martedì 15 gennaio 2008

La crisi nera della Lazio

"E' un momento difficile, bisogna essere realisti e lottare per la salvezza". Alla fine del match perso all'Olimpico contro il Genoa, ultimo insuccesso di un campionato mai così deludente da quando ci sono in palio i 3 punti a partita, Delio Rossi, uno che le spalle ce l'ha larghissime, era scuro come non mai. La sua Lazio, la stessa che lo scorso anno aveva fatto il miracolo raggiungendo il terzo posto in classifica aprendo le porte al preliminare di Champions, adesso è a soli 4 punti dalla serie B. Numeri impietosi quelli biancocelesti: 18 punti in 18 partite disputate, frutto di 8 sconfitte di cui 5 in casa, che sommati poi a tutto l'insieme (l'assenza di un portiere, la scarsa vena degli attaccanti, i numerosi infortuni, gli errori arbitrali, la sfortuna, la contestazione dei tifosi, eccetera) danno la dimensione del disastro. Che se non si consumerà sarà forse solo per merito del buon Delio e del suo realismo necessario. Perché per un team partito con tutt'altri obiettivi non sarà facile trovare gli stimoli per uscire da questa complicata situazione. Fare in fretta, per non trovarsi come la Roma di quattro stagioni fa, quella del dopo Capello, che cambiò in corsa quattro allenatori (Prandelli, Voeller, Del Neri, Conti), e si salvò solo all'ultima giornata dalla seconda retrocessione della sua storia.
I tifosi naturalmente sono amareggiati. Fuori dall'Europa, pensavano, la squadra avrebbe reagito e ripreso a volare. Invece... Domenica, in tribuna, e non nella solita curva, due ragazzine hanno preferito "ammazzare il tempo in modo stupefacente", come ha scritto Aldo Grasso sul Corriere della Sera di oggi, visto che di mirabilia questa Lazio non ne offriva proprio (mi riferisco all'episodio delle due giovani che in tribuna - questa la vera notizia a mio avviso -, durante l'intervallo dell'incontro col Genoa, sono state immortalate dalla tv mentre giravano uno spinello). Dai forum dei tifosi, come "forumlazioultras", sono in molti a difendere l'alleanatore, l'unico che può salvare questa Lazio diventata Lazietta. Il colpevole invece è sempre lui: Claudio Lotito (Un disprezzo riassumibile in uno striscione che campeggia da un po' in curva: "Lotito la lazialità ti vomita!!!"). "C'e' una campagna denigratoria- ha scritto Schifolasroma sul forum-, sicuramente messa da quell'ignobile (Lotito, ndr), per far scaricare le colpe sul Mister. E l'unico che ci mette il cuore e la grinta, quando parla e sta in panchina...ragazzi non facciamo un errore che potremmo pagare caro. Sosteniamolo".
Tempi cupi insomma per i cuori biancocelesti, come ha ben fotografato il giornalista-tifoso Mauro Mazza sul Corriere dello Sport di oggi:
"L’ho riconosciuto subito e un bri­vido freddo è corso lungo la schiena. Era domenica pomeriggio, la pioggia era cessata da poco, ma sull’Olimpico arrivavano folate di vento gelido. Spalti semivuoti, at­mosfera tristanzuola, cori e canti provenienti solo dallo spicchio dei tifosi della squadra ospite. L’ho riconosciuto, il momento in­quietante e terribile, all’inizio del secondo tempo, quando la Lazio si è rintanata nella sua metà campo, intimidita dalla propria angoscia più che da un Genoa tutt’altro che stellare(...). L’ho riconosciuto in quel momen­to, il clima di fallimento e di naufragio incombente, di cata­fascio e di catastrofe annunciata. Erano anni che non si respi­rava un così brutto clima. Anche nelle annate meno buone, la modestia congenita della Lazio era compensata dallo spirito di una compagine comunque com­battiva, appassionata e orgogliosa(...). Ma stavolta non è solo suggestio­ne. Stavolta è brutta davvero, si fac­ciano pure gli scongiuri".

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