Donadoni e il suo stile. Inconfondibile come calciatore: era un'ala, come nella migliore tradizione italiana (da Causio a Conti), col pallone sempre incollato al piede e dal dribbling facile. In qualità d'allenatore, invece, lo si conosceva un po' meno, si sapeva solo che aveva fatto un buon lavoro a Livorno e che era stato ingiustamente esonerato da Spinelli. Poi, a sorpresa, veniva nominato ct della Nazionale: un compito che secondo molti era "troppo" per uno come lui, che d'esperienza ne aveva ben poca per gestire il dopo Lippi e la squadra campione del mondo. Durante i circa due anni di partite utili per ottenere il pass a Euro 2008, con una qualificazione guadagnata solo all'ultima giornata di un un girone difficilissimo, con in mezzo l'agguerrita Francia, battuta nella finale di Berlino, e una sorprendente Scozia, Donadoni veniva accusato di scarso polso nel trattare i giocatori e qualcuno gli rimproverava di non essere riuscito a trattenere campioni del calibro di Totti e Nesta (che il ct, successivamente, avrebbe definito "ragazzi un po' viziati").
Il ct, allora come adesso, non aveva fatto una piega e aveva incassato alla sua maniera: poche e sporadiche parole, ma molti fatti. Poi però, quei suoi modi, così poco italiani, hanno conquistato pian piano le simpatie di molti, parallelamente ai successi della sua Italia. Si dirà, che accade sempre così quando si vince. E' vero. Ma non possiamo fare a meno di evidenziare lo 'stile' Donadoni: uno che, proprio come quando giocava, dribbla ogni polemica, se la fa scivolare addosso, mantenendo un profilo basso, tipico di chi in realtà vola alto. Come nell'ultima conferenza stampa: ha giustamente convocato Cassano, ma è riuscito a non accentrare l'attenzione sul barese e sulle cassanate; non ha chiamato Inzaghi parlando di scelta tecnica senza stare a ricordare la grandezza dell'escluso (la retorica non è il suo mestiere); ha parlato del suo contratto che non vincola nessuno come la cosa più normale al mondo. Che poi solo i numeri contino nel calcio, Donadoni questo lo sa meglio di tutti. Non si capisce però perché qualcuno lo vorrebbe, o lo avrebbe voluto, diverso da com'è. Sarà che 'del doman non v'è certezza', ma non cambiare per diventare ciò che i media vogliono tu sia, beh, questa è già una vittoria. Più grande di quel che comunemente si pensa.
mercoledì 21 maggio 2008
Del doman non v'è certezza... ma Donadoni resta Donadoni
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