giovedì 17 gennaio 2008

"The Quiet" Capello e il Fisco. Tutti i retroscena


We are absolutely quiet. Fabio Capello si dichiara “tranquillo”, nonostante da ieri sia ufficialmente indagato dalla Procura di Torino per aver evaso 4 milioni di euro al Fisco italiano (cioè il 46% di tasse su 10 milioni di euro- fonte Corriere della Sera di oggi).
L’inchiesta torinese, nelle mani del magistrato Bruno Tinti (lo stesso che indaga anche sul falso in bilancio della Juve e che ha iscritto nel registro degli indagati la triade moggiana- fonte la Gazzetta dello Sport di oggi) coadiuvato dai sostituti Marco Gianoglio e Vincenzo Pacileo, è partita dopo la segnalazione dell’Agenzia delle entrate, che, come aveva annunciato alcune settimane fa sul suo sito Fiscoggi, vuole vederci chiaro su “l’ampia massa dei contratti in serie C, oggi per lo più in nero, e i guadagni delle singole star, che spesso prendono strade esentasse attraverso i diritti d’immagine”(La Repubblica). E infatti a “The Quiet” Capello, la Procura di Torino ha contestato proprio alcuni pagamenti ricevuti come compenso da sponsor (non è chiaro se è sotto questa forma che sono giunti i versamenti in nero effettuati da Roma e Juve di cui si parla nella stampa quotidiana) e versati ad alcune società di facciata (in particolare la “Sport 3000”), delle scatole vuote, che il ct inglese ha costituito in Lussemburgo; società facenti capo alla “Capello family trust”, l’azienda di famiglia del ct inglese con sede a Guernsey, l’isola nel canale della Manica, in cui il denaro transitava momentaneamente prima di essere smistato in giro per il mondo (secondo una mappa del Corriere della Sera di oggi le società della holding "Sport 3000" e destinatarie dei fondi neri sarebbero: un fondo d’investimento in Irlanda da 650mila euro, un’immobiliare, la “Verde Cortese”, con sede a Legnano e interessi a Parigi e Lugano, la D.C. srl del figlio di Capello, Edoardo, con sede a Milano e con diversi immobili intestati a Marbella e Pantelleria).
Un “giochetto”, come lo ha definito Alessandro Ferrucci su L’Unità di oggi, diverso dal più rudimentale cambio di residenza per il quale Don Fabio era stato condannato nel 2002 dal Tribunale di Como a tre mesi di reclusione, pena poi patteggiata con una multa di 3.500 euro per “concorso in abuso d’ufficio”. In quell’occasione infatti al tecnico di Pieris venne contestata, dal pm Daniela Meliota, il fraudolento cambio di residenza a Campione d’Italia, con la collaborazione decisiva del sindaco Roberto Salmoiraghi (tornato successivamente alle cronache giudiziarie tra il 2006 e il 2007, con l'accusa di corruzione nell'inchiesta del pm di Potenza, Henry John Woodcock, che coinvolse il principe Vittorio Emanuele. Inchiesta poi passata per competenza territoriale alla Procura di Como e archiviata dal gip Martinelli), finalizzato a godere dei vantaggi fiscali concessi dallo Stato italiano alla cittadina al confine con la Svizzera.

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