sabato 26 giugno 2010

I burocrati che non perdono mai


di Fabrizio Bocca (La Repubblica)

E' scandaloso che la più grande sciagura del calcio azzurro venga archiviata senza conseguenze. Vergognosa la disfatta e ancor più vergognoso che non paghi nessuno. Lippi, in scadenza di mandato e quindi senza nemmeno la necessità di dimettersi, si è preso tutte le responsabilità, come era del resto suo dovere (e di chi dovevano essere, le responsabilità?), ma non ha risposto a una sola domanda sulla scellerata e arrogante gestione; gli anziani della squadra non hanno dovuto nemmeno dare l'"addio all'azzurro", tale la consunzione; e il presidente della Figc Abete, capospedizione e responsabile n. 1 dello storico tonfo, da buon burocrate, ha fatto un discorso di un'ora in cui non si è capito nulla. Se non che non si dimetterà mai e che resterà lì dov'è: secondo tradizione dei dirigenti sportivi italiani. I quali il problema di salire e scendere dal carro nemmeno se lo pongono: ci si sono incollati ai sedili del carro. Che poi arrivi in paradiso o si sfracelli è lo stesso. Petrucci, a sua volta al centesimo mandato al Coni, lo ha ovviamente appoggiato. "No ai processi sommari": il legittimo impedimento lo hanno inventato loro, mica Berlusconi.
Abete ha dribblato il problema. Dire "non posso essere responsabile di aver scelto Lippi" potrebbe già bastare, ma la responsabilità più grave non è questa. Il problema è aver abdicato al ruolo di guida della nazionale, essersi fatti scippare il posto dal delirio di onnipotenza di Lippi; non aver capito, o addirittura condiviso, il fatto che il ct di Berlino 2006 non aveva alcuna voglia di costruire una nuova nazionale, di innovarla, di tenerla viva, ma coltivare il progetto folle di presentarsi in Sudafrica con gli stessi uomini. Ripetiamo sempre: 9 su 23, ma quasi tutti titolari.
Prima dei giusti processi al calcio italiano, chiediamoci chi paga ora. Il debole e pavido Abete non ha mai corretto la deriva autocratica del Lippi che si è sentito in diritto di negare spiegazioni all'opinione pubblica e perfino a lui stesso. Nessuno è corso ai ripari un anno fa quando la ConfCup fu un disastro e Lippi promise cambi di rotta mai avvenuti; nessuno chiese conto a Lippi di una qualificazione mediocre e allarmante. Nessuno gli ha chiesto conto un anno fa delle incredibili voci sulla Juve, e nessuno gli diede l'alt quando insultò il pubblico di Parma: "Fischiarci è vergognoso: che vadano a lavorare". Senza contare che il ct a scadenza, col successore già scelto, ha creato mesi di confusione. Senza contare la barzelletta della bocciature delle varie candidature europee. Un disastro nel disastro.
Se tanti Sordillo, Nizzola, Matarrese & C hanno pagato in passato non si capisce ora la ragione del "legittimo impedimento" che consente al n.1 del calcio di dire: "La responsabilità è anche mia, ma non mi dimetto".
O forse, più semplicemente, è colpa nostra: quando vedemmo Lippi a San Remo cantare "Italia, amore mio" col principe Emanuele Filiberto e Pupo, avremmo dovuto mandare la neurodeliri in Federcalcio. Forse avremmo fatto in tempo...
(I neretti sono nostri)

Poscritto: A Fabrizio Bocca consiglio di leggere il post "Le responsabilità mancate di Abete" che Laleggendadelcalcio scrisse il 5 ottobre 2009. In ballo allora c'era il mancato minuto di raccoglimento per le vittime del nubifragio di Messina...

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