Da quando ha rilasciato quell'intervista ad Antonello Caporale, apparsa su La Repubblica di lunedì scorso, e nella quale si è dichiarato "fascista", Giuseppe Ciarrapico è diventato l'epicentro della politica italiana. Ed esserlo nel momento più alto della vita democratica di una Nazione, come sono appunto le elezioni, non è cosa da poco. E chi se lo sarrebbe immaginato uno così al centro della vita pubblica italiana? Pensare che quand'era presidente della Roma, i suoi tifosi non vedevano l'ora che girasse i tacchi e se ne andasse a far danni da qualche altra parte. E invece...
Su di lui, ora che il Cavaliere l'ha candidato nel PDL, s'accaniscono un po' tutti. Secondo Veltroni è impresentabile perché "rivendica la continuità col fascismo"; Fini e La Russa poi, si dicono "perplessi" e mettono le mani avanti: "Candidarlo non è stata una nostra scelta, non ne sapevamo niente". Il Berlusca invece difende il suo candidato dagli attacchi e dice: "E' uno goliardico, pare Aldo Fabrizi. E poi ha importanti giornali che possono far comodo" (tra i maggiori, Latina oggi e Ciociaria oggi). Che a Ciarrapico gli scherzi piacciano è certamente un fatto: è stato lui infatti a far affiggere i manifesti che ritraggono Fini che fa il saluto romano, apparsi a Roma nell'ottobre scorso. E fu ancora lui, quand'era nel commercio delle acque minerali a vendere alla Parmalat (poi fallita a scapito dei piccoli azionisti) le sorgenti che, come disse Tanzi, "non valevano nulla" per 35 miliardi di lire, grazie all'intermediazione (o al ricatto, fate voi) di Geronzi e della Banca di Roma.
Nella bufera in cui è finito, Giuseppe Ciarrapico non solo non ha fatto l'atteso dietrofront, ma ha ribadito la sua fede fascista attaccando i denigratori. Di Fini ha detto che "è uno sguattero, che in pubblico mi dà del fascista e in privato m'invita a pranzo, così come Alemanno e Mattioli". L'ex presidente giallorosso ha inoltre smentito AN: "Berlusconi ha detto che AN era informata e d'accordo sulla mia candidatura. Beh, ha detto la verità".
Tra accuse e controaccuse, dunque, il tormentone Ciarrapico fascista prosegue, perdendo di vista il vero punto della questione: cioè i guai giudiziari che il Nostro ha avuto per circa un decennio. Su Mani Sporche (ed. Chierelettere) alla voce Ciarrapico sta scritto: "più volte arrestato, condannato a 3 anni definitivi per il crac da 70 miliardi della Casina Valadier (ricettazione fallimentare) e ad altri 4 e mezzo per il crac Ambrosiano (bancarotta fraudolenta)". Un nodo che evidentemente nessuno vuol toccare, visto che in un modo o nell'altro tutti i partiti hanno qualche scheletro nascosto (neanche troppo) nell'armadio. Casini ha il problema Cuffaro, Veltroni quello dell'Unipol, la Lega la Popolare Credieuronord e Fazio, eccetera...
Ma come sempre la vicenda più interessante è quella che s'avviluppa sull'asse Berlusconi-Ciarrapico. Del resto la nostra non è una "Repubblica fondata sul ricatto"? Molti ricorderanno che Ciarrapico fu nel lontano 1989 il mediatore mandato da Andreotti a dirimere la controversia tra De Benedetti e Berlusconi per la spartizione della Mondadori. Una spartizione da cui il Cavaliere uscì trionfatore, anche perché aveva comprato la sentenza Metta (per 400 milioni di lire) che annullava l'ormai famoso Lodo Mondadori (una sorta di precontratto che De Benedetti aveva con gli eredi della Mondadori per acquisire la società).
Ciarrapico quindi entra nel partito delle impunità, come il suo amico Previti del resto. Questo lo scandalo su cui si dovrebbe far luce e non sull'essere fascista, cosa che ormai fa solo sorridere. Anzi, trovo pure simpatico questo Ciarrapico che rivendica il suo passato. Meglio di quelli che fino a ieri andavano a Predappio a pregare sulla tomba del Duce e oggi negano l'innegabile. In fondo, come ha detto la vedova Almirante, "se si sente fascista, che danno produce? Che male può fare?". E infatti, come fascista Ciarrapico danni non ne può fare, ma per il resto, beh, è meglio che lasciamo stare...
P.S.: Un amico m'ha fatto notare che nel post non ho menzionato quel conflitto d'interessi che l'editore Ciarrapico porterebbe inevitabilmente con se qualora fosse eletto in Parlamento. Una giusta precisazione, su un tema caro, purtroppo, solo a una minoranza di italiani.
P.S.2: Per conoscere la Ciarrapico Story clicca qui.
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