giovedì 24 aprile 2008

Il neo-calcio secondo Berlusconi


"I grandi club dovrebbero fare un campionato fra loro perché, quando si attrezza una squadra che costa tanto non si può, poi, pensare di andare in un capoluogo di provincia dove c’è uno stadio da ventimila posti e magari nemmeno pieno. (Invece), quando ci sono due grandi squadre che si incontrano le televisioni hanno punte di audience notevolissime. E con le grandi squadre possiamo essere protagonisti in Europa". Questo il calcio del futuro secondo Silvio Berlusconi. Uno show business sempre più spregiudicato, dove non c'è spazio per romanticherie e dolcezze, dove a un'altra Genova o Verona non capiterà più di festeggiare uno scudetto, e dove solo chi produce e incassa ha diritto di cittadinanza. Una filosofia che in Europa è stata già ampiamente osteggiata dall'Uefa e dal suo presidente Platini, che ha di fatto smantellato il G14 e aperto la Champions a squadre dell'Est, e che in Italia si pensava fosse superata dopo il D.lgs, approvato il 9 novembre 2007, per la ripartizione dei diritti tv a partire da luglio 2010. Una legge che Ruggero Palombo, con un fondo su La Gazzetta dello Sport del 10 novembre, aveva descritto come "un primo importante passo nella direzione giusta", in cui tutti i partecipanti giocheranno "ad armi un po' più pari". Un articolo che noi della Leggendadelcalcio avevamo sottoscritto in pieno, dedicandogli un post. Ma al Cavaliere le riforme del centro-sinistra non interessano e forse non gl'importa nemmeno del pallone. Lui ha l'investitura popolare, forse l'ultima, e del Paese ne fa e disfà come meglio crede, come al solito e in barba al conflitto d'interessi. E chi se ne importa se cittadine e paesotti saranno tagliate fuori dal calcio che conta e viceversa: in fondo questo è uno sport solo quando fa comodo, cioé quando gli spettatori pagano per inseguire l'emozione di una vittoria della squadra del cuore. Come ha scritto oggi La Stampa, "(non ci sarà) più Siena-Milan o Empoli-Juventus. Spazio a sfide infinite Kakà-Ibrahimovic o Del Piero-Totti perché- come dice il Cavaliere- 'quando ci sono due grandi squadre che si incontrano le televisioni hanno punte di audience notevolissime. E con le grandi squadre possiamo essere protagonisti in Europa'". Questo il nuovo Berlusconi, che all'Atto III sembra sempre identico al I.

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