Ritorno sui fatti successivi alla morte di Sandri di domenica scorsa. Agli scontri di piazza e negli stadi, in particolare alla gestione della cosa da parte del Viminale e delle forze di polizia. Sui media italiani c’è stato un ampio dibattito in tema e in molti, io stesso in questo blog, hanno sentito la necessità di criticare il modo in cui è stata data la notizia della morte del giovane romano. Anche il Sindacato di Polizia ha accusato il Viminale (e le decisioni prese dall’ufficio stampa) di poca trasparenza nella diffusione delle notizie, cosa peraltro in parte responsabile della reazione ultrà. Fin qui tutti d’accordo mi pare. Ma a furia di biasimare le forze dell’ordine, non siamo stati in grado di riconoscerne i meriti. Pensate, che sarebbe accaduto se durante gli scontri un ultrà fosse stato ucciso o gravemente ferito?
In tema di comunicazione il Viminale ha certamente fatto degli errori. E nella società moderna la comunicazione è importantissima (cosa che tutti riconoscono senza la necessità di portare esempi), tanto che sono in molti a pensare ad un tentativo (forse maldestro) di occultamento della verità. Ma anche con una perfetta gestione informativa nessuno può scommettere che gli scontri non avrebbero avuto luogo lo stesso. Certo le probabilità forse sarebbero state minori, ma voglio ricordare che per “eccitare” l’animo delle bande ultrà basta poco. E quando quel poco neanche c’è se lo costruiscono da soli, come accaduto nel derby di Roma del 2004 (guarda post precedente).
Del perché i gruppi ultras solidarizzino tra di loro contro lo Stato ci sono diverse teorie. Business, affermazione politica o, viceversa, strumentalizzazione politica, conseguenza di uno spirito anti-statale tipicamente italiano, ecc. (Oliviero Beha ha sostenuto che "gli ultras non sono la parte malata di un Paese, bensì una parte del Paese malato cui metter mano molto più onestamente, energicamente e coralmente di quanto non si faccia, in un’emergenza che urla il suo principio di realtà nel calcio come altrove"). Ma ora che gli ultras, sia di destra che di sinistra, agiscono in modo coordinato, alcuni sostengono la tesi di una pianificazione degli scontri contro le 'guardie' al fine di solidificare i legami tra bande ultrà. In effetti la morte di Sandri ha provocato in tutte le bande un senso di solidarietà, rafforzando una comune appartenenza. Ad esempio nel posto dove è stato freddamente assassinato il giovane dj - figura ‘sacralizzata’ dagli ultrà nonostante a quanto sembra non fosse uno di loro - ci sono sciarpe e bandiere di tutte le squadre. A Roma in piazza c’erano ultrà romanisti e laziali insieme. Lo stesso ai funerali. Secondo uno studio dalla stagione 2005-2006 al 2006-2007, sono aumentati gli scontri con le forze di polizia e più che triplicati gli agenti feriti; sono invece diminuiti gli scontri tra diverse bande ultras e i tifosi feriti in scontri tra loro sono scesi del 20% (Fonte: Osservatorio Naz. Sulle Manifestazioni sportive del Min. Interno). Un dato preoccupante, tanto che un noto sociologo, Franco Ferrarotti, intervistato dal ‘Corriere della Sera’ di ieri, ha parlato di “salto di qualità” nella strategia ultras. Se così fosse, è necessario mettere in guardia coloro che ancora associano il mondo ultrà al calcio. Se così fosse, gli ultrà userebbero il calcio solo come uno strumento per fare proseliti tra i tifosi e per guadagnare visibilità mediatica. E' allora tempo che la politica si prenda le sue responsabilità e inizi a fare del calcio uno sport, non un Far West, non un mondo dove conta solo il business . "Perché- come ha scritto Beha- da questa domenica non esce l’immagine di un Paese in cui è avvenuto “un tragico errore” bensì quella di un Paese sconvolto, attraverso il calcio ma non solo".
In tema di comunicazione il Viminale ha certamente fatto degli errori. E nella società moderna la comunicazione è importantissima (cosa che tutti riconoscono senza la necessità di portare esempi), tanto che sono in molti a pensare ad un tentativo (forse maldestro) di occultamento della verità. Ma anche con una perfetta gestione informativa nessuno può scommettere che gli scontri non avrebbero avuto luogo lo stesso. Certo le probabilità forse sarebbero state minori, ma voglio ricordare che per “eccitare” l’animo delle bande ultrà basta poco. E quando quel poco neanche c’è se lo costruiscono da soli, come accaduto nel derby di Roma del 2004 (guarda post precedente).
Del perché i gruppi ultras solidarizzino tra di loro contro lo Stato ci sono diverse teorie. Business, affermazione politica o, viceversa, strumentalizzazione politica, conseguenza di uno spirito anti-statale tipicamente italiano, ecc. (Oliviero Beha ha sostenuto che "gli ultras non sono la parte malata di un Paese, bensì una parte del Paese malato cui metter mano molto più onestamente, energicamente e coralmente di quanto non si faccia, in un’emergenza che urla il suo principio di realtà nel calcio come altrove"). Ma ora che gli ultras, sia di destra che di sinistra, agiscono in modo coordinato, alcuni sostengono la tesi di una pianificazione degli scontri contro le 'guardie' al fine di solidificare i legami tra bande ultrà. In effetti la morte di Sandri ha provocato in tutte le bande un senso di solidarietà, rafforzando una comune appartenenza. Ad esempio nel posto dove è stato freddamente assassinato il giovane dj - figura ‘sacralizzata’ dagli ultrà nonostante a quanto sembra non fosse uno di loro - ci sono sciarpe e bandiere di tutte le squadre. A Roma in piazza c’erano ultrà romanisti e laziali insieme. Lo stesso ai funerali. Secondo uno studio dalla stagione 2005-2006 al 2006-2007, sono aumentati gli scontri con le forze di polizia e più che triplicati gli agenti feriti; sono invece diminuiti gli scontri tra diverse bande ultras e i tifosi feriti in scontri tra loro sono scesi del 20% (Fonte: Osservatorio Naz. Sulle Manifestazioni sportive del Min. Interno). Un dato preoccupante, tanto che un noto sociologo, Franco Ferrarotti, intervistato dal ‘Corriere della Sera’ di ieri, ha parlato di “salto di qualità” nella strategia ultras. Se così fosse, è necessario mettere in guardia coloro che ancora associano il mondo ultrà al calcio. Se così fosse, gli ultrà userebbero il calcio solo come uno strumento per fare proseliti tra i tifosi e per guadagnare visibilità mediatica. E' allora tempo che la politica si prenda le sue responsabilità e inizi a fare del calcio uno sport, non un Far West, non un mondo dove conta solo il business . "Perché- come ha scritto Beha- da questa domenica non esce l’immagine di un Paese in cui è avvenuto “un tragico errore” bensì quella di un Paese sconvolto, attraverso il calcio ma non solo".
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