venerdì 7 dicembre 2007

Una Curva da interpretare e l'esperienza di Marco D'Amato


Domenica e mercoledi le Curve d'Italia hanno scioperato, ma solo pochi quotidiani si sono chiesti come i pallonari da stadio abbiano passato queste due giornate di campionato senza ultrà. Ha fatto eccezione Il Manifesto di giovedi 6 dicembre, con un bell'articolo di Giacomo Russo Spena dal titolo "La Sud senza voce per sciopero ultrà". Secondo il giornalista de Il Manifesto, che ha assistito alla partita Roma-Cagliari in Curva, la squadra giallorossa starebbe "iniziando a patire la perdita del suo «dodicesimo» uomo in campo". Ovviamente non ho motivo di dubitare dell'onestà di Russo Spena. Ma non tutti hanno visto e interpretato l'assenza dei gruppi organizzati allo stesso modo. Per questo, pubblico volentieri il bel reportage dell'amico Marco D'Amato, dottore in Scienze della Comunicazione e da sempre "tifosissimo" della Roma. Un reportage che fa da contraltare a quanto scritto dal quotidiano comunista.

L’autogol degli ultras: la Curva Sud piena in un Olimpico vuoto
(di Marco D'Amato)

ROMA - E’ un freddo mercoledì di dicembre, uno di quelli che passeresti volentieri a casa seduto sul divano. Ma c’è Roma-Cagliari, recupero della 12a giornata del campionato che amiamo definire “il più bello del mondo”. E tanto basta per indossare la sciarpa giallorossa, salire sullo scooter e partire. Destinazione, ovviamente, lo stadio Olimpico. Stavolta parto un po’ in ritardo perché penso che la Curva, che da 12 anni amo frequentare assieme ai miei amici, tanto sarà vuota… In questi giorni s’è vociferato di un altro sciopero del tifo organizzato, di quelli che gridano “non ti lasceremo mai sola” tanto per capire. Arrivato al parcheggio dei motorini sotto la Sud, noto che il parcheggio è pieno come al solito. Entro e vedo quello che non m’aspettavo: la curva piena. Si fa fatica a passare per le scale, ma quando mi giro noto che gli spazi dei gruppi sono stati delimitati da barriere di scotch, quasi ad ammonire chiunque avesse avuto la malsana idea di occupare uno di quei “sacri” pezzi di plastica dai quali ogni domenica si mostra alla gente che vuol dire essere tifosi. In Curva, domenica scorsa (c’era l’Udinese), nel giorno che avrebbe dovuto mostrare all’Italia cos’è un calcio senza tifosi, ce n’era di gente ma non così tanta. Mi volto ad osservare gli spalti e noto che è il resto dello stadio ad essere vuoto: sembra quasi che a scioperare siano gli altri settori. D’altra parte quando si hanno come “concorrenti” i colossi delle pay-tv, non credo che far pagare il prezzo di una giornata di lavoro per una partita di calcio sia un buon incentivo a riempire gli spalti. Le rivendicazioni della protesta degli ultras sono in queste dichiarazioni: “L’ultras va eliminato perché le curve sono oasi di pensiero libero e non omologato in una società vuota di valori. Sono un terreno non ancora massificato”. A cui fa eco il comunicato che dice: “I gruppi della Sud in occasione rimarranno a casa continuando la loro protesta. Lo spettacolo abbia inizio... ma senza di noi”. Parole dure, scevre di ogni significato calcistico e che nulla hanno a che vedere con gruppi di persone che dovrebbero avere come fine ultimo quello di lanciare cori e sventolare bandiere. La partita inizia, subito infiammata da un brillante avvio della squadra di Spalletti. La Curva sembra contraccambiare lo spettacolo offerto, ma noto che rispetto a domenica scorsa e nonostante il maggior numero di presenti, c’è timore a cantare. Lo stesso timore percepito da chi guarda quei seggiolini vuoti circondati dallo scotch. Forse non sono l’unico a pensare che i padroni dei posti non siano poi così lontani dai loro pulpiti e che la libertà di espressione e di pensiero non sia poi così tollerata. Col proseguire della partita i cori seguono gli eventi in campo e iniziano a diminuire di intensità, come lo spettacolo offerto dalle squadre. In giro sento la gente attorno a me che parla della “vecchia” Curva: chi vorrebbe portare i tamburi a “tradimento”; chi si augura che torni il Commando di una volta. Di certo l’intensità dei cori del tifo romanista è diminuita rispetto alle domeniche tradizionali passate coi gruppi. Ma, nonostante tutto, la Sud è sempre piena, pronta a sostenere la propria squadra.

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