venerdì 25 gennaio 2008

Emergenza rifiuti. Assoldati ultrà per 150 euro al giorno


Ultrà assoldati come mercenari per 150 euro al giorno dai clan per creare disordini a Pianura e riaffermare il potere della camorra sul territorio. Questo il nuovo inquietante scenario che carabineri e Digos hanno portato all'attenzione della Procura di Napoli, diretta dal magistrato Giandomenico Lepore. Uno sfondo che potrebbe diventare ancora più cupo se fosse vera l'indiscrezione secondo cui uno degli organizzatori dei raid sarebbe un consigliere comunale.
A diffondere la notizia è stato l'ottimo giornalista Giuseppe Crimaldi, che sulle colonne de Il Mattino ha cercato di spiegare questo complicato intreccio tra ultrà, clan e politica. "Un fatto è certo: dietro gli incidenti non può non esserci una strategia(...). Ci sarebbero complessivamente 22 nomi sui quali si sofferma l'attenzione degli inquirenti. Avrebbero ottenuto soldi (150 euro, ndr) per alimentare disordini(...). In un simile contesto- ha precisato Crimaldi- appare verosimile che il clan dei Lago, che controlla ancora le sorti criminali di Pianura, possa aver occultamente diretto le operazioni di guerriglia(...). Pregiudicati vicini alla camorra assieme a frange estreme del tifo più acceso (...) i Niss, acronimo che significa "Niente incontri solo scontri", atomo di una galassia più ampia, quella che si richiama ad un'altra sigla: Acab (All cops are bastards)". Oltre alla Procura di Napoli anche la Direzione distrettuale antimafia, coordinata dal procuratore aggiunto Franco Roberti, ha aperto un fascicolo d'indagine sulla vicenda.

I PRECEDENTI

Non è la prima volta che gli ultras escono dagli stadi per compiere disordini e violenze. Era già accaduto la sera dell'11 novembre scorso con l'assalto alle caserme a Roma e Milano da parte di ultrà di diverse tifoserie unite dopo l'omicidio del giovane simpatizzante della Lazio, Gabriele Sandri. In quell'occasione due tifosi, Saverio Candamano, ventisettenne calabrese, e Claudio Gugliotti, ventunenne romano, vennero arrestati e poi processati con l'aggravante del terrorismo (aggravante peraltro esclusa dal giudice del Tribunale del Riesame di Roma, Antonio Lo Surdo, per mancanza del movente politico - per saperne di più vedi L'Unità del 18.1.2008), mentre un terzo, tale Valerio Minotti, al quale non venne contestata l'aggravente del terrorismo, finì ai domiciliari.
Assenza di un movente politico che secondo il Tribunale di Brescia mancò pure agli ultras di Brescia-Roma del 20 novembre 1994. Una partita da ricordare perché "segnò una sorta di spartiacque", come ha affermato Andrea Di Caro in Indagine sul calcio (libro scritto a quattro mani con Oliviero Beha). Venne infatti organizzata una vera spedizione punitiva, fatta da ultrà romanisti, neofascisti della Curva nord e addirittura di provenienza veronese. Negli scontri con le forze dell'ordine venne gravemente ferito il vicequestore di Brescia, Giovanni Selmin. Il motivo della spedizione? "Non per punire i tifosi bresciani - stando alla ricostruzione che fece il quotidiano La Padania il 10 dicembre 1998 (cit. da Indagine sul calcio p. 269-272) -, ma per creare paura e tensione nel giorno delle elezioni". Per quella faccenda, che secondo gli inquirenti era stata "studiata a tavolino", vennero arrestati: Maurizio Boccacci, leader del "Movimento Politico", Giuseppe Meloni (detto "Pinuccio la Rana"), candidato nelle liste del Msi nel 1993, Corrado Ovidi degli "Irriduibili Lazio" e Alfredo Quondamstefano, militante del MP e di Opposta Fazione (gruppo di destra della Curva sud giallorossa). Anche quella volta, nonostante l'inchiesta della Procura di Brescia avesse evidenziato una strategia di destabilizzazione, nel gennaio del 1998 il Tribunale di Brescia assolse tutti gli imputati. "Niente strumentalizzazioni- sentenziò Mauro Bottarelli su La Padania-, niente piani occulti: per il giudice Roberto Pallini le undici condanne comminate erano da mettere in relazione solamente ad atti di violenza calcistica".

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