martedì 29 luglio 2008

Un anno fa, l'Iraq festeggiava la sua 1a Coppa d'Asia

Esattamente un anno fa l'Iraq vinceva la Coppa d'Asia. Una vittoria storica, che la Dire, l'agenzia di stampa per cui all'epoca lavoravo, mi chiese di raccontare. Un pezzo che mandai in rete alle 18.42 del 29 luglio 2007.

CALCIO. COPPA D'ASIA / IRAQ CAMPIONE, FESTA NELLA GUERRA
A YOUNIS MAHMOUD E COMPAGNI 10.000 $, MA IL CT LASCIA LA SQUADRA.

Jakarta (Indonesia), 29 lug. 2007 - L'Iraq ce l'ha fatta. Ha vinto la Coppa d'Asia, la sua prima. Al Gelora Bung Karno Stadium di Jakarta ha battuto i tre volte campioni d'Asia dell'Arabia Saudita per 1-0, grazie alla rete del capitano e Scarpa d'oro asiatica, Younis Mahmoud Khalef al 27' del secondo tempo. Per lui, che gioca in Qatar, quarto gol nella competizione che valgono il titolo di capocannoniere insieme all'arabo al-Qatani e al giapponese Takahara.
Younis Mahmoud Khalef. Questo il nome che il popolo iracheno sta inneggiando per avergli regalato la vittoria più bella. Dopo il quarto posto alle Olimpiadi di Atene nel 2004 è questo il risultato più importante per una nazionale che, secondo racconti non di tanto tempo fa, uno dei figli di Saddam Hussein, Uday, amava infliggere punizioni esemplari dopo ogni sconfitta. Dalle frustate al carcere, dove dovevano allenarsi con palloni di pietra che spaccavano i piedi. Stavolta invece onori per coloro che sono riusciti nell'impresa. E un assegno da 10.000 dollari per ciascun calciatore, come promesso dal primo ministro Nouri al-Maliki.
Il cammino. L'Iraq, che ha chiuso la Coppa d'Asia imbattuto, ha superato il primo turno sorprendendo contro l'Australia e pareggiando con Thailandia e Oman; poi nei quarti ha sconfitto il Vietnam, in semifinale la Corea del Sud ai rigori. Infine, la vittoriosa finale, con il ct Vieira portato in trionfo dai suoi calciatori. L'uomo che è riuscito dove la politica aveva fallito. Mettere assieme sciiti e sunniti, arabi e curdi, farli diventare una squadra, anzi di più: una Nazione. Il brasiliano, che vive nei paesi arabi fin dal 1980 e che si è convertito all'islam, come aveva annunciato, lascerà la nazionale per approdare alla guida della Corea del Sud. "Non avete idea di quello che abbiamo passato in questi 60 giorni- ha detto- Se continuassi finirei in manicomio". Peccato. Intanto a Baghdad è festa grande. Dopo anni di guerra a esplodere non sono solo le bombe, ma anche l'entusiasmo. La speranza è che non accada quanto successo mercoledì scorso quando, durante i festeggiamenti per la vittoria contro la Corea, 50 persone persero la vita vittime di attentati. Per questo le autorità della capitale irachena hanno vietato la libera circolazione di auto e moto, oltre che di sparare in aria (anche se qualche sparo si è sentito), mentre in altre città è stato imposto il coprifuoco. Sfidato da qualcuno pur di scendere in strada per urlare la propria gioia. "Anziché sparare con i fucili possiamo lanciare delle granate", ha detto un cittadino di Baghdad alla tv subito dopo la vittoria finale. Per il momento, comunque, pare ci sia da parte della popolazione la volontà di rispettare la tregua voluta dall'ayatollah sciita al-Sistani. Intanto la gente di Baghdad ha invaso le strade al grido di "Allah è grande", sventolando bandiere tricolori irachene acquistate in gran numero nei giorni scorsi e accendendo candele di fumo. La festa in un teatro di guerra.
(Italo Mastrangeli/Dire)

Nessun commento: