Perdere, soprattutto contro una grande squadra come l'Olanda, ci può stare. Ma ci sta anche che la Nazionale, dopo una sconfitta tanto pesante, venga criticata dalla stampa. E' il gioco delle parti, e non se l'abbiano a male i vari Grosso e Toni se La Repubblica ha parlato di loro come dei bamboccioni. Personalmente ho trovato l'articolo non solo ben scritto, che non frega a nessuno, ma soprattutto molto interessante. Non mi è sembrato che il giornalista volesse offendere qualcuno in particolare, ma evidenziare alcuni aspetti della cultura che il calcio veicola. Una cultura legata al corpo più che allo spirito, all'apparire più che all'essere, di cui i calciatori, veri divi dell'oggi, sono gli "idealtipi", cioè il modello per antonomasia che veicola tale cultura nella società e che come un virus s'insedia nelle coscienze e nelle abitudini di consumo. Ovviamente, si può essere d'accordo o meno, ma tra una serata al billionaire e una copertina su qualche giornale gossipparo assieme a qualche velina, la realtà descritta dall'esimio giornalista di Repubblica non pare così distante dal vero. La partita con l'Olanda è stata solo uno spunto, credo, per evidenziare qualcosa che esiste a prescindere dalla vittoria o dalla sconfitta. La sconfitta aiuta solo a capire meglio, a evidenziare fatti che ci stanno sotto gli occhi, ma che le vittorie e la retorica da caserma che ne segue opacizza. Bambinoni cresciuti troppo, che si sentono come déi, ma che poi, di fronte alle difficoltà, dicono "scusate, la prossima volta c'impegneremo di più", come farebbe uno scolaro dopo una brutta pagella. Ad ogni modo, non se la prendano a male gli azzurri: per loro queste critiche possono rappresentare un momento di crescita. E poi diciamola tutta: per i calciatori della Nazionale, a prescindere da come finirà l'Europeo, le cose non potranno andare mai troppo male: c'è sempre un ingaggio miliardario e una pupa mozzafiato ad attenderli al ritorno.
mercoledì 11 giugno 2008
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