mercoledì 21 novembre 2007

Se il calcio è morto lo è anche il Belpaese

Il blogger francescofacchini ha terminato il suo sciopero contro "qualsiasi forma di calcio come sistema di spettacolo e intrattenimento spinto", iniziato il giorno dopo la morte di Sandri. Ne sono lieto. Ho pensato molto alle sue parole nel post intitolato "Il Calcio è morto, facciamogli almeno il funerale". In generale sono d'accordo con la sua visione ma vorrei approfondire alcune questioni in evidenza.
Punto primo. Nel post lei ha citato una frase di Alessandro Nesta, il quale ha detto: "Di cosa ci stupiamo? Il calcio è esattamente lo specchio della nostra società". Sono d'accordo e siamo in molti a pensarla così caro francescofacchini (ad esempio Oliviero Beha è da almeno una ventina di anni che lo afferma). Ma naturalmente la cosa non può e non deve essere una giustificazione per chi, come gli ultrà, ha commesso illeciti che vanno puniti.
Punto secondo. Ha scritto che non vuole più nel suo blog raccontare le "animalesche" imprese degli ultrà: per "spegnere i riflettori dell'attenzione" e così farli smettere di esistere. La sua proposta ha precedenti illustri. Come McLuhan che nel '78 consigliò ai media italiani di non parlare delle Brigate Rosse che avevano appena sequestrato Moro. Condivido la sua scelta, probabilmente commentare le gesta infami degli ultrà porta a poco o a niente. Penso infatti che l'attenzione di un columnist (anche se su un blog) deve focalizzarsi sulle scelte che il potere politico, calcistico e istituzionale, attua per cercare di risolvere i problemi, dirimere le controversie. Ad esempio, in questi anni le scorribande del mondo ultrà (tanto per restare in tema, ma si potrebbe anche parlare della gestione del dopo calciopoli, di diritti tv, del doping sportivo e amministrativo, ecc.) hanno fatto cronaca. Ma mi chiedo, che cosa ha fatto di serio la nostra classe politica per risolverlo? Dopo Raciti il governo, sotto la pressione dell'opinione pubblica, ha messo i "tornelli", gli "steward", i biglietti nominativi. Eppure, come tutti sanno, le curve sono sempre terra di nessuno, dove i più "forti" dettano le proprie leggi. Inoltre, nonostante i nuovi dispositivi, nella curva atalantina di domenica 11 novembre è entrato addirittura un "tombino", poi usato per sfasciare il muro di plexiglass.
Infine. Lei ha proposto di chiudere il Calcio e ha scritto: "Poi lo sport esiste anche senza il calcio". Immagino che la sua sia una provocazione dettata dall'emotività che ha coinvolto un po' tutti. Comunque mi sento di dissentire. E allora le propongo: 'Perché non chiudiamo l'Italia? In fondo il mondo esistetebbe anche senza il Belpaese e le sparatorie di mafia e camorra'.
Il calcio non è solo violenza e affarismo così come il Paese non è solo mafia e corruzione. Il dovere di tutti quelli che vogliono dignità e giustizia, che si possono avere solo attraverso il rispetto di regole condivise, è proprio quello di denunciare, svelare, far capire.
Il calcio, come qualsiasi fatto sociale di una certa rilevanza, è indice di uno stato di cose. Ma è anche uno sport. I valori dello sport (la socialità, l'impegno, la sana sfida, il rispetto delle regole) sono infranti nel calcio. Ma non solo nel calcio. In tutte le sfere di questa società. Dove chi fa le regole è il primo ad aggirarle. Dove l'impegno - la meritocrazia - è umiliata dalla scelta clientelare. Dove la socialità è solo business e l'emozione merce da vendere. Il calcio, come la nostra Italia, non sta molto bene. E' dovere di tutti, in particolar modo è dovere della stampa e del sano giornalismo, impegnarsi affinché i valori dello sport, come quelli della democrazia, s'instaurino nella coscienza e nel vivere quotidiano. Questo Paese non varrà molto, ma è il nostro. Tutti ne abbiamo bisogno. Non si può alzare bandiera bianca...
Mastro
P.S.: La risposta di Francesco Facchini è disponibile cliccando qui.

1 commento:

zazzy ha detto...

" Il bel paese là dove 'l sì sona." (Dante)


« Piangi, che ben hai donde, Italia mia. »(Leopardi)

E concluderei con:

« Cara Italia, perché giusto o sbagliato che sia questo è il mio paese con le sue grandi qualità ed i suoi grandi difetti. »(Enzo Biagi)

A distanza di secoli si guarda ancora il Belpaese con gli occhi lucidi!


Daniela