In casa Lazio, non cade foglia che Lotito non voglia. La sua gestione della Lazio è quella di un autocrate, di un padre padrone, ed è normale che se la squadra dovesse retrocedere la responsabilità sarà sua più di chiunque altro. Una cosa enorme. Da non dormirci la notte. Non tanto per i soldi che se ne andranno in fumo, quanto perché ci saranno un milione di tifosi incazzati pronti a metterti sulla graticola.
E ci si chiede: che convenienza ha avuto il Nostro Lotito ad accentrare tutto intorno a sé? Questione di carattere, certo. Un brutto carattere. Ma se questo modo di fare, abbastanza unico nel panorama europeo, non dà frutti, ecco che le responsabilità rischiano di schiacciarti, i buoni propositi se ne vanno a farsi friggere, e si resta soli a riflettere sugli errori commessi.
Basterebbe vincere. Basterebbe che la Lazio tornasse quella della fine del Campionato scorso e dell'inizio di questo. Quando inaspettatamente i biancocelesti alzavano coppe e ricevevano onori. Ma il tempo è ormai scaduto. Dunque, che fare? Il tecnico Reja, oggi, ha lanciato il suo messaggio: "D'ora in poi, non voglio interferenze sul piano organizzativo per quanto riguarda le trasferte o eventuali ritiri. E nemmeno per quanto riguarda la squadra. Decido io, le responsabilità sono soltanto mie: i giocatori devono pensare a lavorare e a dare il massimo in campo. Io sono l'allenatore e tocca a me dare le motivazioni al gruppo. Altrimenti me ne posso tornare da dove sono arrivato". Senza fare nomi l'allenatore biancoceleste ha detto tutto: a Lotito di farsi finalmente da parte e ai calciatori di giocare come sanno. Insomma: ognuno faccia quello che deve fare al meglio senza ingerenze. Chissà se tanto basterà per raggiugere la salvezza. Quella della Lazio, e quella di Lotito.
sabato 20 marzo 2010
Padre padrone
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