lunedì 14 gennaio 2008

La sinistra “munnezza” che desta l'ultrà

Oltre alle mosche, a gironzolare intorno alle montagne di “munnezza” nel napoletano c’è pure un nutrito gruppo di ultrà. Che come allo stadio fanno quello che gli viene meglio: di notte, a volto coperto, armati con sassi, bombe carta, catene, lame e usando come scudo gente pacifica scesa in piazza per contestare la riapertura di una discarica che avvelena terra e corpi, si scontrano con le odiate guardie, incendiano rifiuti, insomma, generano caos. Come sempre. Cambia lo scenario, dalle curve alla strada, ma lo “stile” è sempre quello. Inconfondibile.
Fatti, che Massimo Martinelli, sulla prima pagina de Il Messaggero dell’11 gennaio nell'articolo “Pianura, violenza come protagonismo. Cacciati dagli stadi, leader tra i rifiuti”, ha interpretato "azzardando" una teoria. Secondo l'autore gli scontri tra tifosi e forze di polizia nel napoletano sarebbero dovuti all’effetto dei Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive), che avrebbero svuotato le curve dagli esagitati riversandoli nella società. Un fenomeno che avrebbe pure un nome: “migrazione della violenza”. L'ipotesi, sempre secondo il giornalista, troverebbe conferma “in uno studio recente che Maurizio Marinelli, poliziotto doc(?) e direttore del Centro Studi Sicurezza Pubblica di Brescia, ha ben descritto spiegando che i caporioni delle curve, quelli che prima (che prima?) trascinavano i ragazzini esaltati contro le tifoserie avversarie, sono stati costretti a cambiare palcoscenico(…). E' per questo motivo che adesso, ne sono convinti gli investigatori napoletani, è soprattutto il popolo frustrato dei tifosi colpiti dal Daspo, che anima la guerriglia di Pianura”. Il nemico degli ultras poi sarebbe sempre lo stesso: le forze di polizia, che secondo Martinelli sarebbero pure state avvisate dai loro acerrimi nemici con una telefonata anonima(?). "Da oggi- avrebbe detto l'Anonimo- combattiamo contro di voi, fuori dagli stadi". Una promessa mantenuta...
Ma allora, come spiegare quello che è accaduto al governatore della regione Sardegna, Renato Soru?
Partiamo dall'antefatto. La regione sarda è stata una delle prime ad aver solidarizzato con la Campania, dando la propria disponibilità a smaltire una parte della “munnezza” napoletana. Un fatto che, com’era prevedibile, ha acceso gli animi di alcuni ultrà isolani. Sul Corriere della Sera di oggi, Fulvio Bufi, nell’articolo “Rifiuti, fermato un attentato a Soru. Blocchi e tensione in Sicilia e Lazio”, ha raccontato di alcuni scontri avvenuti durante lo sbarco dei rifiuti a Porto Empedocle. Inoltre, il giornalista del corriere, ha riportato la notizia di un'intercettazione telefonica (sms) tra alcuni ultrà cagliaritani del gruppo degli Sconvolts. “La polizia – ha scritto Bufi – ha concluso che (gli ultrà, ndr) stavano preparando un attacco alla casa del governatore, Soru (di centrosinistra, ndr). Sono state fatte perquisizioni e nelle abitazioni di due giovani (senza precedenti penali, ndr) è stato trovato del materiale incendiario(…). I due giovani sono stati arrestati”.
Da quanto è emerso, non è più possibile pensare che la teoria della “migrazione della violenza” possa avere valore interpretativo. Qualche giorno prima, inoltre, a Pianura, erano stati aggrediti dei Vigili del Fuoco, uno dei quali, intervistato da Rai e Mediaset, aveva detto che lui e alcuni suoi colleghi se l'erano vista brutta e che solo grazie all'aiuto del proprietario di una villetta nei pressi avevano salvato la pelle. Un fatto anomalo, perché gli ultrà, dagli Anni 70 ad oggi, non erano mai stati altrettanto feroci con rappresentanti delle istituzioni diversi dalle forze di polizia.
Le bande di tifosi non sono un gruppo di scemi che alla sola vista di un paio di agenti va in fibrillazione. Sono una vera organizzazione, con al vertice un gruppo di "anziani" (di non più di quarant'anni), che fa riferimento a movimenti politici (istituzionali e non), i quali, a loro volta, usano questa manovalanza per fini politici, i cosiddetti lavori sporchi (in tema di munnezza poi...). Cosa peraltro che non è nemmeno una novità. Tesi sostenuta ad esempio da Franco Ferrarotti che, sul Corriere della Sera del 7 novembre 2007, in merito alle violenze ultras successive all’omicidio Sandri (giovane tifoso della Lazio freddato da un agente della stradale), disse: “Penso che (i tafferugli, ndr) siano stati una cosa ben organizzata da gruppi piuttosto avveduti che hanno cavalcato sapientemente la reazione a un caso isolato, per quanto terribile come l'incidente dell'autogrill, con l'obiettivo preciso di sferrare un attacco al potere(…). Non mi meraviglierei per esempio che, non troppo in là nel tempo, ci possa essere una saldatura fra questo "partito" e la Destra di Storace”. Dichiarazione profetica, non c'è che dire. Infatti Soru è un rappresentante del potere costituito, un pezzo del centrosinistra che governa il Paese (se poi lo governi bene o male, non è questo il punto), un bersaglio che non ha molto a che vedere con il tradizionale teppismo degli ultras. Che, nonostante tutto, ha, o aveva dovremmo dire, un proprio codice d'onore ("gli scontri si fanno con altri ultrà e con le guardie, senza coinvolgere chi non c'entra", mi disse un ultrà romanista). Stavolta invece gli ultrà avevano un obiettivo preciso, quello, appunto, di andare a lanciare delle bombe incendiarie a casa di un "nemico" politico. Più che di "migrazione della violenza", forse si dovrebbe parlate di una nuova "strategia" che usa la violenza ultras come manovalanza prezzolata per realizzare un progetto politico ancora poco chiaro.

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