martedì 2 settembre 2008

Disordini Roma-Napoli / Non è il calcio che non funziona ma l'Italia e le sue istituzioni


Due Ossevatori non sono bastati a prevedere i disordini provocati dai tifosi del Napoli in trasferta a Roma, in treno e alla stazione Termini. Il Questore di Napoli prima della partenza non ha visto gli animals muniti di "lame", bombe carta e bastoni salire sul treno. I dirigenti delle FS non hanno attrezzato treni speciali, ma hanno lasciato i loro clienti in balia di 2.000 scalmanati. I giudici, poi, non sono riusciti a trattenere i cinque sostenitori di Napoli e Roma fermati in questura, ma li hanno liberati dopo 48 ore.
Fatti di cronaca, in un'altra domenica di ordinaria follia, come ce ne sono troppe da diversi anni a questa parte. Fatti, che a differenza di quel che ha detto qualcuno, ancora indignano e stupiscono. Già, perché dopo tanti proclami e l'impegno che cose del genere non accadano più, invece, quelle cose continuano ad accadere. Forse la colpa è nella società violenta, come in molti dicono, la quale a sua volta genera altra violenza. O forse si è data troppa fiducia a gruppetti di ultrà che, come ha detto qualcun altro, non la meritavano. Ma di chiunque sia la colpa, resta il fatto che per le istituzioni democratiche, dagli osservatori del Viminale all'ordinamento giuridico, dalle FS alle Forze di Polizia, questa domenica ha segnato la loro disfatta.
Dopo Raciti e Sandri si pensava che le cose, con un po' di buona volontà, sarebbero tornate a posto. Così non è stato e questo ci lascia con un senso d'impotenza e l'amaro in bocca. Non è il calcio che non funziona ma l'Italia, le cui istituzioni non reggono nemmeno all'urto di 2.000 e più cazzoni col viso coperto. E resta la sensazione che se tutti avessero svolto il loro lavoro con la meticolosità che il caso richiedeva, non si sarebbe giunti fino a questo punto. E cioè: se i due Osservatori avessero osservato; se il questore e il prefetto avessero perquisito e non fatto partire i più facinorosi , almeno quelli in possesso di armi; se la dirigenza FS avesse dialogato con i capi ultrà (come qualcuno di loro ha sostenuto di aver richiesto senza ottenere risposta) adottando misure adeguate alla situazione; se la Magistratura non fosse vincolata da una legislazione che permette ancora al reo di farla franca (quest'ultima è ovviamente una semplificazione di un problema molto più aggrovigliato). Beh, se tutto fosse andato così ora non staremmo qui a menarcela con la questione ultrà. E forse non saremmo nemmeno in Italia, ma in un Paese normale.
(Foto: Crimistar)

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