Johannesburg, la sfida potrebbe avere il gusto acre della rivincita. Le chance di vincere una volta per tutte un Mondiale, ci sono. La semifinale lo dimostra. L‘Olanda non ha dovuto faticare molto per avere la meglio sull’Uruguay. Un tiro nel primo tempo e due nella prima mezz’ora della ripresa sono altrettanti gol per l’Arancia meccanica. Difficile immaginarla più spietata e cinica di così. La rete del primo tempo è una staffilata dai 25-30 metri di capitan van Bronckhorst che, al 18’, si è andata ad infilare nel sette opposto a Muslera. Poi il pareggio di Forlan, realizzato con la complicità di Stekelenburg, che ha avuto il merito di mettere un po’ di verve alle due squadre. Nella ripresa, gli altri due gol olandesi: il primo al 25′, firmato dal solito Sneijder (quinto personale), che se continua così rischia seriamente di vincere tutto quest’anno, Pallone d’oro compreso, viziato però da un fuorigioco di van Persie non sbandierato dal guardalinee; il secondo, tre minuti dopo, con un colpo di testa schiacciato da Robben su cross di Kuyt. Per il resto l’Olanda ha passeggiato, forse è stata anche un po’ imprecisa, come nei due gol subìti, ma ha avuto sempre la partita in pugno. La rete di Maxi Pereira, che ha accorciato le distanze, è arrivata un minuto dopo il 90′, quando l’Orange aveva già sciupato un paio di occasioni buone per fare poker, con Robben e Kuyt. Dell’Uruguay non c’è molto da dire. I ragazzi di Tabarez ci hanno messo grande impegno, ma le assenze di Suarez, Lugano, Fucile e Lodeiro hanno pesato come macigni. I 3 milioni e mezzo di uruguayani che hanno creduto nella storica impresa possono comunque essere soddisfatti. La Coppa resterà in Europa, ma almeno loro hanno tenuto alto, fino alla fine, l’onore del calcio sudamericano.

domenica 4 luglio 2010

Sudafrica 2010. Paul il polpo da Oberhausen, l’indovino che le azzecca tutte


(Fonte: QuattroTreTre)
In questi Mondiali ha azzeccato cinque risultati su cinque, compresa Argentina-Germania: continua a pronosticare e – soprattutto – a ‘prenderle’ tutte. Il suo nome è Paul, e vive in un acquario ad Oberhausen, nei pressi di Dusseldorf, ed è un cefalopode.
Martedì scorso, come al solito, i responsabili dell’acquario avevano collocato nella sua vasca due scatole di plexiglas con un mollusco dentro e con la bandiera delle due squadre sopra il coperchio di ognuna. Pare che ci abbia pensato su un po’ prima di scegliere il contenitore con la bandiera tedesca: per questo motivo dall’acquario avevano fatto sapere che la nazionale avrebbe vinto, ma di misura.
Dall’acquario dove vive fanno sapere che due anni fa, per gli Europei, ha azzeccato l’80% dei risultati. Paul ormai è un protagonista teutonico di questo Mondiale: aveva addirittura previsto la sconfitta della Germania contro la Serbia nella fase a gironi.Ora, anche gli animalisti cominciano ad occuparsi di lui: “Vive in un ambiente troppo angusto, così rischia di morire”, ammonisce la biologa Tanja Breining; la Peta (società tedesca per la protezione degli animali) ne vorrebbe il trasferimento in un grande parco acquatico marino del sud della Francia, ma un portavoce dell’acquario esclude questa prospettiva: è nato in cattività ed in mare aperto non sopravviverebbe. E non vaticinerebbe più.
Tifosi e scommettitori tedeschi attendono con ansia il verdetto di Paul per la semifinale.

domenica 27 giugno 2010

Obama “soffre” per eliminazione Usa, Chavez in estasi


Il calcio a stelle e strisce (soccer, come lo chiamano da quelle parti) è davvero entrato nei cuori del pubblico Usa. Ieri, anche il presidente Barack Obama ha seguito il match della sua nazionale contro il Ghana. Non dalla tribuna del Royal Bofakeng Stadium di Rustenburg (nella quale erano presenti Bill Clinton e Mick Jagger), ma da Toronto, in Canada, dove il presidente statunitense è impegnato nel G8/G20. Seduto su di una sedia di un hotel della città canadese, Barack Obama ha sperato fino alla fine in un gol che potesse rimettere in gioco la nazionale degli Stati Uniti ai Mondiali. “Quanto tempo manca”, ha chiesto con enfasi il presidente Usa a Rahm Emanuel, il capo dello staff della Casa Bianca. “Solo cinque minuti? E’ una cosa estenuante”, avrebbe risposto Obama. Di tutt’altro avviso, invece, il presidente venezuelano Julio Cesar Chavez. “Sono contento che gli Usa abbiano perso contro il Ghana”, ha detto festante Chavez al presidente siriano Bashar al-Assad. Una posizione che ha poco a vedere con lo sport ma molto con la geopolitica. Il match non è stato altro, infatti, che una nuova occasione per ribadire la propria ostilità agli Usa.
(Laleggendadelcalcio per QuattroTreTre)

L’Africa festeggia il Ghana, ct Rajevac: “Andremo lontano”


“Spero che andremo ancora più lontano”. Il ct del Ghana Milovan Rajevac non si accontenta più. Dopo la vittoria di ieri contro gli Usa, i ghanesi hanno voglia di stupire contro l’Uruguay nei quarti di finale, anche se mancheranno per squalifica pedine importanti come Andre Ayew e Jonathan Mensah. In dubbio, Kevin Prince Boateng (nella foto), autore del primo gol agli Usa, uscito per infortunio. ”Loro (gli uruguayani) sono forti, giocano palla a terra ma anche noi lo siamo, anche noi giochiamo così- ha detto Stephen Appiah- io sono fiducioso, ce la possiamo fare”. Tutta l’Africa tifa per le Stelle Nere. Proprio come ieri sera contro gli Usa. In Marocco, incollati alla tv di un caffè di Casablanca, un gruppo di angolani, senegalesi e ivoriani, ha seguito il match con grande passione. Dopo sono andati in giro per la città a festeggiare sventolando bandiere del Ghana. “Ci sentiamo tutti rappresentati dal Ghana perchè sono africani come noi, abbiamo tanti problemi ma dopo questa bella vittoria almeno per stasera ci sentiamo tutti un pò sollevati”, ha detto uno studente di medicina senegalese.
(Fonte: QuattroTreTre)

sabato 26 giugno 2010

Italia. Pochi tifosi all’arrivo a Fiumicino: “Vergogna”

di Laleggendadelcalcio (per QuattroTreTre)
Pochi tifosi e qualche insulto. Se la sono cavata con poco gli azzurri sbarcati questa mattina alle 7.50 a Fiumicino, dal volo 777 Alitalia proveniente da Johannesburg. Non più di una ventina di tifosi e un centinaio di giornalisti hanno atteso l’uscita di buona parte della delegazione azzurra (l’altra è atterrata un’ora dopo a Malpensa). Massiccio lo spiegamento di forze dell’ordine. Il ct Marcello Lippi si è defilato un quarto d’ora prima degli altri del gruppo ed è immediatamente salito su di un’auto, ben presto raggiunta e accerchiata da un gruppetto di tifosi. Il loro coro è stato unanime: “Vergogna, buffone, ci hai umiliato”. Trattamento più o meno simile quello riservato al presidente federale Abete, uscito verso le 8 e 35 assieme ai calciatori Cannavaro, Quagliarella, Pepe, Pazzini, De Rossi, De Santis, Bonucci, Montolivo e Gilardino, Di Natale. Tra i più bersagliati dai tifosi, capitan Cannavaro e Gilardino. Solo Quagliarella e De Rossi hanno ricevuto qualche incitamento e pacche sulle spalle. Fuori dall’aeroporto, Gilardino, Pepe, Montolivo e Bonucci sono stati gli unici a rilasciare qualche commento. “Sono grato e riconoscente a Lippi per quello che ha fatto per me- ha detto l’attaccante viola- Peccato essere usciti prematuramente, questa è stata la cosa più dolorosa. Il mio futuro in Nazionale? Prandelli mi conosce benissimo- ha concluso Gila- con lui ho trascorso stagioni entusiasmanti”. Decisamente più funerea è stata la dichiarazione di Simone Pepe. Al neo juventino non è davvero piaciuta la vignetta di Forattini in prima pagina su “Il Giornale” di ieri (c’erano disegnate 11 bare azzurre). “Le bare sono davvero troppo, una cosa vergognosa- ha detto Pepe- Se noi siamo morti, chi ha deciso di pubblicare una cosa del genere è un becchino. E se tanto mi dà tanto, mi verrebbe da dire che spero gliela facciano presto a lui, una bara: ovviamente non azzurra ma di colore marrone”. Riccardo Montolivo, invece, è tornato a parlare delle difficoltà incontrate dall’Italia al Mondiale: “Eravamo come ipnotizzati di fronte ai nostri avversari, bloccati, una cosa davvero incredibile”. Tra i più sereni, Leonardo Bonucci, al quale non si può davvero imputare nulla. “Ci aspettavamo contestazioni all’arrivo ed è anche giusto che i tifosi sfoghino la delusione: è andata male ma noi ci abbiamo messo sempre il massimo in tutto”. Poi, sulla scelta di Lippi di preferirgli Cannavaro e Chiellini, ha detto: “Il mister ha fatto le sue scelte: su questo non ho nulla da commentare. In futuro per me- ha aggiunto- penso ci possano essere in nazionale chance in piu; inoltre penso questo sia stato solo un punto di partenza e non di arrivo”.

Il video dell'arrivo all'aeroporto di Fiumicino degli azzurri, girato da Laleggendadelcalcio per QuattroTreTre

I burocrati che non perdono mai


di Fabrizio Bocca (La Repubblica)

E' scandaloso che la più grande sciagura del calcio azzurro venga archiviata senza conseguenze. Vergognosa la disfatta e ancor più vergognoso che non paghi nessuno. Lippi, in scadenza di mandato e quindi senza nemmeno la necessità di dimettersi, si è preso tutte le responsabilità, come era del resto suo dovere (e di chi dovevano essere, le responsabilità?), ma non ha risposto a una sola domanda sulla scellerata e arrogante gestione; gli anziani della squadra non hanno dovuto nemmeno dare l'"addio all'azzurro", tale la consunzione; e il presidente della Figc Abete, capospedizione e responsabile n. 1 dello storico tonfo, da buon burocrate, ha fatto un discorso di un'ora in cui non si è capito nulla. Se non che non si dimetterà mai e che resterà lì dov'è: secondo tradizione dei dirigenti sportivi italiani. I quali il problema di salire e scendere dal carro nemmeno se lo pongono: ci si sono incollati ai sedili del carro. Che poi arrivi in paradiso o si sfracelli è lo stesso. Petrucci, a sua volta al centesimo mandato al Coni, lo ha ovviamente appoggiato. "No ai processi sommari": il legittimo impedimento lo hanno inventato loro, mica Berlusconi.
Abete ha dribblato il problema. Dire "non posso essere responsabile di aver scelto Lippi" potrebbe già bastare, ma la responsabilità più grave non è questa. Il problema è aver abdicato al ruolo di guida della nazionale, essersi fatti scippare il posto dal delirio di onnipotenza di Lippi; non aver capito, o addirittura condiviso, il fatto che il ct di Berlino 2006 non aveva alcuna voglia di costruire una nuova nazionale, di innovarla, di tenerla viva, ma coltivare il progetto folle di presentarsi in Sudafrica con gli stessi uomini. Ripetiamo sempre: 9 su 23, ma quasi tutti titolari.
Prima dei giusti processi al calcio italiano, chiediamoci chi paga ora. Il debole e pavido Abete non ha mai corretto la deriva autocratica del Lippi che si è sentito in diritto di negare spiegazioni all'opinione pubblica e perfino a lui stesso. Nessuno è corso ai ripari un anno fa quando la ConfCup fu un disastro e Lippi promise cambi di rotta mai avvenuti; nessuno chiese conto a Lippi di una qualificazione mediocre e allarmante. Nessuno gli ha chiesto conto un anno fa delle incredibili voci sulla Juve, e nessuno gli diede l'alt quando insultò il pubblico di Parma: "Fischiarci è vergognoso: che vadano a lavorare". Senza contare che il ct a scadenza, col successore già scelto, ha creato mesi di confusione. Senza contare la barzelletta della bocciature delle varie candidature europee. Un disastro nel disastro.
Se tanti Sordillo, Nizzola, Matarrese & C hanno pagato in passato non si capisce ora la ragione del "legittimo impedimento" che consente al n.1 del calcio di dire: "La responsabilità è anche mia, ma non mi dimetto".
O forse, più semplicemente, è colpa nostra: quando vedemmo Lippi a San Remo cantare "Italia, amore mio" col principe Emanuele Filiberto e Pupo, avremmo dovuto mandare la neurodeliri in Federcalcio. Forse avremmo fatto in tempo...
(I neretti sono nostri)

Poscritto: A Fabrizio Bocca consiglio di leggere il post "Le responsabilità mancate di Abete" che Laleggendadelcalcio scrisse il 5 ottobre 2009. In ballo allora c'era il mancato minuto di raccoglimento per le vittime del nubifragio di Messina...

venerdì 25 giugno 2010

Mondiali. Giappone - Entusiasmo per gli eredi di “Holly e Benji”


(Fonte: QuattroTreTre)
Stupore e sorpresa. L’impresa della nazionale giapponese, entrata nell’elite delle 16 potenze del calcio mondiale, ha dato luogo a improvvisati festeggiamenti nella capitale Tokyo e in tutte le maggiori città. Ad Osaka, ad esempio, un centinaio di persone si è tuffato nelle acque del fiume Dotonbori, ripetendo un rituale sacro riservato alle vittorie dei Tigers (squadra locale di baseball). Entusiasmo che ha contagiato anche le più alte sfere istituzionali del Paese. Il portavoce del governo, Yoshito Sengoku, ha confessato di aver passato la notte sveglio “a guardare la partita” contro la Danimarca (match che in tv ha toccato punte di share del 41,3%). Il premier Naoto Kan, impegnato al G8 in Canada, ha inviato un messaggio di congratulazioni alla squadra: “Avete vinto con il cuore, tutto il Giappone è con voi”. Emozionato si è detto, infine, Yoichi Takahashi, il disegnatore del fortunato e popolare cartoon Capitan Tsubasa (noto in Italia come “Holly e Benji”), che ha contribuito alla diffusione del calcio in Giappone. “In questo torneo- ha osservato Takahashi- ci sono team fortissimi, ma non dobbiamo perdere le buone occasioni che ci capitano per vincere. Il Giappone- ha concluso- apriranno un nuovo capitolo e faranno sicuramente meglio dei mondiali del 2002″. Dunque, gli “eredi” di Capitan Tsubasa sono pronti per conquistare il Mondiale.

Via Abete dalla Figc. Perché non puntare su Roby Baggio?


Il presidente Figc Giancarlo Abete ha detto di non rinnegare la scelta di Lippi. Bon. A casa, tutti e due. E' ora che la Federcalcio italiana si liberi di gente che di calcio non ne capisce molto, maneggioni e firmacarte della peggiore specie, venuti fuori da chissà quale pasticciaccio (politico) all'italiana. E' mai possibile che invece uno come Roberto Baggio, ex calciatore e uomo stimato e rispettato da tutti - sì, proprio da tutti - non sia ai vertici del calcio nostrano? E allora eccola la proposta de Laleggendadelcalcio: il Divin Codino in Nazionale.

Mondiali. Il Giappone delle meraviglie


(QuattroTreTre) 24 giugno – Non è più una macchietta il Giappone. E’ finita l’era dei calciatori samurai e di Holly e Benji. Il calcio espresso ieri dai nipponici contro la Danimarca ci è sembrato "meraviglioso" quanto la canzone di Modugno. Tre a uno il risultato finale, grazie a due punizioni al bacio(Honda ed Endo) nel primo tempo e il gol nella ripresa di Okazaki servito da Honda (sentiremo ancora parlare di lui). Tutta la squadra di Okada ha impressionato. Le serviva un punto per superare il girone ma non si è mai fatta i conti in tasca. Ha giocato con determinazione e aggressività grazie anche ad una condizione atletica invidiabile. Chissà se basterà agli ottavi contro il Paraguay. Al Royal Bafokeng la Danimarca è stata stracciata. Lascia il Mondiale, meritatamente. Il ct danese Olsen ci ha provato in ogni modo a rimontare lo svantaggio imbottendo la squadra di attaccanti nella ripresa. Tomasson (ma ancora gioca?) ha accorciato al 35', e se nei 10 minuti finali i danesi avessero pareggiato, cosa che comunque li avrebbe eliminati, sarebbe stata una beffa. I Giapponesi sono stati di un'altra categoria. Il terzo gol, nato da una giocata sontuosa di Honda che ha regalato ad Okazaki la gioia, ha dimostrato che talvolta una giustizia esiste nel rotondoiatrico mondo pallonaro. Complimenti al Giappone.

martedì 22 giugno 2010

Sconfitta choc per la Corea del Nord

Fonte: QuattroTreTre
Una sconfitta choc per la Corea del Nord. L’attesa per le strade di Pyongyang era palpabile, il silenzio che anticipava la diretta straordinaria del match con il Portogallo, testimoniava l’attesa del Paese: il 7-0 ha reso quel silenzio, irreale. Anche il commento tv è cessato quando la sconfitta stava assumendo proporzioni tennistiche. Il ‘Chosun Sinbo’, quotidiano pro-Corea del Nord stampato a Tokyo, aveva addirittura mandato un inviato in Sudafrica e riferisce che nel giorno della partita “la metropolitana e gli autobus funzionavano, ma erano vuoti”. Qualche manager ammetteva che erano stati rivisti gli orari di lavoro per consentire ai dipendenti di tornare a casa in tempo utile per seguire l’incontro. La Kcna, l’agenzia ufficiale del regime, diffondeva note su note relative alle ‘aspettative crescenti’ nei confronti della squadra e il tam tam durava fino al fischio d’inizio del match.
La partita, ha ricostruito l’agenzia Yonhap, è stata commentata con i soliti toni della propaganda da un telecronista e da un professore dell’Istituto di scienza ed educazione fisica di Pyongyang. I commenti positivi dell’avvio, hanno lasciato il posto allo stupore del primo quarto d’ora del secondo tempo, con la tripletta portoghese che ha tramortito gli atleti nordcoreani, facendo sparire del tutto la telecronaca. Moon Ki-nam, tecnico della Corea del Nord che disertò in Corea del Sud nel 2003, ha riferito che il ‘caro leader’ Kim Jong-il “ha giocato a calcio quando era ragazzino e ama lo sport. La Nazionale è stata sempre invidiata dagli altri atleti, perchè sempre dotata delle migliori strutture”. Chissà come sarà accolto il ritorno in patria dei calciatori nordcoreani.

martedì 8 giugno 2010

Mondiali al contrario. Firma l'appello contro le discriminazioni in Sudafrica


(Fonte: QuattroTreTre)
Sono in tantissimi ad aver aderito all’appello lanciato da “Mondiali al contrario”. Tra i primi firmatari padre Alex Zanotelli e la rivista Carta. L’appello è stato inviato all’ambasciatore del Sudafrica in Italia al fine di sensibilizzare le autorità sudafricane e di rendere di pubblico dominio le severe condizioni in cui sono costretti i poveri del Paese durante lo svolgimento della Coppa del Mondo. “I cittadini sudafricani- si legge nell’appello- hanno visto fortemente limitato il loro diritto ad esprimere democraticamente il dissenso, a causa delle strette misure di sicurezza adottate in occasione dei Mondiali”. “In particolare- prosegue- siamo oggi preoccupati per il trattamento subito dagli abitanti delle baraccopoli e dai venditori di strada in occasione della Coppa del mondo. Gli abitanti delle baraccopoli vengono forzatamente sfrattati e fatti vivere in transit camps, mentre ai venditori di strada è stato proibito di vendere la propria merce durante tutta la durata della Coppa del mondo. Ai poveri non è stato concesso di partecipare alla costruzione di un percorso comune che portasse verso la Coppa del mondo. Al contrario- aggiunge- la Coppa del mondo è diventata l’occasione per ristrutturare le città secondo criteri che favoriscono solo le élite. I poveri vengono spinti fuori, lontani dagli occhi dei turisti e dei giornalisti”. Per aderire all’appello basta che inviate la vostra adesione a carta@carta.org indicando nome, cognome, città, eventuale qualifica professionale od organizzazione di appartenenza. Nell’oggetto va scritto “Appello Sudafrica”. Il numero e i nomi degli aderenti saranno riportati sul sito clandestino.carta.org. Un resoconto periodico sull’andamento della raccolta di adesioni sarà trasmesso all’ambasciata del Sudafrica a Roma. Termine ultimo è domenica 20 giugno. La campagna “Mondiali al contrario” è promossa dal movimento civile Abahlali baseMjondolo che da anni lotta per la promozione dei diritti in Sudafrica.

La campagna Mondiali al contrario
http://clandestino.carta.org/category/mondiali/

La maglietta e il dvd della campagna
http://bottega.carta.org/index.php?main_page=product_info&products_id=388&zenid=1037922a9db4bbcd562238616d2d45e7

Il testo dell’appello con le firme, in continuo aggiornamento
http://www.carta.org/campagne/migranti/clandestino/19618

sabato 5 giugno 2010

Mondiali. Mille cinesi affittati per tifare Corea del Nord

Cosa vuol dire per gli abitanti della Corea del Nord partecipare ai Mondiali di calcio in Sudafica? Domanda impertinente, visto che la società asiatica è una delle più chiuse e isolate del pianeta. Il New York Times ha provato a dare una risposta. Di seguito alcuni brani tradotti dal quotidiano online "il post".

Quello che in Corea del Nord arriverà, dei mondiali in Sudafrica, dipenderà molto dalle prestazioni della squadra. Il governo ha stabilito che nessuna partita sarà trasmessa in diretta, nel timore che la squadra subisca una goleada o qualche tifoso esponga cartelli e striscioni contro il regime. Le partite perse dalla Corea del Nord non saranno semplicemente menzionate: mai giocate. Se invece la squadra dovesse riuscire per qualche strano accidente a battere il Brasile, per dire, allora una sintesi della gara verrebbe mandata in onda due o tre giorni dopo.
“Non ricordo di aver mai letto della Corea del Nord perdere una partita”, dice il professor Myers, esperto e studioso della propaganda nordcoreana. “Ogni tanto mandano in onda qualche estratto di qualche partita in giro per il mondo, spesso per mostrare le sconfitte di una nazione nemica, come gli Stati Uniti o il Giappone”.
Essere una delle nazioni più isolate del mondo comporta alcuni fastidi, se partecipi ai mondiali. Primo: i tifosi. I nordcoreani che possono permettersi una trasferta in Sudafrica sono pochissimi, meno ancora quelli che possono avere dal governo un permesso per l’espatrio. Per questa ragione il governo ha “affittato” mille tifosi cinesi, che saranno pagati per fare il tifo per la nazionale della Corea del Nord.

venerdì 14 maggio 2010

Moggi, Torino e le malefemmine

di Marco Travaglio (L'espresso)

Comunque finisca il processo di Napoli su Calciopoli, Luciano Moggi ha già vinto, almeno sul piano mediatico. Complici folte schiere di giornalisti smemorati e/o asserviti, vedi la recente puntata di “Matrix”, l’ex direttore generale della Juventus è riuscito a gabellare la bufala del “così facevan tutti”. Stampa e tv hanno pubblicato le “nuove intercettazioni” di Moratti e Facchetti per dimostrare che Juve e Inter pari sono. Tanto quelle pubblicate nel 2006, in cui “Lucianone” ordinava arbitri à la carte e tramava per salvare le squadre amiche, chi se le ricorda più.

Eppure, per rimettere le cose a posto, basterebbe una sentenza del Tribunale di Torino: quella del 1995 sulle sexy-accompagnatrici per gli arbitri di coppa Uefa del Torino Calcio, all’epoca diretto da Moggi e presieduto da Gianmauro Borsano. Nel 1993 la Procura indaga sui fondi neri della società granata e scopre un conto segreto (“Mundial”) per pagare i fuoribusta a giocatori, dirigenti e procuratori, ma anche le “pubbliche relazioni-accompagnatrici”. Decine di milioni di lire per accogliere le terne arbitrali internazionali con gioielli, orologi, abiti firmati e ragazze-squillo. Nel diario del ragionier Giovanni Matta, ex contabile del club, i pm leggono: “Ieri s’è presentata Adriana R., faccia, fisico e abbigliamento di puttana di alta classe: voleva 6.300.000 per le prestazioni amorose sue (?) e di colleghe per gli arbitri Aek Atene”. Matta rivela: “Era Moggi a combinare questi incontri” insieme al factotum Gigi Pavarese. Borsano conferma: “Delle prostitute si occupava Moggi”. Adriana (la squillo arbitrale), Vittoria e Marina (addette ai guardalinee) raccontano: “Nella hall dell’albergo ci davano le chiavi delle stanze degli arbitri. Noi salivamo durante la partita e li attendevamo lì”. La scena si ripete per almeno tre turni della coppa Uefa 1991-’92. Moggi si difende come Scajola: non s’era accorto di nulla, pensava a innocenti “hostess” o “interpreti”, comunque faceva tutto Pavarese. Che si prende tutta la colpa.

Alla fine i giudici ritengono indimostrabile lo sfruttamento della prostituzione. Resta il reato di frode sportiva, che però scatta solo per le gare Coni (campionato e coppa Italia), non per quelle Uefa. Ce ne sarebbe abbastanza per una squalifica della giustizia sportiva, ma questa si volta dall’altra parte. E la Juve di Umberto Agnelli si precipita a ingaggiare Moggi. Anche se, nel decreto di archiviazione del gup Piera Caprioglio (24 ottobre 1995), si legge: “Non può esser revocato in dubbio un piano di assistenza femminile degli illustri ospiti” nè che “la scelta di connotare l’ospitalità con presenze femminili sia riferibile al Moggi”. Ne consegue un “severo giudizio sulla lealtà dei dirigenti” che resero “più ameno il soggiorno degli arbitri” con “l’ingaggio di avvenenti signore addette al dopo cena… La lesione degli interessi sportivi e la frustrazione delle regole del calcio si stagliano in modo anche troppo evidente”. Davvero così fan tutti?

martedì 11 maggio 2010

Una nazionale senza fantasia

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante.
(Inferno, canto V)

Se supererà le pre-convocazioni qualche lampo di classe ai Mondiali ce lo potrebbe regalare Giuseppe Rossi. Forse Camoranesi o Pirlo. Ma non aspettatevi di più. Se volete vedere la magia, il colpo che salta fuori dal cilindro, dovrete girare a largo da 'Casa Azzurri' e andare dalle parti di Argentina, Francia e Brasile. Lì la Fantasia è di casa e qualora mancasse, apriti cielo, scoppierebbe un quarantotto! No problem, invece, per Mr Lippi. Il cittì Campione del Mondo ha varato una Nazionale caterpillar. Niente fronzoli, solo muscoli e sostanza. Di Cassano, l'enfant prodige dell'italica pelota, che ai più è sembrato fosse finalmente pronto per il Sudafrica (vista la scarsità di talenti nell'ex "campionato più bello del mondo"), di Cassano Mr Lippi pare non ricordi più nemmeno il nome. Al New Deal lippiano non ha partecipato neanche Totti. Nonostante avesse detto addio alla maglia azzurra dopo il Mondiale di Germania, il Pupone è rimasto in bilico fino all'ultimo. Bocciato pure lui si godrà i mondiali dal divanetto di casa, assieme alla bella 'Illary' e numerosa prole. Balotelli, invece, di andare in Sudafrica non è che ci sperasse troppo. Le qualità certo non gli sarebbero mancate. Forse è la testa che gli manca, forse l'esperienza. Esperienza che di certo non manca a Cannavaro, il Pallone d'oro meno meritato dopo Belanov. Lui sì che piace al cittì. Anche se lo beccano a farsi flebo a gogò, anche se ha la casa abusiva ancora da condonare, anche se gioca male e anche se di anni ne ha... Ma perché è stato convocato?, si chiede (giustamente) il 'tifoso di Voghera'. Forse sta lì perché indossa una maglia bianconera? Sospetto legittimo visto che gli juventini sono un terzo della combriccola. Niente male per una squadretta di mezza classifica. Della Roma, invece, quella della grande rimonta, piena zeppa di italiani eccetera eccetera, il solo De Rossi ha trovato un posticino. Una nazionale dunque, costruita senza tenere conto della fantasia, e al di là del merito e dell'età. Al loro posto, tante maglie galeotte. Una previsione. Se nel 2006 gli azzurri c'avevano annoiato ma avevano vinto, questa volta ci annoieranno ancora ma non vinceranno un bel niente. A voi i convocati:
Portieri: Buffon (Juventus), De Sanctis (Napoli), Marchetti (Cagliari), Sirigu (Palermo);
Difensori: Bocchetti (Genoa), Bonucci (Bari), Cannavaro (Juventus), Cassani (Palermo), Chiellini (Juventus), Criscito (Genoa), Grosso (Juventus), Maggio (Napoli), Zambrotta (Milan);
Centrocampisti: Camoranesi (Juventus), Candreva (Juventus), Cossu (Cagliari), Gattuso (Milan), Marchisio (Juventus), Montolivo (Fiorentina), Palombo (Sampdoria), Pepe (Udinese), Pirlo (Milan), De Rossi (Roma);
Attaccanti: Borriello (Milan), Di Natale (Udinese), Gilardino (Fiorentina), Iaquinta (Juventus), Pazzini (Sampdoria), Quagliarella (Napoli), Giuseppe Rossi (Villarreal).

sabato 8 maggio 2010

Maradona vs il Super-calciatore

Altezza: Peter Crouch
Capelli: Carles Puyol
Occhi: Xavi Hernandez
Mento: Paolo Maldini
Torace: Michael Ballack
Braccia: Rory Delap
Mani: Julio Cesar
Gambe: Cristiano Ronaldo
Piede Sinistro: Lionel Messi
Piede Destro: Thierry Henry


Maradona uno di noi
Per farsi un po' di pubblicità, una società che vende lubrificanti ha messo insieme le migliori qualità di dieci giocatori e ha creato il super-calciatore. Ne è venuto fuori un tipo con l'altezza di Crouch (2metri), i capelli di Puyol, il torace di Ballack, il sinistro di Messi, il destro di Henry, le gambe di Cristiano Ronaldo ecc. Guardando la foto (che trovate qui sopra) la prima cosa che balza agli occhi è che questo super-calciatore è l'esatto contrario di Diego Armando Maradona. Il calciatore per antonomasia. Diego è più largo che alto (1.65 per 68kg), ha un solo piede, il sinistro, che per di più può torcere solo del 70%. Il restante 30% glielo tolse Goikoetxea, difensore dell'Atletico Madrid, che sul punteggio di 3-0 per il Barcellona di Diego Armando, decise di smettere di rincorrerlo per tutto il campo e con un colpo alla Ken Shiro gli spezzò in due la caviglia. Da allora Diego è diventato un diversamente "abile", e ha continuato a correre e a giocare usando la gamba destra come fosse una stampella. Del peso forma di Diego abbiamo detto che all'epoca era di 68kg. Abbiamo omesso di dire però che in forma, Diego, non ci stava mai o quasi. Tra donne, coca e mancati allenamenti il suo cuore era più affaticato di quello di un cinquantenne. Cosa che avrebbe pagato una quindicina d'anni più tardi.
Morale della favola. E' Maradona il più bello spot per il Calcio. Uno sport tanto diffuso perché è "per tutti". Alti, bassi, magri o sovrappeso. Gli ariani supercalciatori li lasciamo volentieri alle nazi-aziende che vendono le loro saponette. A noi invece lasciateci sognare Diego. Uno di noi.

venerdì 16 aprile 2010

Calciopoli, l'accusa è tranquilla: Moggi ha ammesso di avere le sim estere


di Adriano Stabile (Spysport)

Se l'intento era quello di sparigliare le carte il tentativo non è riuscito. Ne sono convinti gli inquirenti per i quali, dopo la movimentata udienza di martedì scorso al processo Calciopoli, l'impianto accusatorio resta ben saldo. Anzi, a dar conto delle indiscrezioni che trapelano negli ambienti della procura, l'accusa ritiene di aver incassato proprio da quell'udienza persino un paio di punti a favore.

In primo luogo, le intercettazioni «inedite», trascritte dai consulenti di Luciano Moggi e che la sua difesa ha chiesto di acquisire agli atti, secondo i magistrati, non introducono nel processo elementi tali da attenuare il coinvolgimento dell'ex dg della Juventus. Né le conversazioni in cui compaiono altri dirigenti e esponenti del mondo del calcio (Facchetti, Moratti, Galliani, Cellino, Spalletti, ecc) aprirebbero scenari nuovi, in quanto vi sarebbe la conferma della tesi del «così fan tutti», ovvero che i contatti con il mondo arbitrale da parte dei vertici delle società fossero un fenomeno generalizzato e non un'esclusiva di Moggi.

Il punto, ha più volte sottolineato la procura, non è questo. Non sono assimilabili i comportamenti che emergono dalle telefonate con le iniziative tendenti ad alterare i risultati dei campionati: un conto è conversare al telefono un altro stipulare accordi illeciti (che è la principale accusa contestata nei capi di imputazione). Le 75 intercettazioni indicate dalla difesa di Moggi - e che saranno acquisite certamente alla prossima udienza del 20 aprile - dunque non «spostano alcunchè», così spiegò a caldo il pm Giuseppe Narducci. E il successivo accurato esame delle telefonate svolto dai pm avrebbe rafforzato nei magistrati il convincimento che si tratta di telefonate irrilevanti sia sotto il profilo penale sia sotto l'aspetto investigativo e dunque un'arma spuntata nelle mani della difesa. E anche sulla telefonata definita dalla difesa di Moggi come "la madre di tutte le intercettazioni" i magistrati ritengono di aver acquisito un dato certo: non è l'allora dirigente dell'Inter Giacinto Facchetti, alla vigilia dell'incontro con la Juventus, a fare il nome di Collina durante la conversazione con il designatore Paolo Bergamo. Dunque non sarebbe l'ex nazionale, scomparso nel 2006, a suggerire a Bergamo di inserire il nome dell'arbitro nella griglia («metti dentro Collina», era la frase attribuita a Facchetti dai consulenti di Moggi).

Ma c'è un fatto nuovo - rilevano gli inquirenti - emerso dall'udienza di martedì la cui importanza probabilmente non è stato compresa a pieno per il clamore mediatico riservato alle intercettazioni: per la prima volta Moggi avrebbe ammesso, sia pure in modo implicito, il possesso di schede sim estere per conversazioni riservate. Ciò sarebbe venuto alla luce dalle stesse domande della difesa dell'ex dg bianconero quando, nel corso del controesame del colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio, è stato sottolineato che Moggi adoperava cautele, ma allo scopo di parlare in maniera riservata di operazioni di calciomercato. Per tale motivo in seguito il pm aveva chiesto all'investigatore se, oltre che designatori e arbitri, anche operatori di mercato risultassero aver utilizzato le schede sim individuate nel corso delle indagini. L'ufficiale aveva risposto negativamente. Per i magistrati della procura la circostanza rappresenta un dato di assoluto rilievo, in quanto mai Moggi ha fatto ammissioni in relazione alla questione delle sim estere.

I pm Giuseppe Narducci e Stefano Capuano sono intanto al lavoro in preparazione della prossima udienza. Non si escludono, secondo le voci raccolte, nuove iniziative da parte degli inquirenti. Questa volta il "coup de theatre" potrebbe riservarlo l'accusa.

giovedì 15 aprile 2010

Azionariato popolare, ovvero come salvare il football dall'autodistruzione

La trasmissione tivù di Rai Tre, Report, ha realizzato un servizio sull'azionariato popolare. Dai successi ottenuti in Inghilterra fino alle speranze di molti tifosi italiani. Vedi il video andato in onda domenica sera scorsa. A seguire un articolo sul Liverpool in vendita.


Liverpool in rosso, il club è in vendita (La Repubblica)
I due proprietari statunitensi Tom Hicks e George Gillett hanno deciso di mettere sul mercato la società. I Reds hanno debiti superiori ai 270 milioni di sterline. Ora si rischia la fuga dei campioni

LONDRA - E' ufficiale: il Liverpool è in vendita. Gli oltre 273 milioni di sterline di debiti hanno spinto i due proprietari statunitensi Tom Hicks e George Gillett a mettere sul mercato la società. Sarà Martin Broughton, attuale boss di British Airways, il nuovo presidente del club e l'unico incaricato di individuare potenziali acquirenti.
BROUGHTON NUOVO PRESIDENTE - Il club di Anfield Road evidenzia che dal 2007 le entrate sono aumentate del 55%, quelle commerciali dell'83% e i profitti operativi del 60%. Il Liverpool, inoltre, non abbandonerà il progetto per la realizzazione di un nuovo stadio. "Possedere il Liverpool negli ultimi 3 anni è stata un'esperienza gratificate ed emozionante per noi e per le nostre famiglie - dicono Hicks e Gillett in una nota congiunta -. Dopo aver portato il club a questo livello abbiamo deciso di venderlo a proprietari che si impegneranno per condurlo alla successiva fase di crescita e sviluppo. Siamo felici che Martin Broughton abbia accettato di assumere l'incarico di presidente: la sua reputazione come uomo d'affari è eccellente e poi è anche un vero tifoso e per questo motivo supervisionerà il processo di vendita nell'interesse di tutti".
RISCHIO FUGA - In vista dell'estate il compito del presidente diventa sempre più difficile. Se non si trovano acquirenti entro la fine del campionato diventerà sempre più difficile trattenere a Liverpool campioni come Fernando Torres e Steven Gerrard. Il primo è alla porta in attesa delle sirene del Real Madrid, il secondo è un vecchio pallino di José Mourinho e dell'Inter. Senza contare il discorso panchina con Rafa Benitez già con le valigie in mano nonostante un contratto che lo vincola ai Reds fino al 2014. Il nome dell'allenatore è stato accostato alla Juventus, che attenderebbe una risposta definitiva in tempi brevi. Il tecnico spagnolo ha chiesto alla dirigenza del Liverpool la disponibilità ad investire ingenti somme nel prossimo mercato. Al momento, però, dalle parti di Anfield Road non si può scommettere su una campagna acquisti faraonica.

mercoledì 14 aprile 2010

Calciopoli: dai prosciutti ai Rolex

di Fulvio Bianchi (brano tratto da un post di SpyCalcio)
Il giallo della telefonata Facchetti-Bergamo, la radiazione di Moggi, le ultime rivelazioni: siamo tornati in piena Calciopoli. Che non fosse finita lì, c'erano pochi dubbi. Molte cose adesso però andranno chiarite: il ruolo dell'Inter, l'indagine della Figc, le Sim svizzere (utilizzate da chi?), la polizza assicurativa della Juventus passata dalle parti dell'agenzia di Paolo Bergamo, eccetera. Partiamo dalla Figc: Giancarlo Abete ha chiesto un parere per sapere chi deve decidere in merito alla radiazione di Luciano Moggi. In questi quattro anni non è stato deciso nulla, e chissà perchè. E adesso, onestamente, come si può pensare di avviare una procedura per radiare l'ex dg della Juventus? Proprio adesso che stanno uscendo cose nuove. C'è chi teme che possa tornare? Ha scontato (quasi) cinque anni, che non sono pochi: a giugno 2011 sarà un uomo "libero", almeno sportivamente parlando. E' giusto che abbia l'ergastolo? Credo che abbia già pagato abbastanza, e se torna a lavorare nel mondo del pallone, beh, forse di mercato è più bravo di tanti che ci sono in giro. O no? L'indagine, adesso: ci vorranno tempi lunghi, mesi e mesi, ma la Figc si muoverà per forza. In discussione lo scudetto 2006 assegnato, da Guido Rossi, all'Inter. Un errore. Franco Carraro lo aveva già detto lo scorso anno, a luglio. In tempi non sospetti. Ora se ne stanno accorgendo quasi tutti, saggi inclusi. Complimenti. Le intercettazioni: quelle nuove sono 75. Non è nuova quella di Meani che scherza (o fa sul serio, chissà) con Rodomonti e gli propone di fare il trapianto di capelli in Svizzera, dove è stato anche il presidente (Berlusconi). E' vecchia quella di Meani con Collina (pagina 227 del "libro nero" dell'Espresso) ma c'è qualcuno che ha tentato di spacciarla per inedita. Sono nuove invece quelle dell'Inter: 43 saranno consegnate martedì al processo, e acquisite. Di queste 40 riguardano Facchetti. Bergamo interviene ai microfoni di Raisport sul giallo della trascrizione, "fu Facchetti e non io a fare il nome di Collina" e del regalo che lo aspettava in sede, all'Inter. "Non ricordo". Pare che il regalo avesse un valore intorno ai 5000 euro. Il Rolex, acciaio-oro, della Roma valeva 25 milioni di lire: fu restituito da Bergamo e Pairetto. Bergamo spiega l'abitudine dei club di "omaggiare" i designatori, e gli arbitri, durante le feste. Con cosa? "Vini pregiati, champagne, pc, borse da viaggio e il famoso Rolex della Roma, restituito dopo una settimana". Altri tempi. Altri regali. Ma dopo anni se ne parla ancora: Calciopoli non finisce mai.

Leggi il riassunto delle 74 telefonate presentate dalla difesa di Moggi su gazzetta.it.

mercoledì 7 aprile 2010

Torna l'ombra di Calciopoli

(Questo brano è tratto da un articolo di Carlo Genta apparso sul Sole24Ore lunedì 5 aprile, e intitolato "Torna l'ombra di Calciopoli nel mese decisivo per lo scudetto e la Champions")

di Carlo Genta (Il Sole24Ore)
L'uomo del sabato di Pasqua è un'ombra. Parte da Milano, spinto via da Massimo Moratti con violenza, sotto un cielo grigio come il ferro («È una vergogna. Si sta tentando un ribaltamento della realtà che offende e che non ci lascia indifferenti. Capisco che ci si debba difendere ma si tratta di una vicenda brutta e vergognosa»). Passa nel sole di Cagliari, ma Galliani si gira dall'altra parte («Dopo l'estate del 2006 che mi diede molte sofferenze, feci il giuramento di non parlare più delle vicende di quattro anni fa. Quindi, non voglio commentare una pagina particolarissima del calcio italiano. Taccio e non si sbaglia mai»). Fa un salto a Bari, ma solo per cortesia. Tanto per ricordare alla Roma che ci sarà anche lui nella corsa scudetto e magari una mano ai giallorossi la darà. Vola a Nyon, Svizzera, sede dell'Uefa, facendo visita a Gerhard Aigner, ex segretario generale dell'Uefa e capo della commissione dei 'saggi' che con un parere giuridico diede il via libera alla riassegnazione di un maledetto scudetto («Le intercettazioni ulteriori di calciopoli? È evidente che Moratti e altri si difendevano dallo strapotere in Lega di Milan e Juventus: comunque fu Guido Rossi e non io a dare lo scudetto 2006 all'Inter»). Quando cala la sera si appollaia, infine, sulla tribuna del Friuli di Udine, tanto per ricordare alla Signora che gli voltò le spalle, pagando i debiti, che ci vorrà ancora del tempo per incollare i cocci. Ma soprattutto che c'era un tempo in cui non si sbagliavano i giocatori ed erano gli altri a rincorrere, gonfi d'invidia. Insomma, si gioca per lo scudetto come mai era davvero successo negli ultimi anni, ma la testa è altrove. A vecchie telefonate che fanno impazzire di rabbia gli juventini e che irritano da morire gli interisti. Sono vecchie, ma nuove perché non le avevamo mai sentite, mai lette. Nessuno ha più voglia di parlarne. Ma bisogna fare i conti con la rabbia, appunto. In questo paese che vive con il collo girato all'indietro e che ha il dannato vizio di continuare a toccarsi vecchie ferite per sentire se fanno ancora male, è qualcosa che non si può ignorare. Purtroppo. Quindi conviene rassegnarsi, documentarsi, aspettare e preparare l'elmetto. Aprile sarà il mese dello scudetto e delle partite più belle di Champions League. Ma anche quello di una battaglia campale in un'aula di giustizia di Napoli. Evidentemente chi ha stilato il calendario delle udienze non ha telefonato a chi a scritto quello del calcio. E forse è meglio così. Chiaro che ognuno farà il suo lavoro. Gli avvocati di Moggi stanno giocando duro e sporco, alzando fango il più possibile perché sanno che solo così, sporcando tutti gli altri, potranno uscirne puliti. Il più possibile. Non importa poi molto di quale qualità sia quel fango: tutti sanno che qui i processi non si celebrano tanto nei tribunali, quanto nell'aula dell'opinione pubblica. Per questa ragione, affondando gli occhi nella spazzatura dei dialoghi virgolettati, di conversazioni irrilevanti e ininfluenti, che però non sarebbero dovute esistere, vien da chiedersi in modo davvero ingenuo: perché non le abbiamo lette quattro anni fa? Hanno già risposto, almeno in parte: non hanno fatto parte dell'inchiesta in quanto penalmente non rilevanti. Va bene, ma in quei dossier buttati in pasto alla stampa nel 2006 di intercettazioni non penalmente rilevanti ce n'erano una montagna. E le abbiamo lette tutte. Al momento stiamo leggendo cose anche un po' comiche e patetiche, come Paolo Bergamo che dice a Galliani: «Dottore, mi faccia sentire un po' il suo calore in questo momento. Sono solo, non solo, meno che solo…». E quell'altro: «Ma no, no, ci sono io…». Non sapendo bene se ridere o piangere, ci buttiamo su un paio di considerazioni prima di aggiornare la seduta sull'argomento. Una è per gli juventini. Provino, se ce la fanno, a non cadere nella trappola del "facevano tutti così, dunque era tutto valido". No, non è così. C'è chi faceva cose per le quali è già stata scritta una sentenza di condanna a 3 anni per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (a Giraudo, con rito abbreviato, il 14 dicembre). Auguriamo loro, di cuore, di riuscire un giorno a chiudere questa porta sul passato perché se no sarà molto difficile riuscire a vedere e ad appassionarsi al futuro. Senza dimenticare mai, invece, che poi, alla fine, quelli che l'hanno pagata con la vergogna sono stati loro: si son presi dei ladri nei bar e negli uffici di tutta Italia per furti altrui e in fondo ai loro danni. Il colmo. L'altra è per gli interisti. Ci teniamo la convinzione che quello scudetto "ritirato in segreteria" (l'ha detto Mourinho alla sua squadra, in un giorno di pioggia a Bergamo, tra un tempo e l'altro di Atalanta-Inter…) sia stato più una disgrazia che una benedizione. Sarebbe stato molto meglio per tutti cancellarlo dall'albo d'oro con un pennarello nero. E poi ci pare in questo momento particolarmente fuori luogo, inelegante, tutta quella retorica successiva sugli "scudetti degli onesti", con tanto di vestito bianco. Detto tutto questo, si fa un po' fatica a dar torto allo stesso Josè Mourinho quando dice che il calcio italiano non gli piace. Chi non è permaloso può ammettere che potendo scegliere…

lunedì 5 aprile 2010

Aspettando i mondiali in Sud Africa... buona Pasqua!



(Questo il testo della canzone ufficiale dei Mondiali)
k'naan - waving flag

When i get older i will be
stronger they call me freedom just
like a wavin flag

when i get older i will be
stronger they call me freedom just
like a wavin flag
and then it goes back (3x)

born to a throne
stronger than Rome
but violent prone
poor people zone
but its my home
all i have known
where i got grown
streets where we would roam

out of the darkness
i came the farthest
among the hardest survive
learn form these streets
it can be bleek
accept no defeet
surrender and retreat

fighting to eat

when we will be free
so we patiently wait
for that faithful day
its not that far away
for now we say

when i get older i will be
stronger they call me freedom just
like a waving flag
and then it goes back (3x)

so many wars (sadent) in scores
bring us promises leaving us wars
i heard them say love is the way
love is the answer thats what they say

but look how they treat us
make us believers make we
fight there battes then they deceive us
try to control us they cant caknown us

cause we just move forward
just like buffalo soldiers *so we strugglin*
fighting to eat *so we wonderingg
when we will be free
so we patiently wait
for that faithfully day
its not that far away

for now we say
when i get older i will be
stronger they call me freedom just
like a waving flag
and then it goes back (3x)

and then it go when i get older i will be
stronger they call me freedom just
like a wavin flag
and then it goes back (3x)
ahhhooo ahhhoooo ahhhooo

and than everybody will be singing it
and you and i will be singing it
and we all will be singing it
wo wah wo ah wo ah

when i get older i will be
stronger they call me freedom just
like a wavin flag
and then it goes back (3x)

and then it go when i get older i will be
stronger they call me freedom just
like a wavin flag
and then it goes back (3x)
a oh a oh a oh

when i get older
say when i get older
when i get older

just like a wavin flag (3x)
flag flag
just like a wavin flag

venerdì 2 aprile 2010

Alla Roma lo scudetto girovago del 2006?

Non resta che la Roma. Oltre c'è la riapertura dei manicomi. Dopo le nuove intercettazioni saltate fuori a distanza di quattro anni dal più grande scandalo del calcio denominato Calciopoli, lo scudetto 2006 potrebbe clamorosamente tornare in ballo. E venire assegnato una seconda volta. Cosa mai successa nella storia pallonara italiana e, credo, internazionale. Ma non ci sarebbe da stupirsi: è noto che il nostro è il Paese con i record più bizzarri tra le Nazioni del cosiddetto Primo Mondo. Insomma: dopo il digitale terrestre e un presidente del consiglio che controlla la maggior parte dell'informazione, ora potremmo diventare il primo stato che assegna per due volte uno stesso scudetto. Quello del 2005/2006, ritirato prima alla Juventus in favore dell'Inter e che ora da via Durini potrebbe finire chissà dove.
Ed è proprio il "dove finirebbe?" la domanda che ci siamo posti a Laleggendadelcalcio. Ovviamente, solo qualora le indiscrezioni intorno a Moratti e alla sua Inter venissero confermate.
Se Alex Del Piero non ha alcun dubbio e lo riassegnerebbe alla sua Juventus (magari con tanto di riabilitazione per Moggi e Giraudo che con Bettega e Lippi andrebbero a ricomporre la Vecchia Società di Magnaccia) e se per Cristian Vieri invece (anche lui in gioco perché pare che la Telecom abbia spiato su commissione la sua vita privata) lo scudetto può andare a chiunque ad esclusione della sua Inter, beh, per noi de Laleggendadelcalcio lo scudetto 2006 potrebbe benissimo finire a Roma, anzi alla Roma. E' una proposta che sa di provocazione, certo, ma in fondo ha le sue buone ragioni. Già, perché a Juve, Milan e Fiorentina, penalizzate dalla Figc, non lo si può proprio assegnare. Dunque non resta che la Roma quinta in classifica nel 2006, del fu Franco Sensi. E poi chissà. Se pure la Roma venisse coinvolta, a quel punto il tricolore potrebbe finire al Chievo (sesta), squadra al di sopra di ogni sospetto, almeno finora. L'unica cosa certa è che questo calcio è un barnum, una giostra su cui invece di salire sarebbe meglio scendere.

Poscritto. Aggiornamento del 2 aprile.
Dopo il clamore suscitato dai legali i Moggi e dalle parole di Del Piero, i giudici di Napoli hanno voluto chiarire alcuni aspetti. Di seguito l'Ansa sul caso.
(ANSA) - NAPOLI, 2 APR - Il significato attribuito alle intercettazioni nel corso dell'indagine di Calciopoli, rappresenta "disinformazione allo stato puro". Cosi' fonti degli inquirenti che hanno condotto l'inchiesta napoletana sugli illeciti nel mondo del calcio commentano le notizie diffuse oggi. "Il reato - spiegano le fonti - non e' parlare al telefono, ma e' reato quando si stipulano accordi illeciti. Le vittime non possono essere trasformate in autori del reato". (Insomma, 'sto scudetto alla Roma non glielo vogliono proprio dare!!!)

Poscritto Due. Aggiornamento del 14 aprile.
Secondo l'Ansa, voci da via Durini fanno sapere che l'Inter non ha alcuna intenzione di restituire lo scudetto 2005-06 assegnatole a tavolino dopo le sentenze sportive di Calciopoli.
Intanto, Gianni Rivera polemizza con tutti coloro che difendono Giacinto Facchetti, ex presidente dell'Inter scomparso nel 2006, sulla questione intercettazioni. "Facchetti? Anche quando parlano di Nerone, dicono cose su cui non può più difendersi. Si parla di intercettazioni in cui Giacinto è coinvolto ma non so in che modo - dice Rivera a margine della presentazione del libro 'Molto piu' di un gioco' che si è tenuta oggi nella sede della Figc a via Allegri -. Se ci sono queste intercettazioni mi stupisco che siano uscite solo ora. Non si capisce per quale motivo Moggi non le abbia portate prima per difendersi, ma l'Italia è un paese strano". A chi invece domanda se sia prospettabile l'ipotesi di una revoca dello scudetto 2006 tolto alla Juventus e assegnato all'Inter, Rivera risponde: "Sarà la Figc a decidere dopo aver acquisito gli atti della Procura di Napoli. Meglio non assegnarlo? All'epoca c'era un commissario (Guido Rossi, ndr) che aveva poteri per farlo". (Fonte: Ansa)

sabato 20 marzo 2010

Padre padrone


In casa Lazio, non cade foglia che Lotito non voglia. La sua gestione della Lazio è quella di un autocrate, di un padre padrone, ed è normale che se la squadra dovesse retrocedere la responsabilità sarà sua più di chiunque altro. Una cosa enorme. Da non dormirci la notte. Non tanto per i soldi che se ne andranno in fumo, quanto perché ci saranno un milione di tifosi incazzati pronti a metterti sulla graticola.
E ci si chiede: che convenienza ha avuto il Nostro Lotito ad accentrare tutto intorno a sé? Questione di carattere, certo. Un brutto carattere. Ma se questo modo di fare, abbastanza unico nel panorama europeo, non dà frutti, ecco che le responsabilità rischiano di schiacciarti, i buoni propositi se ne vanno a farsi friggere, e si resta soli a riflettere sugli errori commessi.
Basterebbe vincere. Basterebbe che la Lazio tornasse quella della fine del Campionato scorso e dell'inizio di questo. Quando inaspettatamente i biancocelesti alzavano coppe e ricevevano onori. Ma il tempo è ormai scaduto. Dunque, che fare? Il tecnico Reja, oggi, ha lanciato il suo messaggio: "D'ora in poi, non voglio interferenze sul piano organizzativo per quanto riguarda le trasferte o eventuali ritiri. E nemmeno per quanto riguarda la squadra. Decido io, le responsabilità sono soltanto mie: i giocatori devono pensare a lavorare e a dare il massimo in campo. Io sono l'allenatore e tocca a me dare le motivazioni al gruppo. Altrimenti me ne posso tornare da dove sono arrivato". Senza fare nomi l'allenatore biancoceleste ha detto tutto: a Lotito di farsi finalmente da parte e ai calciatori di giocare come sanno. Insomma: ognuno faccia quello che deve fare al meglio senza ingerenze. Chissà se tanto basterà per raggiugere la salvezza. Quella della Lazio, e quella di Lotito.

Il calcio dice "No al razzismo"


Il mondo del calcio scende in campo contro il razzismo aderendo alla campagna "Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti". Domenica 21 marzo, 'Giornata Internazionale contro la discriminazione razziale', negli stadi di serie A, subito prima dell'inizio delle partite, verrà portato in campo uno striscione con la scritta "No al razzismo", il logo - un fantasmino giallo - e il nome della Campagna. Sui monitor verrà contemporaneamente proiettato lo spot ideato e diretto dal regista Mimmo Calopresti, interpretato da Francesca Reggiani, Lello Arena, Salvatore Marino, Cumba Sall e da Viorel Samuel Cirpaciu, il bambino rom che col suo candore e il suo sorriso spezza simbolicamente la catena dell'intolleranza. Lo striscione sarà esposto anche alla partenza della Maratona di Roma in programma sempre domenica prossima.
La Campagna "Non aver paura" ha preso il via un anno fa, promossa da uno schieramento di 26 organizzazioni, inedito per ampiezza e pluralità. Ne fanno parte, infatti, associazioni laiche e religiose, Ong internazionali, i principali sindacati e l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Obbiettivo della Campagna è favorire la conoscenza reciproca e il dialogo, abbattendo pregiudizi e stereotipi che, alimentati in modo irresponsabile, spesso si traducono in atti di discriminazione e violenza determinando un clima che mette a rischio la convivenza civile delle nostre comunità.
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sabato 9 gennaio 2010

Zarate minaccia, un'altra grana per Lotito



Non c'è serenità in casa Lazio. Nemmeno dopo una bella vittoria come quella di mercoledì scorso all'Olimpico contro il Livorno. Al 'Corriere dello Sport' il procuratore di Mauro Zarate, che è anche suo fratello, ha detto chiaramente che, dopo le dichiarazioni in conferenza stampa del tecnico biancoceleste, o Ballardini chiede pubblicamente scusa al numero 10 oppure Lotito sarà costretto a esonerare il tecnico. In caso contrario il bizzoso e talentuoso argentino è pronto a fare le valigie e, aggiungiamo noi, a indossare una maglia a righe (resta solo da scegliere il colore). "Ballardini non conosce il codice del calcio e dello spogliatoio- ha detto il procuratore di Zarate - Si parla con i giocatori dentro lo spogliatoio, non fuori. Le vacanze in Argentina di Mauro? Ci sono altri giocatori che sono rientrati a Roma due giorni dopo mio fratello. Spero che questa situazione si chiarisca - ha aggiunto - Il tecnico ha un solo modo per uscirne: presentarsi in sala stampa e chiedere scusa a Zarate, perché ha sbagliato lui. Se questo rapporto dovesse andare avanti così, alla fine della stagione uno dei due, a mio parere, dovrebbe andare via dalla Lazio. O va via Ballardini, o va via Mauro Zarate. Decida Lotito".

Un'altra grana per Lotito dopo quelle di Pandev e Ledesma, altre notti insonni da passare di fronte al caminetto dell'avvocato Gentile per capire che fare di un calciatore pieno di talento, e che può dare molto dal punto di vista tecnico a questa Lazio, ma a cui però piace fare la primadonna.
Un tipo, questo Zarate, che per certi versi ricorda Antonio Cassano. Lu barese croce e delizia del pubblico romanista - più croce che delizia a dire il vero - che terminò la sua avventura in giallorosso con la cessione al Real Madrid per una manciata di spiccioli. Cinque milioni di euro, sei volte meno di quanto Franco Sensi l'aveva pagato pochi anni prima al Bari dei Matarrese.

Perdere un giocatore ricco di talento non dev'essere facile. Ma talvolta bisogna rendersi conto che è impossibile gestire l'ingestibile. Non so se con Mauro Zarate siamo già arrivati a questo punto. Non lo auguro né ai tifosi della Lazio né allo stesso giocatore. Certo è che le dichiarazioni rilasciate dal fratello procuratore non fanno intravedere nulla di buono. Restiamo in attesa di sviluppi.