Agli arbitri non serve il mago Merlino, ma uno che imprima una svolta. Che di fronte alle richieste dell'opinione pubblica non difenda una classe indifendibile, ma risponda con proposte serie, non come accaduto nel confronto tenutosi il 28 gennaio a Milano fra arbitri, allenatori e capitani. Va bene la storia della moviola tv ("che mette in croce chi deve fischiare") e quella dei giovani arbitri ("ci sono molti giovani di buon livello qualitativo, che però hanno bisogno di fare esperienza"), ma basta con le polemiche e i rimedi parziali (la moviola in campo, i "pizzini", gli arbitri stranieri).
E' tempo di lanciare un segnale forte che dia credibilità all'intera classe arbitrale, che con Calciopoli è rimasta sputtanata come pochi. E' necessario creare le condizioni affinché gli arbitri, anche quando sbagliano, vengano considerati integerrimi (lo so, Arpino si rivolterebbe dalla tomba). Ad esempio, un giudice può sbagliare una sentenza, ma non per questo lo penso in malafede. Solo se scopro che è stato pagato per assolvere l'imputato cambio parere e m'incazzo. Una delle differenze tra Sistema arbitrale e Magistratura sta proprio qui: i giudici sono considerati in buona fede a priori (nonostante il Belusca provi da sempre a infangare le toghe) salvo prove che dimostrino il contrario. Gli arbitri invece sono considerati corrotti a priori (In fondo la c.d. "sudditanza psicologica" - termine coniato da Lo Bello 40 anni fa - non è parte di quella corruzione morale che pervade la cultura italiana, ma che oggi, da Bologna a Napoli fino alla Sicilia, si vuole scrostare per far ripartire questo Paese?)
E allora, come uscire dall'impasse? Una soluzione potrebbe essere quella che Oliviero Beha e altri sponsorizzano da anni, cioè il sorteggio integrale, quel meccanismo che permise al Verona di vincere lo scudetto e che forse proprio per questo venne scartato l'anno seguente. Sul sorteggio ho però un dubbio: "E' giusto che una partita di cartello sia diretta da un esordiente o comunque uno che non ha ancora la necessaria esperienza?". Bazzecole, pinzellacchere. Oltre al sorteggio, sarebbe opportuno accrescere l'indipendenza della categoria arbitrale, creando un organo di autogoverno (che magari elegga il proprio presidente, il designatore eccetera) svincolato dalla Figc. La Federazione infatti non può decidere i vertici arbitrali perché è legata a doppio filo ai club e alla politica: come Matarrese, fratello del presidente del Bari; o come Nizzola amicissimo del Moggi; oppure l'eterno Carraro che mentre era a capo della Federazione era anche dirigente della banca che sosteneva alcuni club - Roma, Lazio, eccetera - nonché presidente della Impregilo, società in orbita Fiat.
Lo ripeto: gli arbitri, almeno per sembrare "al di sopra delle parti" e "in buona fede", proprio come il giudice in un processo, dovrebbero uscire dal cappello della Figc, come già molti auspicavano durante e dopo Calciopoli (vedi Micromega n.4 del 2006). Questo dovrebbe essere il primo nodo da affrontare. Poi, ma solo poi, chiedersi se la moviola in campo può essere d'aiuto o no (per me, si). Ma così non è stato e non sarà. Perché al mondo del pallone non interessa cambiare veramente. Non a quella parte di opinione pubblica che con le polemiche sterili ci campa. Non ai grandi club che mantengono lo Status quo. Non a Collina, designatore che incassa dalla Figc un assegno da 1200 euro al giorno.
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